Il decreto certificati bianchi arriverà “entro fine anno”

I lavori del Mase nel settore efficienza energetica: sulle detrazioni fiscali interlocuzioni in corso con il Mef per il Ddl Bilancio. Avviato un percorso per ricavare dati molto dettagliati sulle prestazioni degli immobili. L'analisi ai convegni Uni e Assistal.

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“Abbiamo appena posto in consultazione le nostre idee sul meccanismo dei certificati bianchi, per un decreto che deve essere fatto entro fine anno”.

Questa la “deadline” sul DM indicata da Enrico Bonacci, membro della segreteria tecnica al dipartimento Energia del Mase, intervenuto il 15 novembre nel corso di un convegno organizzato al Senato dall’Uni.

L’obiettivo è dunque emanare entro il 2024 un decreto ministeriale che riveda gli obiettivi sui Tee e introduca aggiustamenti e misure per potenziare lo strumento. Sul testo è prevista un’intesa in Unificata e il parere di Arera.

Parlando più in generale dei lavori in corso al dicastero per l’efficienza energetica, Bonacci ha fatto riferimento anche alle detrazioni fiscali: “Abbiamo condotto un tavolo tecnico con il ministero dell’Economia in cui abbiamo fatto una nostra proposta di rimodulazione, più efficace dal punto di vista operativo in termini di costi rispetto a quanto fatto fino a ora”.

Successivamente, però, “non abbiamo visto le nostre soluzioni nel Ddl Bilancio e quindi è in corso un’interlocuzione per capire come si possa far ricondurre quello che c’è attualmente nel disegno di legge verso un obiettivo più focalizzato sull’efficienza energetica”.

L’evento Uni è stato dedicato alla direttiva case green o Epbd che, in termini di scenario, traccia per l’Italia una traiettoria di efficientamento al 2035, quando il consumo medio annuale di energia primaria in kWh/mq dovrà essere calato di almeno il 20-22% rispetto al 2020 (16% nel 2030).

Un target su cui oggi siamo in linea “e anche un pochino meglio”, spiega Bonacci. “Questo, ad esempio, è un effetto del Superbonus; poi, certo, va visto a che costo”. Al momento, comunque, “il problema non è il livello degli obiettivi ma il tempo che ci viene dato”.

Secondo il tecnico del ministero, il recepimento della direttiva “dovrà necessariamente prevedere un approccio più aggressivo sul non residenziale per trovare la maniera di adottare le norme minime di prestazione energetica”, cioè “le soglie di efficienza da raggiungere obbligatoriamente”.

Inoltre, “occorre migliorare la conoscenza del parco immobiliare” e il Mase lo sta facendo “coordinando i dati Enea, Mef e Sistema informativo integrato AU”. In particolare, “se riuscissimo a mettere insieme queste informazioni avremmo una conoscenza sul microdato degli edifici nazionali”, cioè un dato di estremo dettaglio in termini di stato e prestazione energetica, anche se “ci vorrà un po’ di tempo”.

Tra i provvedimenti su cui il ministero sta ragionando, infine, la possibilità di rendere pubbliche alcune informazioni energetiche degli immobili, come già accade con le visure catastali, ma senza creare problematiche di privacy.

La strategia del Mase oltre le detrazioni fiscali

Sempre venerdì 15, Federico Boschi, capo dipartimento Energia del Mase, è intervenuto alla Camera in un convegno Assistal sugli stessi temi, confermando il lavoro di un tavolo tecnico Pniec in cui è stata formulata una proposta sulla modifica delle detrazioni fiscali per l’efficienza.

L’idea è coniugare “interventi sulle classi energetiche peggiori” e aliquote modulate in base agli obiettivi. In questo modo “si riuscirebbe a raggiungere più dell’80% del target al 2030” della direttiva Epbd.

“Poi servono ulteriori strumenti con altre risorse, derivabili da fonti non necessariamente fiscali. Ci stiamo lavorando sia rinnovando gli strumenti classici, ad esempio il Conto termico, sia altro” (leggi anche Sul superbonus nessuno spiraglio dal ministero dell’Economia).

L’eredità del Superbonus

Tornando all’evento Uni al Senato, una fotografia sugli immobili residenziali italiani è stata scattata da Massimo Cerri, presidente dell’Ordine degli Ingegneri di Roma, per il quale occorre mettere a confronto due aspetti: da un lato, “il Superbonus ci ha permesso di raggiungere un pezzo minimo di obiettivo” posto dalla direttiva case green, “il 5%”; dall’altro, per centrare i target “bisogna intervenire sul 60%” degli edifici. “Immaginando un investimento di 30.000 euro a immobile, parliamo di centinaia di miliardi”.

Alla luce di ciò serve un nuovo sistema incentivante “non solo di natura fiscale”, come immaginato dallo stesso Mase, ma anche a sostegno “dell’innovazione nella tecnologia e nei materiali”, senza dimenticare “il rischio sismico”.

Una prospettiva condivisa da Valeria Erba, presidente dell’Associazione nazionale per l’isolamento termico e acustico: la bolla dei prezzi e dei materiali generata dal Superbonus ha costretto “alcune imprese a cercare qualcosa di diverso: sistemi diversi, materiali diversi”, puntando su “sperimentazione e innovazione”.

Il 110%, dal canto suo, “era un provvedimento a tempo ristretto che ha generato una corsa ai materiali senza responsabilizzare l’utente finale. Basti pensare al semplice polistirolo che in Italia si produce molto ma è stato necessario trovare fuori dalla Comunità europea”.

Infine, in nome di una corsa all’incentivo, “a volte sono stati installati materiali che non davano contributi all’isolamento termico” e sono nate imprese e personale “non idonei. Io temo che tra un po’ molti dei lavori fatti con Superbonus dovremo rifarli”.

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