Come abbiamo qui evidenziato più volte, il settore dell’energia termica può e deve rivestire un’importanza centrale nella transizione energetica.
Una priorità compresa dalla Spagna, che ha addirittura istituito una piattaforma per la decarbonizzazione del riscaldamento e dell’acqua calda riunendo aziende, centri di ricerca e organizzazioni professionali e ambientali con l’obiettivo di promuovere una transizione rapida e ordinata verso sistemi di produzione di calore efficienti e rinnovabili.
Focus sul settore residenziale
Anche con il supporto e il contributo di altre associazioni come, ad esempio, Greenpeace, la piattaforma ha recentemente pubblicato una tabella di marcia, o roadmap, sul riscaldamento rinnovabile, mirando a un piano di trasformazione del riscaldamento di ambienti e della produzione di acqua calda nel settore residenziale spagnolo.
Nel Paese iberico, infatti, il settore edilizio è responsabile di circa il 30% del consumo finale di energia e del 25% delle emissioni di CO2 rivelandosi, quindi, assolutamente cruciale per la transizione verde.
Due messaggi centrali
Il primo messaggio rilevante della roadmap riguarda l’entità del cambiamento necessario.
I risultati, infatti, dimostrano come sia necessario attivare con urgenza tutte le leve esistenti: il miglioramento delle apparecchiature di condizionamento dell’aria, l’adeguamento delle abitazioni, l’elettrificazione di una parte dei consumi termici e il tema dell’energia grigia (o energia nascosta), cioè l’energia necessaria per produrre, trasportare fino al luogo di utilizzo, e smaltire un prodotto o un materiale o per assicurare un servizio. Nel caso degli edifici, ciò si riferisce soprattutto ai materiali necessari per la sua realizzazione.
Il documento, inoltre, fornisce raccomandazioni alle istituzioni europee e alle amministrazioni centrali, regionali e locali spagnole per accelerare la transizione verso sistemi ad alto tasso di decarbonizzazione per la produzione di energia termica.
Quattro scenari per due approcci opposti
La roadmap analizza quattro scenari che possono essere così definiti: scenario business as usual, scenario del settore residenziale, scenario di sviluppo sostenibile e scenario a emissioni nette zero.
I primi due scenari sono costruiti dal basso verso l’alto: partendo dalla situazione attuale, cioè, considerano le politiche e le azioni previste dai diversi attori del settore edilizio e stimano quali saranno le loro conseguenze sulla decarbonizzazione del calore.
I due scenari successivi, invece, sono costruiti con un approccio inverso, vale a dire dall’alto verso il basso: considerano le emissioni di carbonio in linea con gli scenari di riduzione delle temperature medie di 2 e 1,5 °C dell’Agenzia Internazionale dell’Energia e, a partire da questi dati, ricostruiscono traiettorie compatibili con questi valori obiettivi.
Tagliare le emissioni fino al 54%
Gli scenari si differenziano chiaramente in termini di ambizione e, infatti, l’obiettivo stimato passa dalle 397 milioni di tonnellate annuali di CO2 associate al settore residenziale per il primo scenario a un valore di 336 MtCO2/anno nel secondo scenario. Per il terzo e quarto, poi, i valori scendono addirittura rispettivamente a 266 e 183 MtCO2/anno.
Passando dalla situazione business as usual agli altri scenari più ambiziosi, si riescono a ottenere tassi di decarbonizzazione estremamente elevati, raggiungendo riduzioni di emissioni pari al 15%, 33% e 54% negli altri tre scenari.
Rinnovabili al 100%
Cosa implicano questi valori, o meglio, quali tassi di impiego di energia rinnovabili sono necessari per raggiungere questi valori?
Il documento indica i due orizzonti temporali del 2030 e del 2050 e stima un impiego di rinnovabili nel settore dell’energia termica negli edifici pari, rispettivamente, al 31% e al 77% nel primo scenario, quello tendenziale.
Già nel secondo scenario, però, questi valori salgono sensibilmente al 44% e, addirittura, al 95% nel 2050.
Per il terzo scenario i contributi rinnovabili raggiungono le quote del 67% e del 98% per arrivare al quarto scenario, dove una copertura del 100% da rinnovabili del fabbisogno termico viene raggiunta già nel 2030 e, ovviamente, mantenuta anche nel 2050. In questo scenario, inoltre, si parla anche di migliori valori dei rendimenti operativi degli impianti di produzione di calore.
Quali tecnologie?
Vediamo ora, quale sarebbe il ruolo delle diverse tecnologie, compreso il tema dell’elettrificazione dei consumi termici, in queste quote di rinnovabili.
Lasciando da parte lo scenario tendenziale, il secondo scenario prevede un contributo dei sistemi elettrici per la produzione di calore al 2050 piuttosto elevato, pari al 70%. La biomassa e gli altri combustibili rinnovabili, poi, coprono il 18%, il solare termico e la geotermia l’8% e un ruolo residuale è previsto per le apparecchiature a combustibili fossili con il 4%.
Nel terzo scenario, comincia a prendere piede l’elettrificazione del settore del riscaldamento e dell’acqua calda sanitaria, che nel 2050 interesserebbe il 52% della produzione termica. La biomassa e altri combustibili rinnovabili avrebbero un contributo del 32%, mentre le tecnologie basate su collettori solari termici e geotermici raggiungerebbero il 16%.
Il quarto scenario: un cambiamento sostanziale
Nel quarto scenario, al 2030 gli impianti di riscaldamento saranno basati sull’elettricità per il 53% del totale mentre la biomassa e gli altri combustibili rinnovabili copriranno il 42% e, infine, solare termico e geotermico contribuiranno con il 5%. L’acqua calda sanitaria sarà per il 60% elettrica, per il 23% a biomassa e altri combustibili rinnovabili e per il 17% da solare termico e geotermico.
Nello stesso periodo, tutte le apparecchiature elettriche e a biomassa esistenti saranno sostituite da nuove apparecchiature più efficienti, al fine di ridurre al minimo il fabbisogno energetico e le emissioni di CO2.
Nel 2050 ci sarebbe una ridistribuzione di queste tecnologie per raggiungere percentuali simili a quelle dello scenario precedente. Ciò si tradurrebbe principalmente in un aumento del solare termico e della geotermia al 15% sia per il riscaldamento sia per l’acqua calda sanitaria.