Come è accaduto spesso in questi anni il contributo delle Fondazioni di origine bancaria è stato determinante per l’avvio di Comunità energetiche in diverse regioni italiane (Come Regioni e Fondazioni sostengono la progettazione di Comunità energetiche territoriali).
E non è finita. Fondazione Cariparo ha recentemente deliberato 2,5 milioni di euro per favorire la realizzazione di Comunità Energetiche Rinnovabili e altre forme di autoconsumo condiviso nelle province di Padova e Rovigo. Il bando, ancora aperto, è rivolto a Enti locali e del Terzo Settore (ETS).
Con il rilevante contributo di Fondazione Cariplo, su iniziativa della Diocesi di Cremona, negli ultimi due mesi sono arrivate a costituzione sei nuove comunità energetiche per altrettante Fondazioni di Partecipazione
Queste le Fondazioni, che insistono nelle 5 zone pastorali della Diocesi e sono inscritte al RUNTS (Registro Unico Nazionale del Terzo Settore):
- Fondazione CER Fonte ETS – Caravaggio (BG)
- Fondazione CER Soresina-San Bassano ETS – Soresina (CR)
- Fondazione CER Sostenibile Elettra ETS – Castelverde (CR)
- Fondazione CER Postumia ETS – Sospiro (CR)
- Fondazione CER TOP Energie ETS – Gussola (CR)
- Fondazione CER Casalasco Viadanese ETS – Viadana (MN)
Le sei CER, distribuite su 11 cabine primarie, hanno sin qui coinvolto 72 soggetti, di cui 27 Enti locali, 27 Parrocchie e 18 Enti del Terzo Settore. Circa 180mila sono gli abitanti e 12mila le imprese che potrebbero essere interessati dall’iniziativa.
Fondamentali per la riuscita dell’iniziativa sono state la disponibilità di risorse umane, per l’aggregazione dei soggetti promotori, e di risorse finanziarie per l’attivazione del processo, la redazione di studi di fattibilità e la copertura delle spese di costituzione.
Non si tratta della prima CER promossa da una Diocesi. Ricordiamo Fondazione Diocesi Treviso Energy, che al momento della sua costituzione aveva come obiettivo il coinvolgimento di 260 parrocchie distribuite su 30 cabine primarie.
Alle parrocchie il progetto attribuisce l’onere di realizzare gli impianti e coinvolgere i cittadini, mentre la Fondazione funge da soggetto abilitante e gestore (Comunità energetiche: la Diocesi di Treviso apripista di un modello di “CER cattolica”?).
Successivamente rinominata Fondazione Diocesi Energy ets, ha ora l’ambizione di coinvolgere altre Diocesi e Enti ecclesiastici che potranno a loro volta aderire come soci Fondatori e probabilmente estendersi all’intero territorio nazionale, dopo il chiarimento del Gse (Benvenuta CER nazionale, tra problemi e opportunità).
Diverso l’approccio della Diocesi di Cremona che, a sua volta condividendo lo scopo solidale, il messaggio della Laudato Sì di Papa Francesco e le indicazioni emerse dalla settimana sociale dei cattolici di Taranto del 2021, ha costituito a inizio 2022 un Gruppo di coordinamento diocesano per la promozione e lo sviluppo del progetto nel territorio della Diocesi.
Ed è a Giuseppe Dasti, coordinatore del Gruppo, che abbiamo chiesto di illustrare gli elementi distintivi di questa iniziativa, resa possibile anche grazie al contributo di Fondazione Cariplo.
Ingegner Dasti, sei Fondazioni di Partecipazione in un territorio tutto sommato limitato, quello della Diocesi di Cremona: perché non un unico soggetto giuridico?
Fin dall’inizio abbiamo concepito la CER come una Comunità fortemente legata al territorio e una Fondazione di Partecipazione sovracomunale, oltre a ottimizzare i benefici di legge, consente di perseguire questo obiettivo.
Il nostro modello prevede quali soci fondatori della CER solo Enti pubblici e privati non profit, che rappresentano gli interessi comuni e collettivi per generare benefici di natura sociale e non solo economica. Ovviamente una volta costituite, le CER si aprono immediatamente a tutti i soggetti previsti dalla legge, ossia famiglie, imprese e altri Enti. Si tratta di un processo di attivazione dal basso perché riteniamo che questo approccio sia più coerente con la ratio della disciplina sulle CER.
I fondatori hanno fornito i dati relativi agli impianti che intendono mettere a disposizione della CER e i loro consumi, elementi che hanno consentito di stilare un Piano economico-finanziario per ciascuna Fondazione.
I soci fondatori metteranno a disposizione della CER tutti i loro POD di consumo e gli impianti di produzione che intendono realizzare nei prossimi mesi. La base di partenza è significativa, soprattutto per la presenza dei Comuni e degli ETS, principalmente Fondazioni Onlus che gestiscono RSA, anche se, al momento, appare sbilanciata sul lato consumi.
In seguito, si aggiungeranno i consumi e la produzione dei nuovi soci che aderiranno alla CER, anche grazie alla spinta dei contributi del PNRR tenuto conto che la maggior parte delle nostre realtà è rappresentata da Comuni con meno di 5.000 abitanti. Naturalmente i dati di consumo e di produzione, e i benefici attesi, sono specifici per ogni CER.
Prendiamo una CER ad esempio. Quali sono i numeri in gioco? Potenza realizzata, investimenti previsti, benefici attesi?
Si tratta di una CER che nasce con una sola configurazione di cabina primaria che, grazie ai soci fondatori, parte con un profilo di consumo annuo di circa 3.000 MWh, di cui oltre il 40% in fascia F1.
Al termine del primo anno di esercizio, con circa 250 kWp di nuovi impianti di produzione installati dai soci fondatori e 450 kWp da nuovi soci, soprattutto PMI, ed un incremento di 1.000 MWh di nuovi consumi, il beneficio atteso per la CER è di circa 40.000 euro all’anno.
È un beneficio modesto perché l’energia condivisa nella CER, pari a circa 350 MWh, non coglie tutte le potenzialità della configurazione. Ma già entro il secondo anno di esercizio, grazie ad una potenza installata di circa 2,5 MWp, circa 6.000 MWh di consumo e 2.000 MWh di elettricità condivisa, il beneficio annuo supererà i 200.000 euro. Entro il terzo anno di esercizio con 7.500 MWh di consumo e 3.300 MWh di energia condivisa si giunge a un beneficio atteso annuo superiore ai 400.000 euro.
Statuti e Regolamenti prevedono che una quota significativa degli incentivi per l’energia condivisa andranno a favore di progetti con finalità sociali, mitigazione della povertà energetica e riqualificazione urbana. Quali sono le regole che avete previsto per decidere dove debbano essere realizzati i progetti laddove una Fondazione sia partecipata da diversi Enti locali?
Lo Statuto prevede la costituzione di un Comitato di valutazione dei progetti sostenibili, composto da un rappresentante di ciascun socio fondatore, con il compito di valutare la sostenibilità e l’impatto sul territorio dei progetti che verosimilmente saranno proposti dai Servizi sociali comunali o da altri Enti non profit e di sottoporli all’approvazione dell’Assemblea dei soci.
Il Regolamento, invece, stabilisce i criteri di riparto degli incentivi, tra cui, in via prioritaria, la costituzione di un fondo di solidarietà alimentato con almeno il 25% delle risorse incentivanti disponibili che andrà a finanziare i progetti sociali approvati dall’Assemblea dei soci.
Sei Fondazioni di Partecipazione, i cui Consigli di Amministrazione si sono già insediati, pronte ad operare e a collaborare tra loro?
Le CER costituite sono collegate tra loro in modo da condividere e ottimizzare alcuni processi e costi. Anche quelle che promuoveremo nel corso del 2025 faranno capo alla regia del gruppo di lavoro diocesano che, mi preme precisarlo, è composto da persone che svolgono la loro attività come volontari in modo gratuito.
Prossimi passi?
I prossimi passi sono finalizzati a rendere operative le CER e aprirle all’adesione dei nuovi soci. A breve, ogni Fondazione incaricherà la Società di service selezionata a conclusione dell’attività di scouting per la fornitura dei servizi tecnici ed amministrativi, con particolare riferimento agli adempimenti con il Gse e la gestione della piattaforma digitale per l’ammissione dei nuovi soci nella CER. A seguire, in collaborazione con le parrocchie e i Comuni, avvieremo iniziative di informazione e raccolta delle adesioni.
Per arrivare alle 6 CER neocostituite, il vostro gruppo ha candidato ben 22 progetti a due edizioni del bando Cariplo e al bando di Regione Lombardia destinato ai soli enti locali. Quali erano le idee progettuali e come si sono evolute fino all’attuale esito?
Negli ultimi tre anni abbiamo assistito gli Enti che via via manifestavano l’interesse di dar vita alla CER al fine di poter intercettare contributi e risorse finanziarie opportunamente messe a disposizione.
Nel 2022 abbiamo candidato 4 progetti al bando Alternative di Fondazione Cariplo, tutti aggiudicati; nel 2023 abbiamo partecipato con 8 progetti alla manifestazione di interesse della Regione Lombardia, tuttora in fase di valutazione. Nel 2024, con 10 nuovi progetti abbiamo nuovamente partecipato al secondo bando ‘Alternative’ di Fondazione Cariplo, la cui graduatoria sarà pubblicata nei prossimi giorni. Nei bandi di Fondazione Cariplo i beneficiari sono sia i Comuni che le parrocchie che gli ETS mentre nel bando della Regione solo i Comuni.
Nell’ultimo mese, infine, le 6 Fondazioni hanno partecipato al bando ‘a sportello’ indetto dalla Camera di Commercio di Cremona per la realizzazione di un programma di informazione e coinvolgimento delle imprese della provincia, tuttora in corso. Beneficiarie le Fondazioni stesse.
La ricerca di risorse finanziarie, addizionali ad eventuali contributi PNRR, è un fattore abilitante per la realizzazione di nuovi impianti soprattutto da parte di Enti pubblici o parrocchie e per lo sviluppo del CER sul territorio.