Ecco cosa serve per far circolare tanti bus elettrici nelle nostre città

Diverse città italiane si preparano ad elettrificare i propri autobus. Soluzioni e criteri per mettere su strada gli e-Bus. Se ne è parlato anche nel corso del Forum "QualEnergia?".

ADV
image_pdfimage_print

“Meno auto e tutte elettriche”: questo è uno degli slogan lanciati durante il Forum “QualEnergia?”. Ma questo auspicio sarà fattibile soltanto se il “meno auto” sarà compensato da un potenziamento del trasporto pubblico locale, anch’esso ovviamente, a emissioni zero.

Anna Donati, Coordinatrice del Gruppo di Lavoro Mobilità Sostenibile di Kyoto Club, durante il Forum ha spiegato che in Italia questo processo di transizione è già iniziato in diverse città, come Milano che ha annunciato che al 2030 avrà un trasporto pubblico completamente elettrico (nella foto un bus elettrico nel capoluogo lombardo).

Ma siamo veramente pronti per avviare un processo di elettrificazione dei trasporti pubblici?

La maggior parte dei partecipanti alla sessione del Forum dedicata alla Mobilità elettrica, ha risposto in maniera affermativa anche se, secondo Federico Caleno, Responsabile e-Mobility Italia Enel X, in Italia è necessario superare l’attuale modello di gestione del servizio del trasporto pubblico nel quale sia la fornitura dei bus che la loro totale gestione compete alla municipalizzata.

Infatti, elettrificare il trasporto pubblico non significa soltanto sostituire i bus endotermici con quelli elettrici (e-bus), ma anche avanzare un modello di mobilità in cui il mezzo di trasporto diventa una delle componenti della rete, caratterizzata da digitalizzazione, efficientamento energetico ed energia rinnovabile nei depositi e nelle fermate (ad esempio una pensilina fotovoltaica che offre copertura e possibilità di ricarica).

Sono già disponibili dei pacchetti di soluzioni che le aziende mettono a disposizione delle Pubbliche Amministrazioni italiane che decidono di elettrificare il trasporto pubblico locale.

Per esempio, con il pacchetto e-Bus-as-a-Service, l’azienda (in questo caso Enel X) si occupa di tutto: analisi preliminari, fornitura degli autobus elettrici, progettazione, installazione e manutenzione delle infrastrutture di ricarica, fornitura di energia rinnovabile, ricarica intelligente e servizi digitali.

Soluzioni come questa, finora sono state applicate soprattutto all’estero, in particolare in America Latina. L’Italia sembra potenzialmente pronta per adottarle, ma con quali condizioni?

Uno studio pubblicato da Transport & Environment (allegato in fondo) ha selezionato 13 casi di adozione di e-Bus in tutta Europa e, sulla base dell’analisi, sono emersi 5 criteri di successo.

Il primo è la leadership politica che favorisce la cooperazione tra più parti interessate, consentendo di definire in maniera chiara i ruoli e le responsabilità di ogni portatore di interesse.

Si veda il caso del Comune di Savona che nel 2021 ha chiesto al Ministero dei Trasporti un finanziamento per realizzare tre linee di trasporto pubblico con mezzi elettrici lungo la costa. Una scelta intrapresa dopo aver sperimentato il successo dell’utilizzo di un bus elettrico, attraverso un progetto pilota che ha coinvolto una partnership tra Enel X, l’azienda locale di trasporti TPL Linea, la Iveco Bus e il campus di Savona dell’Università di Genova.

Anche il supporto finanziario, di livello comunale, nazionale o comunitario, è un criterio fondamentale, soprattutto in fase di lancio degli e-bus, poiché, all’aumentare del numero dei chilometri percorsi diventa più evidente il vantaggio di possedere una flotta elettrica, rispetto a una di diesel Euro 6 (vedi Bus elettrici, a diesel o a metano nel trasporto pubblico? Qualche dato per le Pubbliche Amministrazioni).

Il terzo criterio riguarda la sperimentazione, il monitoraggio e la valutazione, fattori necessari per garantire che la tecnologia sia funzionale e raggiunga i risultati desiderati; infatti, la maggior parte dei casi esaminati nello studio di T&E, partiva da programmi pilota, introducendo gradualmente gli e-bus.

Un altro criterio è l’estensione della durata della fase di appalto e dei contratti. L’autorità dei trasporti svedese, Västtraffik, ha riferito che un dialogo tempestivo, soprattutto durante gli appalti, è importante per affrontare qualsiasi incertezza, consentendo agli operatori di acquistare veicoli e infrastrutture di ricarica. In alcuni casi, contratti più lunghi, di circa 10 anni, sono stati considerati più appropriati per l’introduzione e l’aggiornamento continuo della tecnologia degli e-bus.

L’ultimo criterio riguarda la progettazione del servizio di e-bus, che deve essere integrato in una rete in grado di consentire la ricarica durante la rotta e garantire l’interoperabilità dell’infrastruttura di ricarica.

Gli operatori del settori ricordano poi che il Piano Strategico Nazionale della Mobilità Sostenibile ha messo a disposizione 3,7 miliardi di euro in 15 anni (dal 2019 a 2033) per il rinnovo del parco autobus con mezzi meno inquinanti e che il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza prevede entro il 2026 l’acquisto di oltre 3.300 bus a basse emissioni. Vedremo che la quasi totalità di questi sarà elettrica.

ADV
×