Crisi in Ucraina ed energia: Governo pronto a nuovi interventi per contenere i rincari

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L’informativa urgente di Draghi: rinnovabili soluzione “sul lungo termine”, intanto si punta su diversificazione degli approvvigionamenti gas e non si esclude un riavvio d'emergenza delle centrali a carbone.

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Le fonti rinnovabili sono certamente la soluzione, ma “sul lungo termine” e vanno spinte con le semplificazioni.

Intanto, il Governo è pronto a intervenire per alleviare il caro energia e punta soprattutto sulla diversificazione degli approvvigionamenti gas, tenendo pronte una serie di misure “che si spera di non dover usare” e che vanno dalle varie forme di interrompibilità dei consumi a una riapertura d’emergenza delle centrali a carbone.

Questo in estrema sintesi quanto ha detto in tema di energia questa mattina il presidente del Consiglio, Mario Draghi, nell’informativa urgente alla Camera sul conflitto in Ucraina (video in basso).

Le sanzioni approvate nella notte dal Consiglio europeo (tra cui alcune sul trasferimento di tecnologie usate nella raffinazione) e quelle che potremmo approvare in futuro (si potrebbe arrivare all’esclusione, per ora rinviata, della Russia dal sistema per le transazioni Swift), “ci impongono di considerare con grande attenzione l’impatto sulla nostra economia”, ha spiegato il premier.

“La maggiore preoccupazione – ha ricordato – riguarda il settore energetico, che è già stato colpito dai rincari di questi mesi: circa il 45% del gas che importiamo proviene infatti dalla Russia, in aumento dal 27% di dieci anni fa” (nel 2021 è stato pari al 39,9%, ndr).

“Il Governo è pronto a intervenire ancora per calmierare il prezzo dell’energia qualora fosse necessario. E lo è”, ha dichiarato.

Quanto alle soluzioni a monte, Draghi ha stigmatizzato come “un’imprevidenza non aver diversificato maggiormente fonti e fornitori”, ricordando che il gas “resta essenziale come combustibile di transizione”.

Su questo fronte, Draghi ha ripetuto quanto aveva illustrato nei giorni scorsi Cingolani: pur essendo riempiti al 90% a fine ottobre 2021 (contro il 75% della media Ue), oggi i nostri stoccaggi hanno raggiunto il livello che in genere hanno a fine marzo.

“Con la fine dell’inverno e le temperature miti guardiamo con fiducia ai prossimi mesi, ma dobbiamo migliore ulteriormente la capacità degli stoccaggi per i prossimi anni”, ha affermato. L’Italia, ha ricordato Draghi, “sta spingendo per stoccaggi comuni a livello europeo e ci auguriamo che la crisi in corso convinca altri dell’opportunità di questa soluzione”.

Nel frattempo l’esecutivo è “al lavoro” per aumentare forniture alternative. Si vuole in primis “incrementare il Gnl da altre rotte, come quella Usa”, anche se questa soluzione “si scontra con la nostra limitata capacità di rigassificazione, che rende opportuna per il futuro una riflessione”.

Poi va aumentato “il flusso da gasdotti oggi non a pieno carico, come Tap, TransMed e Green Stream”. Infine c’è la già citata produzione nazionale, perché “il gas prodotto nel proprio paese è più gestibile e meno caro”, ha sottolineato, ricordando come questa si sia ridotta “da 17 miliardi di metri cubi nel 2000 a circa 3 miliardi oggi.”

Sul breve termine si stanno intanto preparando piani di emergenza “che speriamo non siano necessari”. Sono gli stessi illustrati da Cingolani, cioè: maggiore flessibilità sui consumi gas, con interrompibilità per il settore industriale e regole per il termoelettrico, mentre Draghi ha aggiunto che “potrebbe essere necessaria la riapertura delle centrali a carbone, per colmare eventuali carenze nell’immediato.”

Quanto alle rinnovabili, “nel lungo periodo sono la risposta più valida”, ha spiegato, da perseguire con “anche e sopratutto con maggiore semplificazione per le installazioni”, dato che “gli ostacoli a una maggiore speditezza su questo percorso non sono tecnologici ma solo burocratici.”

Il video dell’audizione:

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