Consumi, tendenze di mercato, ricambio tecnologico: presente e futuro di legna e pellet in Italia

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L'ultimo rapporto statistico di Aiel (Associazione Italiana Energie Agroforestali) sottolinea il potenziale delle biomasse legnose per il riscaldamento degli edifici.

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L’energia termica prodotta dalle biomasse legnose (legna da ardere e pellet) è la prima fonte green in Italia, arrivando al 35% di tutte le rinnovabili, con un consumo di 7,53 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio) nel 2020.

È uno dei dati più importanti contenuti nel Rapporto statistico 2022 intitolato “Il legno nel riscaldamento domestico e commerciale” pubblicato da Aiel, Associazione Italiana Energie Agroforestali, in collaborazione con Progetto Fuoco e Italia Legno Energia.

Il documento è stato presentato ai soci Aiel giovedì 30 giugno a Padova, nel quadro di una discussione più ampia sugli sviluppi futuri del mercato delle biomasse legnose per il riscaldamento degli edifici, guardando in particolare ai consumi di biocombustibili solidi e alle potenzialità per ammodernare il parco installato degli impianti (stufe, caldaie).

La crisi energetica e l’impennata dei prezzi, sottolinea Aiel in una nota, hanno reso ancora più evidente la necessità di monitorare con attenzione il mercato delle biomasse legnose, che messo nelle giuste condizioni, può fornire un contributo fondamentale in un’ottica di diversificazione degli approvvigionamenti e di riduzione della dipendenza energetica italiana da altri Paesi.

Secondo le ultime statistiche Istat, precisa l’associazione, le biomasse alimentano complessivamente circa il 15% dei sistemi residenziali di riscaldamento in Italia e il 5,5% dei sistemi per la produzione di acqua calda, mentre il metano rimane ampiamente al primo posto nel riscaldamento (68%) considerando tutti i tipi di impianti (centralizzati, autonomi, singoli fissi e portatili).

C’è quindi ancora molta strada da fare, per ridurre effettivamente la dipendenza italiana dal gas in questo settore.

Dal rapporto Aiel emerge che gli apparecchi più diffusi, tra quelli a biomasse solide legnose, sono quelli alimentati a legna da ardere (75,8%), seguiti dagli apparecchi alimentati a pellet (24%), mentre gli apparecchi a cippato sono circa lo 0,2% del totale.

L’andamento delle vendite nel periodo 2009-2021, si spiega, è stato trainato dalle stufe a pellet con il 59% del mercato, seguite dalle stufe a legna che rappresentano il 14% delle vendite nel periodo di riferimento.

Il ricambio tecnologico, evidenziano poi gli esperti Aiel, ha ridotto in particolare la presenza di apparecchi poco efficienti come i camini aperti, che dal 42% sono passati a rappresentare circa il 34% del parco installato nel 2021 (1,3% delle vendite tra 2009 e 2021).

Un andamento opposto è stato seguito dalle stufe a pellet, apparecchi automatici con tecnica di combustione evoluta, che sono passate dal 6% al 21% degli apparecchi installati, realizzando un incremento di 16 punti percentuali in 12 anni.

Come ha sottolineato Diego Rossi, responsabile Area Tecnologica e Progettazione di Aiel, “malgrado i progressi sul fronte tecnologico, circa il 66% degli apparecchi del parco installato ha un’età superiore ai 10 anni. Questo dato indica che il turn over, che finora ha comunque già determinato un certo ringiovanimento del parco installato, deve ancora interessare oltre la metà degli apparecchi e va quindi ulteriormente promosso e stimolato per produrre risultati ancora più apprezzabili sul fronte delle emissioni”.

Sul fronte del consumo di biocombustibili solidi in Italia per il riscaldamento residenziale e commerciale, i dati del rapporto statistico mostrano una domanda stabile tra le 15 e le 20 milioni di tonnellate annue, con una tendenza verso la graduale sostituzione della legna da ardere con il pellet. Tra il 2010 ed il 2021, la legna da ardere è passata dall’84% dei consumi al 71%, (-5,3 Mt), mentre il pellet è salito dall’8% al 21% (+1,8 Mt).

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