Un settore che dovrà contribuire al processo di decarbonizzazione del nostro paese è quello agricolo, un’importante fonte di emissioni e causa di un non trascurabile impatto ambientale.
Ma il suo ruolo in questo ambito dovrà svilupparsi parallelamente ai benefici che potrà ottenere dal sempre maggiore utilizzo di fonti rinnovabili e grazie ad interventi di efficientamento energetico e abbandono delle fonti fossili, inquinanti e sempre più costose.
Secondo un recentissimo rapporto dell’Ispra, nel 2019 le aziende agricole e zootecniche hanno contribuito per il 7% alle emissioni nazionali, con 29,5 milioni di tonnellate, per due terzi metano e per un terzo protossido di azoto, con un contributo residuale dell’anidride carbonica.
L’80% di queste emissioni provengono dalla gestione degli allevamenti. Il restante 20% deriva per metà dall’applicazione dei fertilizzanti di sintesi, e per l’altra metà dalla coltivazione del riso e da altre sorgenti minori.
Fra il 2005 e il 2019 il settore agricolo italiano ha diminuito le proprie emissioni del 9%, ma le politiche climatiche europee chiedono di ridurre ulteriormente le emissioni nazionali complessive e anche il comparto agricolo dovrà fare la sua parte.
Molte strategie, interventi e tecniche più o meno innovative possono abbattere le emissioni in agricoltura. Pensiamo solo al recupero del metano con impianti per il biogas, prodotto dalla fermentazione dei reflui zootecnici e di altri residui organici in assenza di ossigeno.
Si muove in questa direzione anche la riforma della politica agricola comune (PAC) che nel periodo 2023-2027 avrà tra i suoi obiettivi lo sviluppo di una produzione alimentare più sostenibile e la lotta ai cambiamenti climatici.
Agricoltura ed energia non sempre si sono mosse in sintonia, anzi non sono rari i fattori di scontro, basti far riferimento alle opposizioni locali verso lo stesso biogas, al biometano, al fotovoltaico, per non parlare del mini eolico e mini hydro o la geotermia.
Eppure, se ben progettato un impianto energetico alimentato con fonte rinnovabile può dare un contributo all’ambiente e integrare il reddito, spesso incostante, degli imprenditori agricoli.
In Italia sono diverse le esperienze energetiche in ambito agricolo che vanno in questa direzione. Un’occasione per conoscerle e discuterne sarà Fieragricola che si svolgerà dal 26 al 29 gennaio alla Fiera di Verona, esperienze che avranno uno spazio dedicato proprio nel Salone delle Agroenergie, con diversi workshop in tema, come ad esempio sull’agrivoltaico, una tipologia di progetto ancora allo stato nascente, ma che offre degli sviluppi particolarmente interessanti.
Ne abbiamo parlato in un webinar di accompagnamento a Fieragricola 2022, che si è svolto lo scorso 16 settembre.
Il ventaglio delle applicazioni e delle tecnologie energetiche pulite nel modo agricolo è ampio e legato anche alle specificità del territorio. Anche per questo motivo, QualEnergia.it, insieme a Fieragricola, ha organizzato per mercoledì 15 dicembre (ore 17) un secondo webinar dal titolo “Energia per le aziende agricole: interventi, idee e incentivi”.
Si inizierà con una proposta di legge che viene da diverse associazioni, ricercatori e agronomi sicilianie e che ha lo scopo di trovare nuove strategie e contributi per il sostegno del reddito agricolo, sfruttando le energie rinnovabili, meglio se ad integrazione di superfici artificiali già esistenti.
Un primo obiettivo della proposta di legge, che potrebbe essere applicata anche ad altre regioni, è di consentire la massima autonomia energetica dell’azienda agricola. Un secondo obiettivo è di destinare ad essa la produzione e la vendita dell’energia, facendo riferimento a precisi parametri su ettaro e coltura e garantendo comunque la produzione elettrica, ove non sia possibile, su una percentuale minima di suolo agrario.
Un’idea che verrà illustrata da Guido Bissanti, dottore agronomo, ex presidente dell’ordine dei dottori agronomi e forestali della Sicilia, tra i capofila dell’iniziativa del piano energetico rurale e che sta lavorando per un disegno di legge regionale.
Nel contesto del piano viene inclusa anche l’energia necessaria al funzionamento dei macchinari e degli attrezzi per la conduzione e trasformazione dei prodotti agricoli, cosa che potrebbe facilitare anche il ricambio con motorizzazioni elettriche.
I promotori del disegno di legge ritengono che un simile approccio potrebbe favorire interessanti ricadute occupazionali locali con buona parte del ricavato che resterebbe peraltro nel territorio, invece di andare solamente verso i grandi gruppi e le multinazionali.
Biomasse e solare termico (le rinnovabili termiche) sono fonti energetiche chiave in ambito agricolo e locale. Un meccanismo incentivante ancora poco sfruttato per usufruirne è quello del conto termico.
Lo illustrerà nel corso del webinar Valeria Verga, responsabile sviluppo e marketing di Esco Agroenergetica, dedicando parte del suo intervento ad alcuni progetti di climatizzazione invernale dei fabbricati e per il riscaldamento delle serre.
Il conto termico consente di coprire circa il 60% del costo dell’intervento e, grazie all’uso di fonti molto più economiche, di tagliare la bolletta energetica.
Le aziende agricole e forestali possono godere dell’incentivo del Conto termico grazie ad una doppia deroga alla normativa, visto che il meccanismo comunemente incentiva impianti di climatizzazione invernale alimentati con rinnovabili a condizione che questi vadano a sostituire impianti di climatizzazione esistenti che devono essere smaltiti e rottamati.
In questo caso l’azienda invece può accedere all’incentivo, ad esempio, per riscaldare le serre anche se non si tratta di climatizzazione invernale, ma di calore di processo e fare una nuova installazione (senza sostituzione dell’impianto esistente) in virtù del fatto che si tratta di un fabbisogno termico aggiuntivo determinato dalla trasformazione di serre fredde in serre riscaldate.
Poi torniamo a parlare di agrivoltaico con Alessandro Reboldi, direttore tecnico di REM Tec, un’azienda che realizza da una decina di anni in Italia e all’estero impianti FV brevettati ad un’altezza dal suolo agricolo di circa 5 metri e che verranno presentati nel corso del webinar.
Una configurazione, questa, che consente un ombreggiamento minimo da parte dei moduli fotovoltaici e capace di favorire la crescita di diverse specie agricole. L’altezza permette inoltre un facile transito di tutte le macchine utilizzate in agricoltura.
L’azienda, insieme all’Università di Piacenza, è riuscita a sviluppare una famiglia di inseguitori solari che consentono di raggiungere una resa ottimale sia in termini di produzione energetica che agricola, tanto che alcuni studi hanno dimostrato una migliore resa della coltura, come nel caso del mais sotto a un impianto agroFV, con un incremento della produzione del 4,3% rispetto allo scenario in campo aperto.
Insomma, di certo un’analisi non esaustiva, ma utile a capire quale possa essere una giusta coesistenza tra la produzione energetica da fonti rinnovabili e la produzione agricola, con lo scopo di far parlare, integrare e arricchire due comparti ancora un po’ troppo scollegati tra loro.