Passano in prima lettura al Parlamento europeo le modifiche al meccanismo comunitario di adeguamento del carbonio alle frontiere Cbam, secondo la proposta avanzata dalla Commissione Ue.
Il 22 maggio i deputati, spiega una nota, hanno adottato solo variazioni tecniche al regolamento 2023/956 (istitutivo del meccanismo) “a fini chiarificatori”.
Inoltre, hanno sostenuto “l’introduzione di una nuova soglia minima di 50 tonnellate per l’applicazione della tassa, esentando così circa il 90% degli importatori, principalmente piccole e medie imprese e privati, che movimentano quantità ridotte di prodotti soggetti al Cbam” (si veda Perché Bruxelles vuole esentare migliaia di imprese dalla nuova tassa sulla CO2).
Il Parlamento Ue sottolinea, però, che “l’obiettivo ambientale del meccanismo resta comunque invariato, poiché il 99% delle emissioni totali di anidride carbonica, legate per lo più alle importazioni di ferro, acciaio, alluminio, cemento e fertilizzanti, continuerà a essere coperto dalle regole” Cbam.
In particolare, secondo il relatore del provvedimento, Antonio Decaro, “questo approccio ci consente di semplificare le procedure per le imprese, senza smantellare o indebolire il meccanismo”.
Prima del via libera del 22 maggio il testo era stato esaminato dalla commissione per l’Ambiente del Parlamento europeo, che aveva approvato la proposta della Commissione nella sua relazione del 13 maggio, con lievi modifiche.
Ad esempio, è stato precisato che, “pur ricadendo sull’importazione di energia elettrica, il Cbam non dovrebbe applicarsi all’energia elettrica generata nella zona economica esclusiva di uno Stato membro del See”, cioè lo spazio economico europeo che va oltre i confini della sola Unione, “e importata direttamente nel territorio doganale dell’Ue”.
Il Parlamento è chiamato ora ad avviare i negoziati con il Consiglio dell’Unione europea per concordare la versione definitiva delle norme.
A ottobre 2023, si ricorda, è partita la fase transitoria del Cbam, con soli obblighi di rendicontazione. Dal 2026, invece, gli importatori dovranno acquistare appositi certificati per pagare il costo delle emissioni di CO2 riferite ai prodotti immessi sul mercato Ue.
Secondo alcuni Governi europei, però, questo meccanismo potrebbe minare la competitività nel Vecchio Continente. Per questo motivo Italia, Francia e Slovacchia hanno presentato, in occasione del Consiglio Ambiente di marzo, un “non-paper” in cui chiedono una serie di modifiche urgenti al regolamento (si veda Tassa Ue sulla CO2 alla frontiera. Come la vuole modificare l’Italia?).
A tal proposito si registra il commento dell’eurodeputato Nicola Procaccini, responsabile Ambiente ed Energia FdI: “Avremmo voluto migliorare ulteriormente con i nostri emendamenti il Regolamento Cbam, ma le modifiche approvate dal Parlamento vanno comunque nella direzione auspicata: quella di semplificare gli adempimenti per i piccoli importatori, tutelare le Pmi e garantire al contempo l’efficacia del Cbam come strumento di concorrenza leale. Queste modifiche sono anche un segnale per spingere la Commissione Ue a riflettere in maniera più ampia e approfondita sulla necessità di emendare ulteriormente il Green Deal”.