Abbiamo il 50% di probabilità di sforare 1,5 °C di riscaldamento in uno dei prossimi 5 anni

La crisi climatica accelera: entro il 2026 quasi certamente verrà battuto il record del 2016, l'anno più caldo di sempre rispetto al periodo preindustriale.

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Le probabilità di superare il limite di +1,5 °C di surriscaldamento globale in almeno uno dei prossimi cinque anni aumentano sempre di più.

Ora sono del 48% secondo i dati diffusi dalla World Meteorological Organization e UK Met Office (link in basso).

In altre parole, tra 2022-2026 ci sono concrete possibilità – quasi 50:50 – di avere un anno più caldo di 1,5 gradi rispetto al periodo preindustriale, anche se la probabilità di sforare questa soglia per tutto il quinquennio rimane bassa (10%).

Mentre lo scorso anno le stesse indicazioni WMO-Met Office davano al 40% la probabilità di sforare temporaneamente +1,5 gradi in almeno uno degli anni tra 2021-2025; e nel 2020 si parlava di un 20% di probabilità.

Gli scienziati si aspettano temperature medie annuali nel 2022-2026 tra 1,1-1,7 °C più alte in confronto ai livelli preindustriali (la media 2021 è stata +1,1 °C); ed è quasi certo (90% di probabilità) che almeno uno dei prossimi 5 anni sarà il più caldo di sempre, battendo il record del 2016.

Allo stesso modo, è intorno al 90% la probabilità che la temperatrura media del 2022-2026 sarà più elevata in confronto al periodo 2017-2021.

Ma anche se si dovesse superare il limite di +1,5 °C, avvertono gli autori del Global Annual to Decadal Climate Update, non significa che si sarà violata senza rimedio questa iconica soglia fissata dagli accordi di Parigi.

Queste previsioni climatiche, sottolinea il documento, mostrano che ci stiamo avvicinando sempre di più a una situazione in cui il grado e mezzo di global warming potrebbe essere superato per periodi più lunghi.

Si torna così alle considerazioni del rapporto Ipcc sul clima uscito ad aprile, dedicato alle soluzioni per mitigare il cambiamento climatico e ridurre rapidamente le emissioni di anidride carbonica.

Gli strumenti per fermare il surriscaldamento globale ci sono tutti, dalle tecnologie a costi competitivi, ai soldi e alle competenze, ma manca la volontà politica e intanto le grandi aziende fossili continuano a investire massicciamente sulle loro attività tradizionali di estrazione e produzione di gas e petrolio.

Un recente studio pubblicato su Energy Policy ha individuato 195 “bombe al carbonio”, cioè maxi progetti nel settore gas e petrolio in tutto il mondo che complessivamente potrebbero rilasciare in atmosfera oltre 600 miliardi di tonnellate di CO2, impedendo così di raggiungere gli obiettivi climatici internazionali indicati a Parigi.

Una via di uscita è data dalle fonti rinnovabili: secondo le stesse analisi Ipcc, eolico e fotovoltaico sono le due tecnologie che possono contribuire più di tutte le altre a ridurre le emissioni di CO2, spesso a costo zero oppure a un costo molto basso rispetto alle alternative fossili.

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