Avremmo tutto per agire sul clima: tecnologie, soldi, competenze. Ma la volontà politica dov’è?

I punti più importanti del nuovo rapporto Ipcc dedicato alla mitigazione dei cambiamenti climatici.

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Ci sono due chiavi principali di lettura nel nuovo volume Ipcc (Intergovernmental panel on climate change), presentato ieri, lunedì 4 aprile, e dedicato alla mitigazione dei cambiamenti climatici, vale a dire, alle possibili soluzioni per ridurre rapidamente le emissioni di gas serra.

La prima chiave di lettura esposta nella più completa rassegna scientifica sul surriscaldamento globale è quella che sottolinea gli errori compiuti negli ultimi decenni e quindi la responsabilità umana dei cambiamenti climatici.

Le emissioni di gas serra causate dalle attività umane, in primis il vasto impiego di combustibili fossili, hanno continuato ad aumentare tra il 2010 e il 2019. Nel 2019 sono state superiori di circa il 12% rispetto al 2010 e del 54% rispetto al 1990, si legge nella nota di sintesi realizzata dal Focal Point Ipcc Italia.

Stiamo andando nella direzione sbagliata, del tutto incompatibile con il traguardo fissato dagli accordi di Parigi di vivere in un Pianeta non più caldo di circa 1,5 °C rispetto al periodo preindustriale.

La strada che abbiamo scelto di seguire con il nostro iper consumo di carbone, gas e petrolio, ci sta portando verso un aumento medio delle temperature di +3,2 °C entro fine secolo, con conseguenze sempre più costose sotto ogni punto di vista (economico, sociale, di perdita di ecosistemi e biodiversità).

E stiamo perseverando in questo cammino, continuando a investire in nuove risorse fossili.

Lo ha rimarcato il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, nel presentare il volume Ipcc, affermando che contiene “una litania di promesse climatiche infrante”, perché “alcuni governi e dirigenti di aziende dicono una cosa, ma ne fanno un’altra”.

In sostanza, molti governi e molte aziende “stanno mentendo”, sostiene Guterres, evidenziando il vuoto tra quel che si è fatto finora per il clima (poco) e quel che si dovrebbe fare (tantissimo).

Ricordiamo che a inizio marzo era uscito il volume Ipcc sui cambiamenti climatici dedicato a impatti, adattamento e vulnerabilità( si veda QualEnergia.it,  Guerre, clima, combustibili fossili: l’Ipcc spiega perché è tutto collegato )

Ecco la seconda chiave di lettura: abbiamo sbagliato strada, ma possiamo ancora rimediare. Abbiamo le tecnologie, sappiamo come intervenire. Possiamo ancora limitare gli effetti più devastanti dei cambiamenti climatici.

La finestra di azione però è molto piccola e richiede misure urgenti e su vasta scala.

In pratica, spiegano gli scienziati, per limitare il riscaldamento terrestre a circa +1,5 °C occorre:

  • raggiungere il picco massimo delle emissioni globali di gas serra al più tardi entro il 2025 e poi ridurle del 43% entro il 2030 (rispetto ai livelli del 2019);
  • ridurre di circa un terzo (34%) le emissioni di metano nello stesso periodo;
  • ottenere diminuzioni rapide e profonde delle emissioni in tutti i decenni successivi;
  • raggiungere lo zero netto di emissioni di anidride carbonica (net-zero) nei primi anni 2050.

Il principale ostacolo è la mancanza di volontà politica e di conseguenza la mancanza di denaro.

Secondo gli scienziati Ipcc, infatti, i flussi finanziari globali sono da tre a sei volte inferiori rispetto ai livelli necessari per investire nella transizione energetica pulita. I capitali ci sono, sulla carta, ma bisogna spostarli dalle industrie fossili alle tecnologie a basso impatto ambientale.

Nel settore energetico, in particolare, ridurre le emissioni richiede profonde trasformazioni del mix delle fonti, tra cui una “sostanziale riduzione” dei combustibili fossili, oltre al ricorso a soluzioni per la cattura e lo stoccaggio del carbonio (CCS, carbon capture and storage), e poi elettrificazione diffusa, uso di combustibili alternativi come idrogeno e biocarburanti sostenibili, misure di efficienza energetica.

Tra i tanti grafici inseriti nel rapporto, è interessante osservare quello sotto, che riassume quanto sono scesi i costi di alcune tecnologie pulite e quanto è aumentato il loro utilizzo.

Ad esempio, i costi del fotovoltaico e delle batterie al litio per veicoli elettrici sono crollati (-85%) tra 2010 e 2019, mentre la loro diffusione è cresciuta tra 10-100 volte.

Come ha spiegato il presidente Ipcc, Hoesung Lee, “siamo a un bivio” perché “le decisioni che prendiamo ora possono assicurare un futuro vivibile”.

“Abbiamo gli strumenti, le conoscenze e le competenze necessarie per limitare il riscaldamento […] Ci sono politiche, regolamenti e strumenti di mercato che si stanno dimostrando efficaci. Questi, se estesi e applicati in modo più ampio ed equo, possono favorire una profonda riduzione delle emissioni e stimolare l’innovazione“.

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