Clima, perché è urgente ridurre il metano da fossili

  • 19 Gennaio 2021

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Il nuovo studio della IEA sulle emissioni di CH4 associate alle attività oil & gas.

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Le emissioni di metano dell’industria fossile pesano tantissimo sull’inquinamento atmosferico ed è urgente definire misure e obiettivi per abbatterle, scrive la IEA (International Energy Agency) in un nuovo rapporto, “Driving Down Methane Leaks from the Oil and Gas Industry” (in basso).

Si parla delle emissioni cosiddette “fuggitive” che derivano dalle perdite di metano dalle infrastrutture industriali come gasdotti, terminali, centri di stoccaggio, apparecchiature, oltre che delle emissioni associate al gas flaring (bruciare il gas estratto in eccesso insieme al petrolio) e al gas venting (rilascio controllato di metano nell’aria durante l’estrazione di carbone o petrolio).

Nel 2020, secondo le stime della IEA, le attività del settore oil & gas hanno comportato l’emissione di oltre 70 milioni di tonnellate di metano nell’atmosfera, che equivalgono, scrive la IEA, al 5% circa delle emissioni globali di gas-serra per usi energetici.

Il metano, infatti, è un gas-serra ancora più potente della CO2 perché trattiene una quantità maggiore di calore nell’atmosfera, contribuendo così al surriscaldamento terrestre.

Lo scorso anno, evidenzia l’Agenzia internazionale dell’energia, le emissioni di metano delle industrie fossili sono diminuite del 10% in confronto al 2019, principalmente perché i produttori di gas e petrolio hanno rallentato molto l’estrazione e il trasporto degli idrocarburi, a causa della minore domanda energetica durante il lockdown nell’emergenza sanitaria.

Tuttavia, afferma la IEA, le emissioni di metano dell’industria oil & gas potrebbero salire nuovamente durante la ripresa economica post-Covid.

Al contrario, nello scenario di sviluppo sostenibile della IEA (SDS: Sustainable Development Scenario), le emissioni globali di metano associate alla produzione e al trasporto di combustibili fossili dovrebbero calare del 70% al 2030, attestandosi a circa 20 milioni di tonnellate, come evidenzia il grafico seguente, tratto dal rapporto.

E secondo l’Agenzia, questa riduzione del 70% è fattibile dal punto di vista tecnico-economico, anche perché una buona parte degli investimenti richiesti per ridurre le fughe di metano si ripagherebbe con la possibilità di valorizzare il metano “salvato”, immettendolo sul mercato.

In alcuni casi, però, è necessario realizzare nuove infrastrutture con cui trasportare il metano, ad esempio presso i pozzi petroliferi dove si pratica il gas flaring/gas venting.

Ecco perché la IEA ha definito una roadmap di dieci punti, rivolta a governi e industrie, con tutte le raccomandazioni per definire le opportune strategie e politiche volte a ridurre le emissioni di metano.

Il direttore della IEA, Fatih Birol, ha dichiarato che “in un anno cruciale per l’azione climatica, che porterà alla CoP26 di Glasgow a novembre, è il momento per i governi di aumentare le ambizioni non solo sulla CO2 ma anche sul metano”.

“Una strada importante, soprattutto per i paesi con grandi settori oil & gas, sarà includere impegni sul metano nei loro piani [di riduzione dei gas-serra] nuovi o aggiornati prima della CoP 26. Questo è anche il momento per le aziende di mettere tutto il loro peso dietro questo sforzo”, ha concluso Birol.

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