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Anche azzerando tutte le emissioni avremmo alte probabilità di sforare +1,5 °C

Uno studio della Washington University di Seattle ha usato un modello climatico che tiene conto di tutti i gas serra, non solo la CO2. E il carbon budget a nostra disposizione si è rivelato molto più esiguo del previsto.

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Una parte del futuro riscaldamento globale è strettamente collegata alle emissioni passate, non solo quelle di CO2 ma anche di altri gas serra come metano, ossido di azoto e particolato, come zolfo e fuliggine.

In altre parole, un certo incremento delle temperature è inevitabile, almeno temporaneamente, anche se per ipotesi smettessimo completamente di emettere in atmosfera anidride carbonica e altri gas responsabili del global warming.

Lo sostiene un recente studio della Washington University a Seattle, intitolato “Estimating the timing of geophysical commitment to 1.5 and 2.0 °C of global warming” (link in basso) e pubblicato su Nature Climate Change.

Secondo gli autori, entro il 2029 il Pianeta ha una probabilità del 66% circa di superare almeno in via temporanea il riscaldamento di 1,5 °C, anche se tutte le emissioni dovessero cessare a quella data, assumendo uno scenario di emissioni “moderato” (SSP2-4.5 dai rapporti Ipcc).

E sono sempre del 66% circa le probabilità di superare almeno temporaneamente la soglia di +2 °C entro il 2057.

I ricercatori, spiega una nota divulgativa della Washington University, hanno utilizzato un modello climatico per studiare cosa accadrebbe alla temperatura terrestre se tutte le emissioni si fermassero improvvisamente in ogni anno dal 2021 al 2080, considerando otto diversi percorsi di emissione (corrispondenti a quelli utilizzati nei rapporti Ipcc).

È chiaramente una ipotesi irrealistica, quella di azzerare improvvisamente tutte le emissioni causate dalle attività umane, che serve però a tracciare uno scenario best-case sul futuro tasso di riscaldamento già incorporato nelle emissioni passate.

In sostanza, dallo studio emerge che la quantità totale di carbonio che gli esseri umani possono ancora emettere, il cosiddetto carbon budget, è significativamente inferiore alle stime precedenti e ciò rende ancora più urgente la necessità di ridurre in modo rapido e profondo le emissioni di CO2 e altri gas serra, in primis il metano che nel breve termine (20 anni) ha un potenziale di riscaldamento molto più forte della CO2.

Intanto le probabilità di superare il limite di +1,5 °C di surriscaldamento globale in almeno uno dei prossimi cinque anni aumentano sempre di più: ora sono del 48% secondo gli ultimi dati diffusi dalla World Meteorological Organization e UK Met Office.

In altre parole, tra 2022-2026 ci sono concrete possibilità – quasi 50:50 – di avere un anno più caldo di 1,5 gradi rispetto al periodo preindustriale, anche se la probabilità di sforare questa soglia per tutto il quinquennio rimane bassa (10%).

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