Il decreto Mase sulle comunità energetiche rinnovabili, con incentivi per 5,7 miliardi di euro, dovrebbe essere in dirittura d’arrivo: dopo l’ok Ue, è attualmente alla Corte dei Conti per una registrazione che dovrebbe arrivare in tempi brevi.
Intanto le Regioni lo attendono con urgenza per sbloccare gli investimenti nel settore.
È il caso in particolare dell’Emilia-Romagna, con oltre 120 iniziative ferme e un nuovo bando pronto a essere realizzato per finanziare nuove Cer.
Lo sottolinea l’assessore regionale allo Sviluppo economico e al lavoro, Vincenzo Colla.
“Ci attendiamo che il Governo emani nel più breve tempo possibile i necessari decreti attuativi sulle comunità energetiche rinnovabili”, ha affermato l’assessore.
“Di fronte alla previsione di un calo del Pil – ha aggiunto Colla – abbiamo un settore che garantirebbe la certezza di investimenti verdi e di prossimità, ma che è fermo al palo in attesa dei decreti del Governo”.
La Regione, infatti, “ha già compiuto un bando con cui ha finanziato l’avvio e la costituzione delle Cer, con relativi studi di fattibilità. Ci sono oltre 124 progetti in attesa che potrebbero innescare da subito decine di milioni di investimenti, con un rilancio di tante piccole imprese che operano nel settore. Noi siamo pronti a realizzare un nuovo bando per finanziare le infrastrutture: per questo ci auguriamo arrivino presto risposte da Roma”.
Il decreto in arrivo
Il decreto con gli incentivi alle comunità energetiche e le misure per promuovere l’autoconsumo di energia rinnovabile, ricordiamo, è stato firmato lo scorso 6 dicembre dal ministro dell’Ambiente e della Sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, poi trasmesso alla Corte dei Conti per la registrazione, che come detto dovrebbe avvenire a breve.
Il decreto Mase, ricordiamo, è incentrato su due misure: una tariffa incentivante sull’energia rinnovabile prodotta e condivisa e un contributo a fondo perduto.
Finanzierà 5 GW complessivi, con un limite temporale a fine 2027. Per le comunità energetiche realizzate nei comuni sotto i 5.000 abitanti, il contributo a fondo perduto fino al 40% dei costi (cumulabile con la tariffa entro certi limiti) è finanziato con 2,2 miliardi dal Pnrr, con l’obiettivo di realizzare una potenza complessiva di almeno 2 GW.
Per le Cer, i destinatari del provvedimento possono essere gruppi di cittadini, condomìni, piccole e medie imprese, ma anche enti locali, cooperative, associazioni ed enti religiosi. La potenza dei singoli impianti non può superare 1 MW.
In caso di superamento di determinate soglie di condivisione dell’energia si prevede una destinazione dei benefici economici conseguenti a membri o soci delle CER diversi dalle imprese: un’esclusione, quella delle imprese, che conferma come lo scoglio dell’Ue in cui il decreto si era incagliato riguardasse gli aiuti di Stato alle aziende.
La tariffa, come detto, è cumulabile con i contributi in conto capitale ed è costituita da una parte fissa e una variabile. La parte fissa varia in funzione della taglia dell’impianto, la parte variabile in funzione del prezzo di mercato dell’energia (prezzo zonale, Pz).
La remunerazione, cioè, aumenta al diminuire della potenza degli impianti e al diminuire del prezzo zonale. È inoltre prevista una maggiorazione tariffaria per gli impianti nelle regioni di Centro e Nord Italia (qui il testo e l’analisi del provvedimento).