Car sharing elettrico: le difficoltà e qualche consiglio ai Comuni

Come procede la diffusione delle auto elettriche nel car sharing? Cosa possono fare le amministrazioni locali per dotarsi del servizio o migliorarlo? Ne parliamo con Massimo Ciuffini, dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility.

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I servizi di sharing mobility, o mobilità condivisa, sono ormai diffusi in molte città italiane.

Anche se con alcune criticità – soprattutto dal punto di vista della regolamentazione dell’utilizzo dei mezzi di micromobilità – questo servizio è una valida soluzione per spostarsi con mezzi alternativi e non inquinanti.

Ma lo sharing include ancora una parte di auto e furgoni a motore endotermico che contribuiscono sì a decongestionare il traffico urbano, ma non a migliorare la qualità dell’aria.

Insieme a Massimo Ciuffini, Coordinatore Tecnico dell’Osservatorio Nazionale Sharing Mobility, cerchiamo di capire a che punto siamo con il processo di decarbonizzazione della sharing mobility nei comuni italiani, in particolare per auto e furgoni, e quali sono i consigli che potrebbero essere dati alle Amministrazioni locali che decidono di avviare o migliorare i servizi di car e van sharing a zero emissioni.

Ciuffini, auto e furgoni condivisi con motore endotermico ed elettrici: a che punto siamo?

Va detto che prevale ancora l’alimentazione termica. A fine 2021, il 22% della flotta di car sharing in free floating è elettrificata. Non abbiamo dati differenziati per il van sharing. Enjoy, uno dei grandi operatori di car sharing che ha puntato su questa diversificazione del servizio, ad esempio usa veicoli endotermici.

Ci sono incentivi specifici per auto o furgoni condivisi elettrici? E stanno funzionando?

Sì, ci sono, ma a macchia di leopardo e in forma sporadica, un po’ come avviene per l’incentivazione dei veicoli personali a livello locale.

In genere, così come avviene per gli incentivi del ministero dello sviluppo economico si fa un errore di fondo: gli operatori di car sharing non acquistano, ma noleggiano a lungo termine i propri veicoli.

Le agevolazioni erogate sino ad oggi non compensano l’aumento di costi operativi per passare all’elettrico e non si esauriscono nel differenziale di costo del veicolo, ma in un modello di gestione che ancora oggi si rivela per l’operatore più oneroso. In un contesto di crisi del settore car sharing questo è un problema non di poco conto.

Nei comuni con meno abitanti, quali sono le principali difficoltà che vengono riscontrate dal servizio di car o van sharing elettrico?

I servizi nelle realtà urbane di medie e piccole dimensioni spesso sono di tipo Station-based. In questo caso l’elettrificazione copre quote più alte, già oggi. La difficoltà in questi casi non è tanto l’elettrificazione, ma il servizio di car sharing in sé, che in questo momento sta soffrendo anche nelle realtà più grandi, molto più favorevoli dal punto di vista commerciale.

Dove non c’è domanda i servizi devono essere sussidiati e, a oggi, un modello di sostegno pubblico di questo tipo non esiste ancora. Lo stanziamento di 14 milioni di euro per gli anni dal 2022 al 2024, approvato recentemente dal Mims, è un ottimo segnale ma si devono ancora capire i termini dell’attuazione del Dl 68/2022, più conosciuto come Dl Infrastrutture.

Quando un Comune decide di dotarsi di un servizio di auto e furgoni a zero emissioni, qual è il primo passo che deve fare?

Con ICS, Iniziativa Car Sharing, abbiamo pubblicato un Car sharing Toolkit (pdf) nel 2020, è online sia sul sito di ICS che di Fondazione per lo sviluppo sostenibile, ma sappiamo che in questi due anni sono cambiate molte cose. Il primo passo comunque è avere una strategia di medio periodo sull’elettrificazione del parco circolante, poi, di conseguenza, viene il car sharing.

Per offrire un servizio car sharing con mezzi elettrici, il Comune deve avere già attivi sul territorio dei punti di ricarica?

Se intendiamo punti di ricarica on-road, non necessariamente. Gli attuali modelli di gestione sono di due tipi: la ricarica la fa l’utente riportando l’auto in una stazione con colonnina di ricarica oppure la ricarica è affare dell’operatore.

Nel primo caso i punti di ricarica pubblica devono esistere e devono essere espressamente dedicati al servizio; per intenderci, non possono usufruirne altre auto. Nel secondo caso si usano punti di ricarica off-road, in alcuni casi il battery swap, è il caso sperimentale di Enjoy con YOYO” (con il battery swap l’auto elettrica si carica in pochi minuti perché basta sostituire la batteria dell’auto anziché ricaricarla, ndr).

In che modo l’Amministrazione Comunale può sostenere il car sharing elettrico?

Il car sharing è un’attività prevalentemente privata. Il Comune, di norma, stabilisce le caratteristiche del servizio nel momento in cui lancia una manifestazione d’interesse per verificare se ci sono degli operatori intenzionati a operare nel proprio territorio. Richiede dei requisiti tecnici del servizio, e tra questi, una quota di veicoli elettrici della flotta che ritiene necessaria.

Per sostenere questa scelta può, per esempio, ridurre i canoni per l’uso degli stalli di sosta tariffati o dedicare delle aree di sosta in aree con forte domanda di parcheggio su strada. Un’altra agevolazione può provenire dall’aumento dell’area operativa o da sinergie con l’operatore del trasporto pubblico.

A Bologna, il car sharing “Corrente” è una controllata di Tper, l’operatore di TPL a livello regionale. L’elettrificazione delle auto in sharing va di pari passo e in sinergia con quella degli autobus dell’azienda.

E per favorire la ricarica dei mezzi elettrici con fonti rinnovabili?

La quota d’energia elettrica di un operatore di car sharing è quella della rete nazionale. L’operatore di car sharing può eventualmente selezionare un fornitore con un mix elettrico con più rinnovabili, ma questo avviene comunque attraverso una forma di ‘virtualizzazione’ che corrisponde all’uso di certificati REC o garanzie di origine. In termini di emissioni complessive questa prassi non ha effetti, è solo una forma di ulteriore sostegno economico al settore delle rinnovabili.

C’è qualche esempio di operatore che ha installato pannelli fotovoltaici per ricaricare le proprie auto ma si tratta di piccole sperimentazioni che escono dal radar del nostro Osservatorio.

Per approfondimenti su sfide e possibili soluzioni per la sharing mobility, il prossimo 10 ottobre a Roma si terrà la VI Conferenza Nazionale della sharing mobility, durante la quale Massimo Ciuffini presenterà il “VI Rapporto Nazionale sulla sharing mobility: dati, esperienze e tendenze”.

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