“A fronte della lettura della bozza in via di definizione da parte del MISE, MEF e MIT e Ministero dell’Ambiente ci siamo purtroppo resi conto di quanto le istituzioni siano distaccate dalla realtà imprenditoriale, sociale e ambientale del nostro Paese. Il contenuto del decreto che potrebbe essere varato rappresenta infatti un danno irreparabile per la nostra economia e pone l’Italia in pieno contrasto con le strategie e le politiche concordate a livello europeo. Il nostro non è un grido d’allarme, ma un profondo invito alle istituzioni affinché rivedano quanto stanno per emanare”.
Questa è la prima analisi di Manuel Castoldi, Presidente di Rete Irene, a seguito della visione della bozza del decreto interministeriale di cui si sta parlando tanto nelle ultime ore (vedi QualEnergia.it, Ecobonus, la bozza del decreto con i massimali di spesa).
“Un provvedimento con tante buone intenzioni, ma che rischia di azzerare il mercato delle riqualificazioni energetiche”, spiega Rete Irene, che propone un’analisi approfondita del testo in circolazione (in allegato in basso).
“Il nuovo testo contiene una serie di aspetti positivi, come uno stimolo maggiore a favore degli interventi di riqualificazione integrata che coinvolgano l’involucro e gli impianti, o la precisazione che tutti i soggetti IRES possono accedere agli incentivi per ogni tipo di immobile anche se non direttamente detenuto”, aggiunge poi Virginio Trivella – Coordinatore del comitato tecnico scientifico di Rete Irene.
“A fronte di questi aspetti positivi, però – prosegue – i nuovi massimali specifici per categoria di intervento, che si affiancano ai massimali complessivi, sono fissati a livelli del tutto incompatibili con i reali costi che devono essere sostenuti per il compimento delle opere.”
“Le nostre stime mostrano che, a fronte di detrazioni nominali del 70% per interventi condominiali, l’applicazione dei nuovi limiti di spesa condurrebbe alla fruizione effettiva di detrazioni difficilmente superiori al 35-40% del costo degli interventi, che si ridurrebbero ulteriormente computando anche gli oneri finanziari in caso di cessione dei crediti fiscali e di indebitamento per l’anticipazione della quota non coperta dagli incentivi (che a sua volta risulterebbe di gran lunga superiore a quella nominale del 30%)”, spiega Trivella.
A queste condizioni, secondo Rete Irena “l’efficacia dell’ecobonus subirebbe una gravissima menomazione e risulterebbe compromesso l’obiettivo di indurre la diffusione su larga scala delle attività di riqualificazione energetica del patrimonio immobiliare e la possibilità di centrare uno degli obiettivi principali della Strategia energetica nazionale, oltre che un punto importante del Contratto per il Governo del Cambiamento”.
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