Biomasse legnose, tra le soluzioni più praticabili ed economiche per la decarbonizzazione

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Perché pellet e legna sono più sostenibili economicamente e ambientalmente dei combustibili fossili. Una valutazione della direttrice di Aiel.

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Sono 5.900 miliardi di dollari, corrispondenti al 6,8% del PIL mondiale i sussidi ai combustibili fossili nel mondo secondo il dossier “Still Not Getting Energy Prices Right: A Global and Country Update of Fossil Fuel Subsidies” realizzato dal Fondo Monetario Internazionale (si veda l’articolo di QualEnergia.it, ndr).

Una cifra da capogiro, che equivale a circa 11 milioni di dollari al minuto, destinata a salire ulteriormente nel prossimo futuro, visto che le previsioni del FMI indicano un aumento fino a quota 7,4% del PIL entro il 2025.

“La sottovalutazione dei prezzi dei combustibili fossili porta ad un consumo eccessivo che accelera il riscaldamento globale allontanando la transizione verso le fonti energetiche rinnovabili”, affermano i ricercatori del FMI in un articolo pubblicato su quotidiano britannico The Guardian, che aggiungono: “un prezzo efficiente del carburante fossile, che ne rifletta i reali costi ambientali e di approvvigionamento, potrebbe ridurre entro il 2025 le emissioni globali di CO2 globali del 36%, in linea con il mantenimento del riscaldamento globale a 1,5 gradi”.

L’obiettivo di arrivare al 2050 con un’economia climaticamente neutra è la grande sfida che si è posta l’Europa. Le fonti fossili sono la causa principale del cambiamento climatico e del riscaldamento globale.

È necessario superare la logica dei sussidi alle fonti fossili e promuovere in modo più strutturato le fonti rinnovabili come le biomasse legnose, che sono già oggi la principale fonte energetica rinnovabile e carbon-neutral del nostro Paese nel settore termico, in grado di contribuire a ridurre le emissioni di CO2 in atmosfera. Proprio il loro utilizzo ha già consentito all’Italia di raggiungere con due anni di anticipo la quota obiettivo di energie rinnovabili al 2020 fissata dall’Unione europea.

In che modo la biomassa legnosa può essere un’alleata nella lotta al cambiamento climatico causato dai gas a effetto serra?

In primo luogo grazie alla gestione forestale sostenibile: quando la biomassa proviene da foreste in cui gli stock di carbonio sono stabili o in aumento, come nel caso europeo, le emissioni della bioenergia al momento della combustione vengono compensate dalla crescita delle foreste in cui è stato prodotto il combustibile.

Nel caso dei combustibili fossili, al contrario, si verifica il rilascio in atmosfera di anidride carbonica fissata nell’arco di ere geologiche, reimmessa massicciamente nel sistema senza possibilità di essere riassorbita.

Anche considerando il taglio, il trasporto e la lavorazione del legname, operazioni che consumano energia, come pure la costruzione degli impianti di conversione energetica, le emissioni espresse in CO2eq dei combustibili fossili, a parità di energia prodotta (MWh), restano sempre nettamente superiori dei combustili legnosi.

Il gasolio emette in atmosfera 326 kg di CO2eq, il GPL 270 kg, il metano 250 kg, mentre pellet e legna da ardere emettono, rispettivamente, 29 kg di CO2eq e 25 kg di CO2eq (Eltrop, Ludger, 2018).

Questi dati ci spingono ad affermare che l’uso di biomasse legnose per la produzione di calore consente di ridurre le emissioni di CO2eq tra l’89 e il 94% rispetto ai combustibili fossili tradizionali.

La recente impennata del prezzo del gas ha reso evidente che una reale transizione energetica ha il dovere di essere sostenibile non solo dal punto di vista ambientale, ma anche sociale ed economico.

La transizione ecologica e il cambio di paradigma verso un mix energetico principalmente composto da energia rinnovabile potrebbe inoltre dare maggiore autonomia anche al nostro Paese, alleggerendolo dalla dipendenza dai combustibili fossili e dalle oscillazioni dei prezzi.

Secondo AIEL il calore da biomassa legnosa, all’interno di un mix energetico intelligente capace di sfruttare al meglio le caratteristiche di ogni tecnologia, offre una soluzione matura, sicura, praticabile ed economica al problema della decarbonizzazione e può contribuire a realizzare una transizione socialmente equa ed efficiente in termini di costi verso un’economia climaticamente neutra entro il 2050.

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