Sul territorio lombardo il settore del biogas agricolo comprende oltre 300 impianti per una potenza installata di oltre 250 MW.
Gli impianti “pesano” per 1,6 miliardi di euro di investimenti, cui si sommano i circa 300 milioni di euro all’anno sostenuti dalle aziende per la manutenzione.
Questi alcuni dati emersi dall’intervento del CIB, Consorzio Italiano Biogas, in un’audizione alla VI Commissione permanente ambiente e protezione civile della Regione Lombardia, della quale dà notizia l’associazione tramite una nota stampa.
La filiera del biogas agricolo lombardo, è emerso, è prima in Italia per valore degli investimenti effettuati e unisce aziende del settore primario altamente tecnologiche a industrie impiantistiche di primaria importanza a livello internazionale e fortemente impegnate nella ricerca e sviluppo.
“I soci del Consorzio Italiano Biogas – dichiara Christian Curlisi, Direttore CIB, intervenendo in audizione – applicano una metodologia definita Biogasfattobene®, che prevede di riutilizzare reflui degli allevamenti, sottoprodotti delle coltivazioni o secondi raccolti dedicati per produrre energia rinnovabile, abbattendo le emissioni in atmosfera e riducendo la dipendenza dai fertilizzanti chimici. E’ proprio grazie a questo approccio che molte aziende agricole lombarde sono riuscite a superare la crisi, reinvestendo in macchine meno inquinanti, tecnologie elettroniche per l’agricoltura di precisione, stalle di nuova concezione e aumentando la varietà e il numero dei raccolti per coprire i terreni tutto l’anno, preservando così anche l’integrità del suolo”.
Non è un caso – prosegue la nota del CIB – che la Lombardia sia una delle regioni a più alta concentrazione di allevamenti d’Italia e, nel contempo, anche la regione a più alta densità di impianti a biogas, un presidio importante sul territorio che ha favorito la decarbonizzazione del settore agricolo. Secondo dati dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale, infatti, in Italia si è registrata una diminuzione delle emissioni di gas serra negli ultimi 25 anni pari al 17,5%. L’agricoltura ha avuto un ruolo importante con un decremento del 13,4%.
“L’impianto a biogas – spiega Curlisi – consente, in particolare alle aziende agricole zootecniche, di intercettare i reflui animali, convogliandoli all’interno del digestore anaerobico: si evitano così il rilascio di nitrati nelle acque e le emissioni di metano e di ammoniaca, precursore della formazione delle polveri sottili. Il digestato che risulta dal processo di digestione anaerobica, inoltre, contiene elementi nutritivi che lo rendono immediatamente utilizzabile per fertilizzare naturalmente il terreno, stoccando ulteriore carbonio nel suolo”.
“L’agricoltura lombarda è capofila in Italia nell’adozione di sistemi di coltivazione e allevamento innovativi ed ecosostenibili – conclude Curlisi – occorre difendere questo primato e l’indotto che ne deriva, sostenendo la volontà di sperimentare degli imprenditori. Per questo serve una visione politica di medio-lungo periodo che consenta di accompagnare il ciclo di vita degli impianti, in particolare quelli che rischiano di essere disattivati tra il 2023 e il 2027 perché privati degli incentivi, in continuità con quanto recentemente affermato anche dal Ministro Centinaio circa la necessità di sostenere le bioenergie che consolidano il reddito delle imprese agricole”.
I punti di forza del biogas/biometano nel panorama delle rinnovabili
Dal punto di vista energetico, la programmabilità è la caratteristica più importante del gas rinnovabile, anche per questo gli impianti di biogas e biometano sono altamente complementari con le altre rinnovabili, poiché consentono di bilanciare la rete durante i picchi produttivi delle FER intermittenti (eolico e solare) producendo biometano e, viceversa, di produrre energia elettrica nei momenti di bassa produzione delle FER.
L’Europa chiede di coprire entro il 2030 il 63% del fabbisogno elettrico nazionale con le rinnovabili, questo comporta una necessità di energia per il bilanciamento delle fonti intermittenti di circa 8,5 TWh. Solo gli impianti a biogas lombardi potrebbero coprire un quarto di questo fabbisogno.
Il biometano, infine, conclude la nota del Cib, può essere immesso nella rete del gas, riutilizzato per la generazione elettrica o termica, sfruttato in processi industriali o impiegato come biocarburante avanzato nei trasporti, soprattutto in quelli pesanti e di difficile elettrificazione come quelli navali. Sotto forma di biocarburante avanzato, il biometano può favorire la decarbonizzazione del parco circolante degli autoveicoli con alimentazione a metano, che si stima in 1 milione di mezzi in Italia, senza contare le potenzialità delle riconversioni dei motori diesel in dual fuel.