L’autunno del nostro scontento… energetico

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I nuovi forti rincari di gas ed elettricità sono attesi da ottobre. Per capire meglio cosa dovremo affrontare abbiamo fatto qualche domanda a Massimo Ricci, direttore divisione energia di Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente.

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L’autunno porta il maltempo, e questo si sa. Ma pare non sia molto chiaro agli italiani che l’autunno 2022 porterà grossi guai energetici.

Basterebbe vedere oggi tanti locali con aria condizionata a palla e le porte spalancate, luminarie come neanche a Natale e auto in sosta con il motore acceso per lunghi periodi per mantenere fresco l’abitacolo.

Ma per capire che poco si sta facendo per ridurre l’uso di energia basterebbe fare un semplice confronto dei recenti consumi elettrici del paese: a maggio 2021, in tempi di pace, quando nessuno minacciava di chiudere le forniture di gas, abbiamo consumato 24,4 TWh, mentre a maggio 2022 siamo arrivati a 25,7 TWh.

A giugno 2021 i consumi elettrici sono stati 27,2 TWh, mentre a giugno 2022 circa 27,9 TWh. Nel mese di luglio del 2021 abbiamo richiesto 26,2 TWh, un po’ meno di luglio 2022 (26,5 TWh) (sola produzione italiana, senza importazione estera, non ancora nota per il 2022).

Insomma, tutto sembra meno che il paese stia preparandosi a uno shock energetico. Continuiamo allegramente ad aumentare i consumi, anche se già il costo delle bollette nel mercato di maggior tutela è più che raddoppiato rispetto al 2021.

Ci lamentiamo tutti del peso del costo energetico, ma poi facciamo poco per provare a limare la prossima bolletta. Rassegnazione o mancanza di consapevolezza?

Del resto, perché dovremmo farlo se neanche dai “piani alti” arrivano segnali sotto forma di campagne mediatiche a tappeto con inviti a tagliare i consumi e consigli su come risparmiare energia. Sembra quasi che ci governa abbia il timore che dei ragionevoli suggerimenti possano guastare il “mood” del paese e comprimerne la crescita economica (vedi Come risparmiare energia a casa in 6 semplici passi).

In realtà, secondo logica, campagne di questo tipo avrebbero dovuto cominciare fin dal 25 febbraio, visto che prima o poi la Russia avrebbe usato l’arma del gas contro di noi per ridurci a più miti consigli. Fin dalle prime settimane avremmo dovuto abituarci a sprecare meno gas naturale, aiutandoci ad esempio ad avere più gas per riempire gli stoccaggi.

Così eccoci arrivati a un luglio-agosto con il gas che gira intorno ai 200 euro al MWh, e un Pun che va da 400 a 500 euro/MWh. Come scrivevamo anche ieri, se questi valori resteranno così fino a settembre una famiglia media che nel 2021 pagava circa 1000 euro di gas e 460 euro di elettricità all’anno, una simile cifra potrebbe sborsarla già nei tre mesi finali dell’anno.

E non andrà certo meglio alle imprese, che a fine 2022 vedranno, secondo la CGIA di Mestre, crescere i loro costi energetici di 106 miliardi di euro.

Per capire cosa ci aspetta da ottobre in poi, abbiamo fatto qualche domanda a Massimo Ricci, direttore divisione energia dell’Arera, l’Autorità di regolazione per energia reti e ambiente.

Ingegner Ricci, con il riempimento delle riserve di gas, che dovrebbe completarsi entro fino settembre ai ritmi attuali, ci possiamo aspettare una diminuzione dei prezzi?

«Solo da quel fattore temo di no, perché il problema, e la determinazione del prezzo del metano, sono a livello europeo, non solo italiano. Inoltre, aver riempito le riserve non ci mette al riparo da carenze durante l’inverno, in caso dovesse esserci una lunga interruzione di fornitura completa da parte russa. Ricordiamoci che le riserve vengono svuotate anche negli inverni normali, e non possono coprire da sole grandi penurie di gas».

E allora?

«Quindi aspettiamoci almeno un altro raddoppio del prezzo del gas, e quindi anche dell’elettricità, a partire dalla bolletta di ottobre. Questo vuol dire che dal 2021 il prezzo dell’energia si è praticamente quadruplicato. Temo che siamo ormai a livelli insostenibili per famiglie e imprese».

Ma il governo non continuerà con specifici interventi per contenere gli aumenti?

«Certamente, ma questi stanno diventando estremamente onerosi per le finanze pubbliche, sia perché di tratta di compensare prezzi sempre più alti, sia perché la platea da aiutare si sta allargando a milioni di famiglie. E a peggiorare la situazione dai provvedimenti per recuperare risorse, come quelli sugli extraprofitti, arriverà molto meno di quanto atteso, forse 2,5 miliardi di euro, contro la dozzina attesi e i 22 finora già spesi».

Che altro si può fare?

«Da parte nostra, come noto, stiamo cercando di rendere il mercato del gas più trasparente e reattivo, aggiornando il prezzo ogni mese, e non più ogni trimestre, basandoci sul prezzo corrente, non su quello fissato mesi prima. In questo modo, oltre a facilitare l’approvvigionamento di gas da parte degli operatori, che oggi si trovavano spesso a doverlo vendere a prezzi inferiori a quelli d’acquisto, ci si renderà conto meglio e subito di quello che sta accadendo sul mercato del gas, spingendo famiglie e operatori a ridurre i consumi. Finora la reazione è stata ritardata, perché in realtà si pagava in bolletta il prezzo di mesi prima, e non ci si rendeva conto dell’urgenza dell’allarme».

Però fare questo cambiamento proprio ora con i prezzi altissimi, rischia, se la salita continuerà, di provocare uno shock tremendo sui bilanci di famiglie e imprese…

«Contiamo fortemente sul fatto che essendo già ora la situazione dei prezzi insopportabile, nelle prossime settimane, sia a livello europeo che nazionale, si prendano provvedimenti per abbassarli, spingendo per la riduzione dei consumi, e fissando il prezzo del gas russo. Quest’ultima misura, in realtà, anche se chiesta da tempo dall’Italia, è molto difficile da mettere in atto perché va a toccare complessi meccanismi di mercato e contratti in essere, anche con i russi, rischiando di innescare reazioni che potrebbero peggiorare la situazione».

Ma possibile che l’Europa abbia così poche carte in mano da giocare sul fronte del gas?

«Il problema è che stiamo cercando di giocare una partita in cui chi ha interesse a tenere i prezzi alti, cioè la Russia, le carte le ha quasi tutte lei e le usa con spregiudicatezza: hanno cominciato già nel 2021, non riempiendo adeguatamente le riserve tedesche, così da iniziare a far lievitare il prezzo del gas. Da allora, aprono e chiudono i rubinetti a loro piacimento, tenendo Europa e mercati sul filo del rasoio: ne vendono meno, ma a prezzi così stratosferici che alla fine guadagnano di più; in un anno hanno incassato quanto in diversi anni normali. Credo che in questo modo si stiano creando abbastanza riserve finanziarie da resistere anche se l’Europa dovesse per ipotesi smettere del tutto o quasi di acquistare il loro metano, e avere così il tempo di realizzare nuovi gasdotti verso altri acquirenti».

Ma se è così, forse allora bisognava prepararci per tempo, almeno con campagne informative per spingere tutti a non sprecare energia?

«Con il senno di poi è certamente così. Sono mesi che Arera consiglia di iniziare queste campagne. L’ha ripetuto a fine luglio con una segnalazione al Parlamento. Qualcosina finalmente si sta facendo: sulle rete Rai ogni tanto compare uno spot in questo senso. Ma servirebbe una diffusione ben più capillare, e lo stesso spot non è che trasmetta un gran senso di allarme e urgenza, come la situazione richiederebbe: i cittadini devono tagliare i consumi, prima di tutto perché potrebbero presto rischiare di non riuscire più a pagare l’energia che gli serve. Purtroppo, non aiuta il fatto che siamo sotto elezioni e che i messaggi pubblici devono essere molto blandi e persino senza le firme dei ministeri che li promuovono».

Ma a parte il risparmio domestico o personale, ridurre i consumi di energia aiuterebbe anche nel “braccio di ferro” con la Russia?

«Credo di sì, perché se si accorgono che compensiamo ogni restrizione di fornitura con misure che vanno dalla diversificazione degli approvvigionamenti alla riduzione dei consumi, anche forzate, per esempio diminuendo temporaneamente la potenza dei contatori, attenuando la crescita dei prezzi sul mercato, i russi cominceranno a perdere dei soldi, e forse decideranno di non chiudere ulteriormente i rubinetti».

Sul più lungo termine, come potremo liberarci da questa ormai letale dipendenza dal gas?

«Mi auguro che quanto sta accadendo spinga a un ragionamento serio e approfondito sull’approvvigionamento energetico nel nostro paese, da ora ai prossimi 40 anni, in cui si discuta da un punto di vista tecnico e non ideologico, su quale mix energetico vogliamo puntare, tenendo conto degli obblighi climatici e delle necessità economiche, valutando razionalmente i pro e contro delle varie fonti, dai tempi di entrata in servizio all’affidabilità, fino ai loro costi e a chi ci legano».

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