Auto, perché il governo italiano esce sconfitto dall’accordo sul 2035

No alla richiesta dell'Italia sui biocarburanti, sì invece alla spinta tedesca per includere gli e-fuel. Cosa prevede il nuovo regolamento approvato dal Consiglio Ue, cosa è successo finora e cosa potrebbe ancora cambiare.

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Dal 2035 non si potranno più vendere nuove auto a benzina o diesel ma solo elettriche, con l’eccezione dei veicoli alimentati esclusivamente con e-fuel, i carburanti sintetici ricavati da idrogeno e CO2, mentre sono esclusi i biocombustibili.

Questo, in sintesi, il frutto dell’accordo tra Commissione e Stati membri che ieri, martedì 28 marzo, ha portato il Consiglio Ue ad approvare in via definitiva il nuovo regolamento sulle emissioni di auto e furgoni.

Si è astenuta l’Italia (oltre a Bulgaria e Romania), che chiedeva di includere nel testo anche i biocarburanti oltre agli e-fuel, ma non è stata accontentata. La Polonia ha votato contro.

Il provvedimento sarà pubblicato sulla Gazzetta ufficiale europea per poi entrare in vigore venti giorni dopo la sua pubblicazione.

La posizione italiana

Secondo il ministro italiano dell’Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto, l’inclusione dei soli carburanti sintetici “non consente ancora una piena attuazione del principio di neutralità tecnologica per il quale l’Italia si è sempre battuta”.

Il governo italiano ha sempre affermato che puntare sul solo elettrico è una scelta sbagliata e ha cercato scappatoie per prolungare la vita dei motori endotermici. Pichetto ritiene che “anche i biocarburanti possano rientrare nella categoria dei combustibili neutri in termini di bilanciamento complessivo di CO2” e quindi contribuire a decarbonizzare i trasporti.

Il timore italiano, espresso chiaramente nelle dichiarazioni ufficiali allegate agli atti del Consiglio, è che la filiera automobilistica nazionale possa perdere competitività e che i cittadini non possano permettersi di acquistare veicoli elettrici.

Si legge, infatti, che “l’uso di carburanti rinnovabili, compatibili con i motori termici, garantirà una riduzione immediata delle emissioni senza richiedere ai cittadini sacrifici economici sproporzionati. Forzare l’elettrificazione può, al contrario, comportare il rischio di una mancata accettazione da parte del mercato, che può danneggiare i produttori di auto e furgoni”.

Le richieste tedesche sugli e-fuel

Si prevede, di fatto, un bando alla vendita di nuovi veicoli con motori endotermici, perché il regolamento stabilisce che dal 2035 auto e furgoni nuovi dovranno essere a zero emissioni di CO2.

Si va quindi verso il 100% elettrico (nemmeno le auto ibride plug-in sono in grado di azzerare le emissioni), lasciando però le porte aperte agli e-fuel, come voluto dalla Germania.

La Germania, ricordiamo, nelle ultime settimane aveva bloccato l’adozione finale del regolamento, che avrebbe dovuto essere una formalità al Consiglio dopo il voto favorevole del Parlamento Ue in plenaria.

Gli Stati membri avevano già raggiunto in precedenza un accordo sullo stop ai motori endotermici dal 2035, con il via libera anche italiano e tedesco.

Poi però la Germania ha cambiato idea e si è impuntata sugli e-fuel, trovando una sponda nel “no” dell’Italia al solo elettrico, con la richiesta del nostro governo di dare un ruolo ai biocarburanti.

Prossimi passi

In sostanza, in virtù degli accordi tra Germania e Bruxelles, la Commissione europea darà seguito al considerando 11 del regolamento e presenterà un atto delegato, che preveda la possibilità di immatricolare dopo il 2035 veicoli che funzionano esclusivamente con combustibili neutri in termini di emissioni di CO2 (gli e-fuel appunto).

Ciò significa che i veicoli dovranno essere equipaggiati con dispositivi tecnici in grado di bloccare i motori se alimentati con benzina o diesel tradizionali.

Chi promuove l’uso futuro di e-fuel, anche chiamati elettro-carburanti, li considera “neutri” in termini di CO2 affermando che sono prodotti con idrogeno verde (ricavato da elettrolisi con energia elettrica 100% rinnovabile) e CO2 prelevata dall’atmosfera.

Ma questa definizione è controversa (si veda Carburanti auto: impatti e inefficienza della cosiddetta “neutralità tecnologica”).

Va poi detto che la partita italiana dei biocarburanti potrebbe non essere finita qui.

Ai sensi del regolamento, nel 2026 la Commissione europea dovrà valutare i progressi compiuti verso il target di riduzione delle emissioni al 2035 e l’eventuale necessità di rivedere tale obiettivo, considerando gli sviluppi tecnologici e l’importanza di una transizione socialmente equa.

Inoltre, entro il 2025, la Commissione dovrà anche sviluppare una metodologia comune a livello Ue con cui valutare l’intero ciclo di vita delle emissioni di CO2 per automobili e furgoni, compresi i carburanti e l’energia utilizzati dai veicoli.

Tra le richieste italiane a Bruxelles, infatti, c’è quella di garantire, “una revisione rigorosa e credibile degli obiettivi nel 2026, come previsto dal regolamento (articolo15)” e di “presentare una proposta per includere nel regolamento meccanismi di contabilizzazione dei benefici, in termini di riduzione delle emissioni di CO2, dei carburanti rinnovabili”.

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