La digitalizzazione incide sempre più sull’aumento delle performance degli impianti a energie rinnovabili.
Lo spiega l’Osservatorio Raptech sulla digitalizzazione nell’energia, alla seconda edizione, frutto dell’esperienza sul mercato italiano di Raptech, azienda che da oltre 15 anni offre tecnologia, sistemi di monitoraggio e di asset management per impianti fotovoltaici.
Grazie alla trasformazione digitale – si legge in una nota stampa – è possibile aumentare l’efficienza nella gestione degli asset fotovoltaici. L’asset management può richiedere una serie di operazioni ripetitive che, se automatizzate, possono determinare un netto miglioramento sia in termini di tempo che di qualità dei risultati.
Per raggiungere questo obiettivo di ottimizzazione, Raptech ha lanciato da tempo sul mercato R-Cloud, uno strumento web di raccolta e aggregazione dati, che effettua letture giornaliere della “curva di carico” e di tutti i registri disponibili tramite i modem Gse, con valori di produzione ogni quarto d’ora, confronto automatico con il portale Enel Distribuzione, controllo automatico dei pagamenti del Gse e dei dati di vendita dell’energia.
Secondo i dati diffusi dall’azienda, gli impianti che utilizzano R-Cloud hanno in media una produttività più alta di quelli della stessa classe di potenza a livello nazionale: nel 2022 il delta di produttività degli impianti che utilizzano R-Cloud è ulteriormente aumentato di 4 punti percentuali, rispetto a quanto osservato nel 2021, passando dal 24 al 28%.
Alcuni dati a confronto
La produttività media in Italia di un impianto fotovoltaico è di 1.122 ore equivalenti annue, come evidenziato nel Rapporto Statistico Solare Fotovoltaico del 2022 pubblicato dal Gse, mentre la produttività media degli impianti fotovoltaici che utilizzano il sistema R-Cloud è di 1.436 ore equivalenti annue, con picchi di 1.605 ore equivalenti annue per gli impianti di classe di potenza sopra i 5.000 kW (vedi anche QualEnergia.it “Fotovoltaico, tutti i numeri e le tendenze del 2022 in Italia“).
Nel Rapporto Statistico del Gse, le performance migliori si rilevano ovviamente per gli impianti ubicati nelle regioni meridionali, principalmente per le favorevoli condizioni di irraggiamento e alla diffusione di grandi impianti ubicati a terra, in genere caratterizzati da maggiori ore di produzione, e nel Lazio, favorito dalla significativa incidenza di impianti a terra e impianti a inseguimento.
La collocazione geografica e le caratteristiche degli impianti incidono dunque in misura significativa sulle relative performance, con livelli di utilizzazione che variano dalle 1.471 ore medie annue degli impianti a terra in Puglia, alle 1.017 ore medie annue degli impianti non a terra in Lombardia.
Nell’Osservatorio Raptech si riscontra la stessa tendenza, ma con livelli di performance più elevati rispetto alla media nazionale, con indicatori di utilizzazione che variano dalle 1.542 ore medie annue degli impianti a terra in Puglia, seguita dalle poco distanti Sicilia, Calabria e Lazio, che mostrano livelli di utilizzazione compresi tra 1500 e 1400 ore medie annue.
Le regioni con livelli di performance meno elevate sono Toscana, Friuli-Venezia Giulia e Lombardia, con livelli di ore medie annue comunque superiori alle 1100 ore medie annue.
In ultimo, va considerato anche l’aspetto della qualità dei dati, vera miniera d’oro per i mercati, di fondamentale importanza soprattutto nell’era dell’Intelligenza Artificiale e delle decisioni automatizzate.
Ci sono molti aspetti della qualità dei dati, tra cui la coerenza, l’integrità, l’accuratezza e la completezza: i sistemi devono essere in grado di avvisare gli utenti, anche se si verifica un’improvvisa situazione problematica che possa compromettere la qualità dei dati.