Anche l’idrogeno verde rischia il flop in Francia

CATEGORIE:

La Corte dei Conti ritiene "ambiziosa ma irrealistica" la Strategia nazionale sull'H2, per via dei costi troppo elevati e delle incertezze su produzione e consumo. A gennaio aveva già criticato il programma dei nuovi reattori nucleari.

ADV
image_pdfimage_print

Una strategia “ambiziosa ma irrealistica”: così la Corte dei Conti francese boccia gli obiettivi nazionali per l’idrogeno decarbonizzato, a basse emissioni di CO2.

Le motivazioni? In sintesi: costi elevati, incertezze sui tempi di realizzazione e su quanto idrogeno sarà effettivamente consumato nei diversi settori potenzialmente coinvolti (industrie pesanti e trasporti in primis).

Dubbi e critiche ricordano da vicino l’altra bocciatura “energetica” della Corte dei Conti d’Oltralpe, quella rivolta contro il programma nucleare della Francia, che prevede fino a 14 nuovi reattori al 2050 in capo a Edf.

In un rapporto pubblicato a gennaio evidenziava le difficoltà del programma Epr 2 (evoluzione della tecnologia ad acqua pressurizzata European Pressurized Reactor), per via di extra costi e ritardi tecnici, tanto da chiedere di sospendere le decisioni finali di investimento finché ci saranno elementi più chiari su questi aspetti.

Ora è il turno di una doccia fredda per l’idrogeno.

Innanzitutto, si ricorda che Parigi ha pubblicato ad aprile la nuova Strategia nazionale sull’idrogeno, con obiettivi ribassati rispetto alla prima versione del 2020: 4,5 GW di capacità produttiva di H2 “verde” da elettrolisi dell’acqua entro il 2030, 8 GW al 2035 (il piano del 2020 indicava rispettivamente 6,5 e 10 GW).

Tuttavia, si legge nella sintesi del rapporto sull’idrogeno uscito il 5 giugno, “considerata la lenta entrata in funzione delle prime capacità produttive, questi nuovi obiettivi appaiono ancora irraggiungibili”.

La Corte quindi “stima che solo 0,5 GW siano pienamente garantiti entro il 2030; con ipotesi molto ottimistiche, tale capacità potrebbe essere aumentata a 3,1 GW entro quella data”, in ogni caso ben sotto i 4,5 GW previsti nella Strategia nazionale di aprile.

Si cita poi la bozza della Strategia nazionale per la riduzione delle emissioni di gas serra, presentata lo scorso novembre 2024.

Quel documento basa le sue traiettorie di riduzione della CO2 “su un utilizzo massiccio di idrogeno decarbonizzato nel medio e lungo termine”: un milione di tonnellate di H2/anno nel 2035 e 4,4 Mt H2/anno entro il 2050.

Come evidenzia la Corte dei Conti, “la definizione di obiettivi così ambiziosi si discosta dalle prospettive definite da diverse istituzioni indipendenti”, tra cui la stessa Corte dei Conti europea e l’Agenzia internazionale dell’energia, che hanno recentemente rivisto al ribasso le loro proiezioni sul consumo di idrogeno pulito.

Pertanto, “queste ipotesi estremamente ottimistiche minano la credibilità della strategia di decarbonizzazione economica della Francia”.

Il documento prosegue spiegando che lo Stato francese sovvenziona l’intera filiera dell’idrogeno per un importo totale annunciato di 9 miliardi di euro: 2 miliardi sono previsti per la ricerca e sviluppo, 1,5 miliardi per l’industrializzazione, 1,4 miliardi per l’entrata in esercizio degli elettrolizzatori e almeno 4 miliardi per la produzione di H2 e i suoi utilizzi.

Tuttavia, questo sostegno trascura altri meccanismi a beneficio del settore; in particolare, la compensazione delle emissioni, le esenzioni dalle accise sui prezzi dell’elettricità e l’aliquota agevolata per l’uso delle reti elettriche pubbliche”.

Pertanto, la Corte stima che il sostegno pubblico complessivo potrebbe essere compreso tra 9,5 e 13 miliardi di euro. Il basso livello di esborsi effettivi (0,9 mld € tra il 2020 e il 2024) “è in parte spiegato da ritardi insiti nei progetti industriali e in parte dalla pubblicazione tardiva, solo a dicembre 2024, del primo bando di gara per sostenere la produzione di idrogeno privo di emissioni”.

Altro aspetto critico: nell’ambito della Strategia nazionale sull’idrogeno, quasi metà (46%) delle spese effettivamente già impegnate è destinata al settore dei trasporti.

Eppure, si legge nel rapporto, “è un utilizzo per il quale l’idrogeno è ormai considerato una soluzione di secondo livello, dopo l’uso delle batterie”.

Inoltre, è necessario un “significativo miglioramento della competitività dell’elettrolisi”, altrimenti i costi di produzione dell’idrogeno verde rimarranno troppo alti.

La produzione elettrolitica di H2, infatti, comporterebbe costi aggiuntivi rispetto ai reformer a vapore (impiegati per produrre H2 da fonti fossili), stimati tra 1,5-4,1 miliardi di euro l’anno per il periodo 2031-2035 e tra 5,5 e 11 miliardi di euro/anno in seguito.

Si conclude affermando che “le prospettive finanziarie rafforzano la raccomandazione della Corte di rivedere le traiettorie di produzione e consumo al fine di basarle su ipotesi credibili e sostenibili”.

ADV
×
0
    0
    Carrello
    Il tuo carrello è vuotoRitorna agli abbonamenti
    Privacy Policy Cookie Policy