Anche la Cina punta a emissioni zero, nel 2060

I passaggi più interessanti del discorso alle Nazioni Unite del presidente cinese, Xi Jinping, e le implicazioni per le rinnovabili.

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Anche la Cina ha messo la “neutralità carbonica” nella sua agenda politica.

Il presidente cinese Xi Jinping, parlando all’assemblea generale delle Nazioni Unite, ha affermato che il paese punta a raggiungere il picco delle emissioni di CO2 prima del 2030 e poi a diventare neutrale, in termini di emissioni, entro il 2060 (ricordiamo che il Green Deal europeo punta allo stesso obiettivo ma con dieci anni di anticipo, al 2050).

Ciò significa, in sostanza, azzerare le emissioni nette di CO2.

Il Covid-19, ha dichiarato Jinping nel suo intervento, ci ricorda in particolare che “il genere umano dovrebbe lanciare una rivoluzione verde”.

Il presidente cinese ha poi citato l’accordo di Parigi sul cambiamento climatico, sostenendo che tutti i paesi devono compiere passi decisivi per onorare l’accordo, tanto che la Cina aumenterà il suo impegno adottando politiche e misure più vigorose.

Così Pechino, per la prima volta, ha fatto un esplicito riferimento alla necessità di azzerare le emissioni nette di anidride carbonica nei prossimi decenni, alzando anche la posta in gioco per altri grandi paesi, come l’India e gli Stati Uniti.

La Cina, infatti, è il primo emettitore mondiale di CO2, di conseguenza le sue politiche hanno un enorme potere di condizionare l’evoluzione presente e futura della lotta contro il surriscaldamento globale.

Bisognerà vedere quali azioni concrete seguiranno alle affermazioni di Jinping.

Al momento, ad esempio, la Cina fatica parecchio a uscire dalla fonte fossile più inquinante, il carbone, con decine di nuovi GW tuttora in cantiere.

Ma nel nuovo piano quinquennale che partirà nel 2021, secondo quanto riferito da Bloomberg, il governo cinese dovrebbe puntare a una riduzione della quota di carbone nel mix energetico dal 57,5% al 52% nel 2025.

Per quanto riguarda il settore elettrico, precisa poi Bloomberg in una breve analisi di David Fickling sui dati cinesi per il periodo 2021-2025, Pechino dovrebbe salire al 42% di elettricità “pulita” (da risorse rinnovabili e nucleare), in confronto al 32% circa di oggi.

In pratica, si legge nell’analisi pubblicata su Bloomberg, la Cina dovrebbe installare 80-115 GW di nuovo fotovoltaico ogni anno, oltre a 36-45 GW di eolico, quasi raddoppiando la capacità totale installata nell’eolico in cinque anni (oggi: 241 GW), e più che triplicando la capacità installata negli impianti fotovoltaici utility-scale (oggi: 180 GW).

Pechino manterrà un impegno simile? E riuscirà a evitare la costruzione di nuove centrali a carbone, per non parlare dello smantellamento di quelle esistenti?

Ricordiamo che nel 2019 il mercato FV in Cina era crollato di quasi il 32% con una trentina di GW installati, in confronto ai 44 GW del 2018, anche a causa della nuova politica a zero sussidi che ha ridotto progressivamente gli incentivi al fotovoltaico.

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