L’agrivoltaico per diversificare il reddito degli agricoltori

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Tra i vantaggi dell'integrazione tra fotovoltaico e produzione agricola la maggiore stabilità alle entrate degli agricoltori in periodi di forti incertezze. Spunti dal convegno di Italia Solare alla fiera Macfrut di Rimini. Online la registrazione.

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Fare agrivoltaico è conveniente per gli agricoltori perché, tra i tanti vantaggi che questi impianti portano, diversifica il reddito, stabilizzando le entrate aziendali e riducendo i rischi derivanti dalle crescenti incertezze che avvolgono il settore.

È il messaggio principale che emerge dal convegno organizzato da Italia Solare “Coltivare energia: l’agricoltura scopre l’agrivoltaico”, tenutosi all’esposizione per i professionisti del settore ortofrutticolo “Macfrut” di Rimini il 6 maggio (in basso il video integrale).

Secondo Alberto Mazzoni, vicepresidente Confagricoltura per le sezioni di Forlì, Cesena e Rimini, questo non è un momento facile per la produttività, per cause che vanno dal cambiamento climatico al complesso scenario geopolitico e per questo “oggi tutto ciò che può diversificare o migliorare il reddito è un salvagente”.

La produzione agricola non viene abbastanza valorizzata e quindi una soluzione che permetta questa diversificazione è vista con occhio positivo.

Mazzoni cita alcuni esempi di agrivoltaico con sistemi tracker che stanno portando vantaggi sulle produzioni, con esperimenti che hanno fatto riscontrare anche un aumento della qualità della frutta raccolta e un maggiore rispetto del suolo.

Questi sono solo alcuni degli effetti benefici dell’agrivoltaico di cui abbiamo più volte scritto (ad esempio, Come l’agrivoltaico può ridurre i danni da eventi estremi all’agricoltura).

L’integrazione del solare e le pratiche agricole non deve inoltre essere interpretata come una “corsia preferenziale” per consentire l’installazione dei pannelli sui terreni: “non è superficie sottratta all’agricoltura”, è il messaggio di Mazzoni.

Sulla questione della disponibilità dei terreni si è espresso anche Rolando Roberto, coordinatore del gruppo di lavoro agrivoltaico di Italia Solare: la tecnologia permette il recupero dei terreni, salvandoli in parte dalle disposizioni del Dl Agricoltura secondo cui non è mai possibile installare moduli FV a terra su suolo agricolo.

C’è poi un altro aspetto sul connubio tra produzione di elettricità solare e produzione agricola: sono attività che possono coesistere ma debbono entrambe costituire attività redditizie indipendenti. “Il fotovoltaico non deve essere il fratello maggiore o minore della produzione agricola; questa deve essere indipendente e avere un proprio reddito”, spiega l’ingegnere.

Per favorire al meglio questa integrazione andrebbero eliminati alcuni parametri come quello sull’altezza minima o quello sulle dimensioni dell’impianto.

In particolare, spiega Roberto, l’altezza minima “genera costi aggiuntivi” e “non permette agli impianti di scalare senza incentivi”. In entrambi i casi infatti la soluzione migliore dipende dal tipo di coltura e non sono auspicabili valori standard fissati a priori.

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