Grandinate, siccità prolungata, raffiche di vento, allagamenti da piogge intense ed esondazioni fluviali: in Italia, negli ultimi dieci anni, dal 2015 al 20 settembre 2024, si sono registrati 146 eventi meteo estremi che hanno causato danni all’agricoltura.
Preoccupa in particolare l’accelerata degli ultimi due anni (l’ultimo con dati parziali relativi da gennaio a settembre), con 79 eventi meteo estremi con danni al settore, oltre la metà del totale registrato nell’ultimo decennio.
I numeri provengono dall’ultimo report “Città Clima – Speciale Agricoltura” (link in basso) di Legambiente, presentato lo scorso 20 novembre a Roma in occasione del VI Forum Agroecologia Circolare.
I dati ci raccontano di una crisi climatica che sta costando milioni di euro al settore agricolo italiano: le sei regioni più colpite sono Piemonte con 20 eventi, seguito da Emilia-Romagna (19), Puglia con 17, Sicilia e Veneto con 14, Sardegna con 11. Territori dalla grande vocazione agricola sempre più in difficoltà con danni alle produzioni di frutta, ortaggi, mais, barbabietole, frutteti e vigneti sradicati.
Nel report l’associazione menziona una delle strade per rendere il settore più resiliente: l’agrivoltaico.
“Oggi, una delle grandi sfide da affrontare – dice Angelo Gentili, responsabile nazionale agricoltura Legambiente – riguarda proprio l’agricoltura perché non solo subisce gli effetti negativi del riscaldamento globale e degli impatti degli eventi meteo estremi, ma contribuisce anche a una quota significativa delle emissioni di gas serra”.
Per salvaguardarla, oltre a spingere su pratiche biologiche e contrastare le agromafie, Gentili parla di investimenti da concentrare “su tecnologie e rinnovabili con particolare attenzione all’agrivoltaico”.
Quest’ultimo aiuta a ridurre l’evaporazione dei terreni, mantenendo livelli ottimali di umidità e supportando così la salute delle colture.
Uno studio del 2019 condotto dall’Università dell’Arizona, in collaborazione con il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti, ha dimostrato che irrigando a giorni alterni un appezzamento agrivoltaico, l’umidità del suolo rimaneva del 15% superiore rispetto a un appezzamento vicino senza pannelli solari.
Inoltre, consente di recuperare e utilizzare le acque meteoriche (quelle acque che, cadendo al suolo a causa di precipitazioni atmosferiche, non subiscono contaminazioni con sostanze o materiali inquinanti), sostenendo pratiche agricole più efficienti dal punto di vista idrico.
Diversi sono poi i casi in cui l’impianto è stato utilizzato per proteggere alcuni tipi di colture da condizioni ambientali dannose come grandine, forti piogge, ondate di calore o gelo. L’ombra dei pannelli protegge anche le piante dall’eccessivo irraggiamento solare, soprattutto nelle ore più calde della giornata.
In linea generale, le coltivazioni che traggono maggiori benefici dalla sinergia tra agricoltura e impianti fotovoltaici sono le colture medio basse, come le erbe aromatiche – per esempio rosmarino, salvia e tè verde – le orticole, come peperoni, melanzane e zucchine, le piante da foraggio, la frutta come fragole o frutto del drago, l’aloe per cosmesi o usi farmaceutici.
Per queste colture diversi test hanno evidenziato un aumento della resa tra il 20 e il 60% nei terreni interessati da impianti agrivoltaici.
Si dimostra così che quello che viene fatto passare come un “conflitto per il suolo” tra fotovoltaico e agricoltura non si risolve escludendo l’uno o l’altro, in un braccio di ferro in cui sempre più spesso ad avere la peggio sono le tecnologie rinnovabili, ma con l’integrazione.
Gli impianti possono offrire copertura alle colture, e allo stesso tempo diminuire le emissioni rallentando il disastro ambientale che incombe sul settore, come dimostrano i numeri del report presentato da Legambiente.
Il Piano Nazionale di Adattamento ai Cambiamenti Climatici (Pnacc) stima che al 2050 il settore dell’agroalimentare italiano rischia perdite economiche per 12,5 miliardi di euro all’anno in assenza di interventi di mitigazione e adattamento.
Di questo passo, oltre ai danni alla produzione e ai territori, la crisi climatica costerà sempre più cara nella spesa per le famiglie. Uno studio pubblicato su Nature (link in basso) stima che entro il 2035, a livello globale, l’aumento delle temperature dovuto al cambiamento climatico potrebbe causare un conseguente aumento dei prezzi dei prodotti alimentari di oltre il 3% all’anno.
Legambiente fa anche il punto sui bandi agrisolare e agrivoltaico. Nell’ambito delle risorse stanziate dal Pnrr, a oggi risultano 15.105 i progetti presentati con uno stanziamento complessivo di 2,35 miliardi di euro per il bando Parco Agrisolare che prevede l’installazione di fotovoltaico sui tetti dei capannoni e delle strutture del mondo agroalimentare per quasi 1,4 MW di nuovi impianti entro il 30 giugno 2026.
Per i progetti di agrivoltaico sono stati stanziati 1,1 miliardi, con 643 progetti presentati, per il 56% del totale nel Sud e nelle Isole, per una potenza di 1,7 GW.
Tra le altre proposte, Legambiente chiede al governo di moltiplicare le pratiche colturali e i sistemi di micro-irrigazione attraverso l’uso di acque reflue civili depurate e l’utilizzo di colture meno idroesigenti, oltre alle buone pratiche agricole (inerbimento, rotazioni, sovesci, minime lavorazioni); ridurre il carico zootecnico unitamente alla differenziazione delle colture e incentivare chi pratica un allevamento sostenibile, capace di garantire il benessere degli animali e rispettare gli ecosistemi.
E inoltre: lavorare sull’occupazione giovanile nel settore agricolo dove si assiste a una diminuzione degli occupati; spingere su innovazione e tecnologie per ridurre gli input negativi e gli impatti sull’ecosistema, fornendo servizi e strumenti specifici agli operatori agricoli e favorendo lo sviluppo, oltre che dell’agrivoltaico, anche del biometano.
- Report “Città Clima – Speciale Agricoltura” (pdf)