Acciaio verde, la soluzione non sono i sussidi ma stimolare la domanda

L’associazione europea di produttori di acciaio Eurofer chiede alla presidente della Commissione Ue di perseguire la politica dei "Lead Markets".

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La domanda di materiali a basso impatto ambientale, come l’acciaio verde o il cemento a basse emissioni, è essenziale per dare il via alla trasformazione del settore industriale dell’Ue.

Invece di fornire incentivi a pioggia sui produttori, il settore della manifattura pesante ripone le proprie speranze nell’ambizioso impegno di Ursula von der Leyen sui “Lead Markets” come strumento fondamentale per la decarbonizzazione.

In una lettera inviata alla rieletta presidente della Commissione europea, datata 12 luglio e visionata da Euractiv, l’associazione europea di produttori di acciaio Eurofer ha avvertito che “l’industria in transizione ha bisogno di misure dal lato della domanda”.

“È chiaro che utilizzare idrogeno o elettricità da fonti rinnovabili è più costoso che utilizzare carbone nel processo di produzione dell’acciaio”, ha dichiarato a Euractiv Axel Eggert, direttore generale Eurofer. “In normali condizioni di mercato – ha aggiunto – non saremmo in grado di trasferire quei costi. Ciò significa che non troveremmo clienti che acquistino massicciamente questo acciaio verde”. Motivo per cui c’è bisogno che la domanda venga in qualche modo stimolata.

Ricordiamo che in un discorso nel quale delineava le sue priorità prima della sua rielezione da parte del Parlamento europeo il 18 luglio, von der Leyen ha annunciato che avrebbe presentato un “Clean Industrial Deal” entro i primi 100 giorni del suo nuovo mandato, segnalando anche un piano di “Lead Markets” per materiali sostenibili che potrebbe richiedere alle autorità pubbliche e ai settori che utilizzano acciaio di acquistare prodotti a ridotto impatto ambientale.

Mentre finora gli sforzi dell’Ue si sono concentrati sul sovvenzionare metodi di produzione più sostenibili e sull’aumento dei prezzi del carbonio attraverso il sistema di scambio di quote di emissione (ETS), i “mercati guida” segnerebbero uno spostamento dell’attenzione dei decisori verso la creazione di una domanda di questi prodotti.

Eurofer ha inoltre esortato l’esecutivo Ue a sostenere questo spostamento tramite “appalti pubblici, requisiti di prodotto e standard chiari e solidi”.

La creazione di questa domanda potrebbe iniziare ponendo come requisito l’uso di acciaio verde, o un limite nelle emissioni dei prodotti utilizzati, negli appalti pubblici del settore edile e automobilistico, che nel 2020 hanno rappresentato rispettivamente il 35% e il 18% della domanda di acciaio dell’Ue. Sull’argomento auto si veda Produzione auto nell’Ue: e se passassimo all’acciaio verde?.

Il piano “green Lead Markets” è già stato approvato da diversi politici tedeschi, tra cui il ministro dell’economia Robert Habeck (Verdi) e gli eurodeputati del gruppo di centro-destra Ppe. Trova inoltre una sponda in un rapporto del 2023 redatto dal Comitato scientifico consultivo del Ministero dell’economia tedesco, che raccomanda di dare priorità allo stimolo della domanda rispetto ai regimi di sussidio.

Nonostante comporti costi aggiuntivi per gli acquirenti, darebbe ai produttori certezze sulla crescita della domanda di acciaio verde, consentendo investimenti in nuovi impianti di produzione.

Secondo Eurofer, il costo di produzione dell’acciaio verde è superiore di circa 300 €/tonnellata rispetto a quello dell’acciaio convenzionale, che viene venduto a un prezzo compreso tra 600 e 800 €/tonnellata.

Le questioni chiave che la nuova Commissione deve affrontare per garantire la riuscita della trasformazione del settore siderurgico europeo e la leadership dell’Ue nelle tecnologie pulite secondo l’associazione includono:

  • Introdurre un sistema che impedisca il riversamento commerciale della produzione in eccesso da parte dei Paesi con sovracapacità produttiva.
  • Adeguare gli strumenti di difesa per porre fine alle pratiche commerciali sleali.
  • Garantire urgentemente all’industria l’accesso a un’energia pulita competitiva a livello internazionale.
  • Sostenere la transizione con misure sul lato della domanda di prodotti verdi “Made in Ue” tramite appalti pubblici.
  • Avviare misure per trattenere i rottami metallici in Europa, al fine di garantire la circolarità.

Per quanto riguarda gli appalti pubblici, von der Leyen ha menzionato nelle sue linee guida per il suo secondo mandato alla guida della Commissione Ue che “la preferenza dovrebbe essere data ai prodotti europei”.

Klaus Schmidt, professor di economia alla University of Munich e principale autore del report del comitato scientifico consultivo del Ministero dell’economia tedesco, ha criticato questo approccio. “È estremamente importante che ci sia concorrenza internazionale e che questa tecnologia venga implementata in tutto il mondo”, ha affermato, citato da Euractiv, perché “ciò contribuirà a ridurre i costi”.

È quindi fondamentale che a lungo termine si sviluppi un mercato fatto da aziende che siano disposte a pagare un prezzo leggermente più alto per potersi dichiarare climaticamente neutre. E questo non riguarda soltanto l’acciaio, ma anche altri prodotti hard to abate come il cemento o l’ammoniaca.

Oltre al costo più elevato, a frenare la domanda – secondo il think tank Agora Industry, che si occupa di decarbonizzazione delle imprese – incidono altri fattori come la mancanza di familiarità con nuovi materiali tra i clienti o la mancanza di trasparenza e di parametri di riferimento chiari per i potenziali acquirenti per confrontare diverse le alternative.

“A causa della mancanza di dati di alta qualità e comparabili sulle emissioni incorporate di materiali di base e prodotti intermedi – scrive l’associazione – i produttori alla fine della catena di produzione spesso non sono in grado di commercializzare efficacemente prodotti realizzati con materiali a impatto climatico zero”.

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