La Germania è tuttora impegnata a formare una nuova grande coalizione (Große Koalition) tra l’ala conservatrice CDU/CSU della cancelliera Angela Merkel e i socialdemocratici (SPD) di Martin Schulz: quale sarà la politica su energia e clima del probabile governo?
I contorni delle misure pro tecnologie pulite si sono delineati con maggiore precisione nell’ultima bozza dell’accordo conseguito tra le due parti, riportata dal portale tedesco Clean Energy Wire (vedi anche Germania, la nuova coalizione accelera su rinnovabili e uscita dal carbone).
Lo scopo dei negoziati è garantire che il paese rispetterà i traguardi “verdi” fissati per il 2020, 2030 e 2050 in tutti i settori, anche se la partita per il 2020 è data sostanzialmente per persa, perché la Germania cercherà di ridurre le emissioni di CO2 “il più possibile” senza centrare l’obiettivo del -40% rispetto ai livelli del 1990.
Nel 2019 è prevista una legge che renderà vincolanti le diminuzioni di anidride carbonica in determinate aree, non ancora specificate.
Inoltre, la coalizione intende formare una commissione speciale sullo sviluppo economico e i cambiamenti industriali, in cui entreranno i rappresentanti federali delle varie organizzazioni (imprese, sindacati, gruppi ambientalisti). La commissione dovrà indirizzare la Germania verso un’economia a basso impatto ambientale, in modo che gli obiettivi al 2030 siano effettivamente raggiungibili, “credibly achievable” nel testo citato dal portale tedesco.
Per quanto riguarda il carbone, in particolare, gli esperti dovranno stilare un piano per la progressiva dismissione delle centrali a combustibili fossili, fissando anche una data per la chiusura definitiva degli impianti più vecchi e inquinanti.
Questo è certamente uno dei nodi più difficili da sciogliere, per un paese che per il 40% della produzione elettrica continua a dipendere da carbone e lignite (analisi di QualEnergia.it: La contestabile leadership green della Germania che brucia troppo carbone).
Il ruolo di Berlino come “potenza green” si giocherà poi sul futuro dei trasporti sostenibili. Un’altra commissione speciale dovrà elaborare un programma nazionale centrato sulla mobilità elettrica, prevedendo almeno 100.000 punti di ricarica aggiuntivi al 2020, di cui un terzo per la ricarica veloce. Nell’accordo si parla anche di migliorare l’efficienza dei motori a combustione interna, con possibili interventi di “hardware retrofitting” sulle vetture diesel circolanti.
L’industria automobilistica tedesca, da una parte, ha annunciato il suo impegno a commercializzare decine di modelli 100% elettrici in pochi anni, dall’altra è continuamente bersagliata dagli scandali sui test per le emissioni dei veicoli a gasolio.
La nuova coalizione di Angela Merkel riuscirà a disinnescare il dieselgate in via definitiva? Per il momento, va segnalato che la Germania non sta pensando ad alcun tipo di bando sulla vendita di auto diesel, al contrario di diversi altri paesi non solo europei.
Per quanto riguarda le rinnovabili, l’accordo include un loro “sostanziale incremento” mirando all’obiettivo del 65% di energia pulita sui consumi finali al 2030, con alcune aste speciali nel 2018-2019 per il fotovoltaico e l’eolico sulla terraferma (4 GW per ciascuna delle due tecnologie).
Tra gli altri punti essenziali dell’intesa tra conservatori e socialdemocratici, troviamo ad esempio il potenziamento delle infrastrutture di rete esistenti, anche attraverso i sistemi digitali e la generazione distribuita, sviluppare i sistemi di accumulo elettrochimico, puntare anche sul gas naturale come combustibile-ponte nell’ambito della transizione energetica (in tedesco: Energiewende).
L’intesa, quindi, è molto sfaccettata e comprende delle soluzioni che al momento restano molto sfumate, ad esempio in tema di uscita dal carbone e diffusione dei veicoli elettrici. Aspettiamo allora l’esito definitivo dei negoziati tra i vari partiti, prima di capire la reale portata della politica tedesca pro-rinnovabili.