Efficienza e rinnovabili, la nuova ricetta “verde” della Svizzera

Approvate dal Consiglio federale le nuove norme per attuare la Strategia energetica 2050. In vigore da gennaio 2018. Previsto l’abbandono graduale del nucleare, più sostegno alle fonti pulite con il supplemento di rete, maggiore slancio al fotovoltaico e in particolare all’autoconsumo elettrico con raggruppamenti di utenze.

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La Svizzera è pronta ad attuare la Strategia energetica 2050, tutta imperniata sulla svolta “verde”, con misure per promuovere le fonti rinnovabili e la riduzione dei consumi elettrici/termici: il Consiglio federale ha appena approvato il pacchetto legislativo che entrerà in vigore il primo gennaio 2018, dopo aver ottenuto il consenso popolare nel referendum dello scorso maggio (vedi QualEnergia.it).

Vediamo allora le principali novità di una politica che si prospetta molto ambiziosa, perché punta a eliminare progressivamente il nucleare entro il 2050, diminuire moltissimo l’impiego di combustibili fossili, riportare l’uso pro capite di energia al livello degli anni ’60 del secolo scorso, senza però compromettere il benessere materiale della popolazione.

Per quanto riguarda l’atomo, la nota dell’Ufficio federale dell’energia (UFE, documento allegato in basso) chiarisce che “non saranno più rilasciate autorizzazioni di massima per la realizzazione di nuove centrali nucleari o per modifiche di ampia portata di centrali esistenti”.

Con la revisione complessiva di leggi e ordinanze, la generazione di elettricità da fonti rinnovabili diventa un interesse di carattere nazionale al pari della tutela della natura e del paesaggio.

Ad esempio, gli impianti eolici sono considerati d’interesse nazionale se producono almeno 20 GWh l’anno di energia elettrica; lo stesso vale per le centrali idroelettriche nuove, mentre quelle esistenti, rinnovate-ampliate, devono garantire un output di almeno 10 GWh/anno.

Come evidenzia poi la nota, il supplemento di rete passa da 1,5 a 2,3 centesimi di franco svizzero per kWh (circa 2 centesimi di euro al cambio attuale); le risorse dell’omonimo fondo servono a finanziare i diversi contributi e sistemi di remunerazione per le tecnologie rinnovabili.

Le imprese energivore, chiarisce l’UFE, possono farsi rimborsare in tutto o in parte il supplemento, ma le aziende beneficiarie devono impegnarsi a incrementare la propria efficienza energetica, siglando una sorta di “patto” con la Confederazione, in cui sono specificati gli obiettivi da raggiungere.

Per quanto riguarda la promozione dell’energia elettrica rinnovabile immessa in rete, le norme prevedono una serie di cambiamenti. In particolare, gli impianti nuovi possono accedere al meccanismo in conto energia solo fino alla fine del 2022, mentre quelli rinnovati o ampliati non possono più essere ammessi. La durata dell’incentivo, inoltre, scende da 20 a 15 anni con l’eccezione degli impianti a biomassa.

Complessivamente, precisa il documento federale, “per un impianto la nuova remunerazione corrisponde circa all’80-90 per cento della precedente”.

La lobby elvetica del fotovoltaico, Swissolar, è soddisfatta delle misure introdotte per questa tecnologia, perché la cosiddetta “remunerazione unica” in conto capitale, che copre circa il 30% dei costi totali d’investimento di un impianto, è ora disponibile per tutti gli impianti fino a 50 MW di potenza.

Molti provvedimenti approvati dal Consiglio federale svizzero, inoltre, favoriscono l’autoconsumo energetico (consumo proprio) con raggruppamenti di utenze, la generazione distribuita, la diffusione di contatori intelligenti.

Entro il 2027, l’80% di tutti i dispositivi di misurazione in un medesimo comprensorio dovrà essere costituito da smart meter.

L’energia elettrica proveniente da fonti rinnovabili e immessa in rete in modo decentrato, chiarisce l’UFE, dovrà essere remunerata, come minimo, “a un prezzo pari ai costi che il gestore evita di sostenere per acquisire un’analoga quantità di energia (vale per impianti con potenza massima di 3 MW o che immettono in rete al massimo 5000 MWh/anno)”.

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