Una fotografia sulle più grandi utility italiane

  • 27 Febbraio 2017

Le 100 più grandi utility italiane fatturano 108 miliardi di euro. Nel 2015 hanno prodotto ricavi pari al 6,6% del Pil, dando lavoro a circa 133.000 addetti; hanno prodotto il 50,3% dell'energia elettrica generata in Italia. Dal report "Top Utility Analysis" a cura di Althesys.

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È stata presentata la scorsa settimana a Milano la quinta edizione del rapporto Top Utility Analysis” (in basso la sintesi dello studio).

La ricerca analizza le performance delle maggiori 100 utility pubbliche e private italiane attive nei settori di gas, elettricità, acqua e rifiuti, con lo scopo di fornire una visione d’insieme dell’industria dei servizi di pubblica utilità delineando tendenze, cambiamenti, eccellenze e criticità.

L’analisi fotografa un settore dinamico, sebbene penalizzato da una contrazione dei ricavi, dovuto al crollo dei prezzi energetici“, spiega Alessandro Marangoni, Ceo di Althesys e coordinatore  del gruppo di ricerca Top Utility. “Per crescere e consolidarsi – spiega Marangoni – le Top Utility hanno deciso di destinare risorse umane e investimenti a innovazione e tecnologie in misura crescente rispetto al passato. Le aziende idriche e del gas sono quelle che hanno un migliore rapporto tra margini e ricavi, al contrario di quelle del settore ambientale, con maggiori attività labour intensive”.

Nel corso della giornata si è tenuta anche l’attesa cerimonia di premiazione del Top Utility 2017 (vedi anche QualEnergia.it).

La migliore azienda in assoluto è il Gruppo CAP (in finale con A2a, Acea, Hera e Iren).

Prima per sostenibilità è Società Gas Rimini (finalista con Acea, Acque, Estra e Gruppo CAP); prima per comunicazione è A2a (con Acea, Gruppo CAP, Hera e Iren); vincitrice per Tecnologia, Ricerca & Innovazione è Iren (con A2a, Acquedotto Pugliese, Edison, Gruppo CAP); prima per Formazione e risorse umane è Acea (con Acqua Latina, Acque del Chiampo, Edison e Hera).

La carta d’identità del settore

Nel 2015 le maggiori 100 utility italiane hanno prodotto ricavi pari al 6,6% del PIL, dando lavoro a circa 133.000 addetti (+1,5% rispetto all’anno precedente).

Tra queste sono prevalenti le aziende di medie e piccole dimensioni: solo 18 imprese, infatti, hanno ricavi superiori a 500 milioni di euro, e di queste solo la metà supera il miliardo. Le multiutility sono la tipologia maggiormente rappresentata (34%), seguite da aziende operanti nella gestione rifiuti (27%) e monoutility idriche (26%).

 Le Top 100 nel 2015 hanno prodotto il 50,3% dell’energia elettrica generata in Italia, raccolto il 35% dei rifiuti urbani prodotti (fonte ISPRA) e distribuito il 52% dell’acqua complessivamente erogata.

Chi sale e chi scende

Le Top Utility italiane hanno segnato, per il secondo anno consecutivo, una sensibile riduzione dei ricavi, passando dai 120 miliardi di euro del 2014 ai circa 108 miliardi (-9,7%). Il calo è dovuto alla forte discesa dei prezzi di gas ed energia elettrica.

Se si escludono le aziende energetiche, infatti, la crescita dei ricavi del resto del campione si attesta al 3,2%. Il servizio idrico e la distribuzione del gas hanno un livello di EBITDA sui ricavi superiore rispetto agli altri comparti. La situazione è più critica per gli operatori del settore rifiuti, che nell’ultimo triennio ha visto emergere una progressiva riduzione dei margini con conseguente incremento del rapporto debito/EBITDA, passato da 2,3 a 2,8 tra il 2013 e il 2015.

Investire nel futuro

Gli investimenti delle Top Utility in impianti, infrastrutture e reti hanno segnato nel 2015 un aumento significativo rispetto all’anno precedente, passando da 4,1 a 4,6 miliardi di euro (+12,2%), pari a circa lo 0,3% del PIL e l’1,7% degli investimenti fissi lordi effettuati in Italia nell’ultimo anno.

Ad investire sono prevalentemente società elettriche (47,9% del totale) e multiutility (31,6%). Le aziende con il più elevato rapporto tra investimenti e ricavi sono le monoutility idriche, con un valore del 20,4% nel 2015 (18,9% nel 2014). Il 47% degli investimenti degli operatori del servizio idrico ha riguardato la gestione degli acquedotti, mentre alla depurazione e alle fognature sono stati destinati rispettivamente il 25% e 28% del totale.

L’innovazione per le città

L’innovazione è parte integrante dell’universo delle imprese analizzate: l’87% del campione svolge internamente attività di Ricerca & Sviluppo. Il 62% ha una struttura dedicata, mentre il 67% sviluppa R&S in partnership con altri soggetti: società specializzate, università o centri di ricerca. Ma quali sono le principali attività di ricerca?

Nuove soluzioni per il recupero di materia anche in chiave energetica (rifiuti ed economia circolare), integrazione tra diverse aree di business come reti elettriche e calore, ma anche domotica, efficienza energetica, evoluzione dei sistemi di telecontrollo e smart grid. Digitalizzazione e Internet of things sono i motori del cambiamento.

“L’attenzione all’innovazione è uno dei dati più interessanti di questa edizione della ricerca – sottolinea Marangoni – . Sostenibilità e innovazione tendono a convergere, migliorando l’ambiente e la vita dei cittadini. Purtroppo nel Paese la situazione è disomogenea e, a fronte di realtà molto innovative, vi sono ancora posizioni di retroguardia”.

Performance operative

La progressiva compressione dei margini nei settori utility rende necessario un approccio sempre più orientato all’efficienza. Le performance operative del servizio idrico integrato, tra distribuzione, fognatura e depurazione, sono strettamente connesse al livello di sviluppo delle infrastrutture. E, da questo punto di vista, il settore idrico soffre ancora, con perdite medie lungo gli acquedotti del 40% e percentuale di utenti collegati ai depuratori all’87%.

Va meglio per la raccolta differenziata. Le prestazioni delle imprese dei servizi ambientali risultano, anche nel 2015, superiori alla media nazionale. La percentuale raggiunge il 52,3%, circa cinque punti sopra la media del Paese (47,5%). Lo smaltimento in discarica interessa solamente il 13% dei rifiuti urbani da loro raccolti, a fronte di una media nazionale del 26%.

Sostenibilità & Comunicazione

Responsabilità ambientale e sociale sono sempre più strategiche e sono valutate con crescente interesse dai clienti e dagli investitori. Il 36% delle imprese pubblica il report di sostenibilità, contro il 33% del 2014 e il 31% del 2013. Ma la soddisfazione della clientela richiede anche strategie di comunicazione mirate ed efficaci.

Le utility fanno ricorso in maniera crescente agli strumenti più recenti: il 53% usa i social network, mentre il 44% ha sviluppato app per smartphone e tablet. Crescono le principali certificazioni (il 75% è certificato ISO 14001) e l’attenzione alla sicurezza sul lavoro (il 60% è ISO 18001, contro il 52% del 2014).

Top Utility Analysis (sintesi) – pdf

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