Tra qualche anno in Italia si potranno costruire solo edifici a energia quasi zero, meglio noti come edifici NZEB (Nearly Zero Energy Buildings).
Lo prevede la direttiva europea 31/2010 che impone agli Stati membri di abbattere i consumi degli edifici, responsabili del 40% del consumo globale di energia dell’Unione Europea. Per l’Italia quest’obbligo scatta dal 1° gennaio 2019 per gli edifici pubblici e dal 1° gennaio 2021 per gli edifici privati di nuova costruzione o oggetto di specifici interventi di riqualificazione.
L’edificio NZEB quindi non è più l’edificio del futuro, ma è il presente e per rendersene conto basta farsi un giro al SAIE, il Salone Internazionale dell’Edilizia e delle Costruzioni che si è svolto a Bologna dal 19 al 22 ottobre: ogni anno migliaia di professionisti del mondo delle costruzioni si danno appuntamento alla Fiera di Bologna per aggiornarsi su tutte le novità dell’edilizia, dalla progettazione al cantiere. E quest’anno uno dei temi centrali del SAIE è stato la riqualificazione energetica il cui obiettivo è proprio quello di arrivare ad avere edifici a energia zero.
In Lombardia gli edifici NZEB sono già una realtà poiché la Regione ha anticipato l’obbligo, sia per gli edifici pubblici che privati, al 1° gennaio 2016. A Milano tra qualche mese sarà terminato uno dei primi edifici NZEB progettato con i criteri definiti da Sacert che ha proposto un protocollo diventato nazionale.
Dopo l’esempio della Lombardia c’è quello dell’Emilia Romagna che ha anticipato di due anni le scadenze previste a livello nazionale: l’obbligo per gli edifici pubblici scatterà quindi il 1° gennaio 2017 e per quelli privati il 1° gennaio 2019.
Ma come cambia il progetto energetico con l’introduzione degli edifici NZEB?
Proprio Sacert, in un incontro organizzato in occasione del SAIE, ha analizzato le differenze tra un nuovo edificio progettato quest’anno in Emilia Romagna e lo stesso edificio progettato NZEB dal 1° gennaio 2017. Ovviamente gli obblighi da rispettare sono più stringenti.
Ricordiamo che un decreto, in vigore da ottobre 2015, ha stabilito i requisiti minimi per ottenere un edificio NZEB. Ma quello che cambia è la prestazione di confronto, ovvero i valori relativi alle caratteristiche termofisiche dell’involucro edilizio dell’edificio di riferimento.
La verifica dei requisiti di legge di un edificio NZEB, così come già avviene per tutti gli edifici, si può articolare in tre momenti distinti:
- una prima fase in cui si valutano gli indici di prestazione dell’edificio reale (le efficienze degli impianti e le caratteristiche prescrittive dell’involucro secondo quanto indicato nelle UNI TS 11300 e i valori di trasmittanza delle strutture e di rendimento degli impianti in base alla reale dotazione dell’edificio);
- una seconda fase in cui si valutano gli stessi indici considerando l’edificio di riferimento, identico per clima, dimensione ed esposizione all’edificio reale, ma con caratteristiche termofisiche e di rendimento definiti dal decreto ministeriale del 2015 o, nel caso dell’Emilia Romagna, dalla DGR 967;
- nella terza fase si esegue la comparazione tra i due edifici; la prestazione calcolata dell’edificio reale deve essere migliore di quella determinata nell’edificio di riferimento.
Un involucro ottimizzato per superare tutte le richieste di un nuovo edificio deve migliorare le sue prestazioni mediamente di un ulteriore 15% per poter diventare un edificio NZEB.
Ad esempio, i valori di trasmittanza delle pareti esterne, nell’edificio di riferimento NZEB, saranno inferiori del 13-14% rispetto all’edificio di riferimento considerato per una progettazione precedente al 2017; le strutture di copertura dovranno migliorare i valori di trasmittanza del 12-13%, i pavimenti del 14% (del 9% nella zona climatica D) e i serramenti del 10-26% a seconda della zona climatica. Non subiscono variazioni, invece, i valori di trasmittanza dei divisori.
Un’altra differenza riguarda il fabbisogno termico dell’involucro che nell’edificio di riferimento NZEB si abbassa d’inverno e si alza d’estate. Per questo un edificio NZEB non può puntare troppo a soluzioni isolanti che abbassano le dispersioni in inverno, ma creano difficoltà a rientrare nei parametri durante l’estate.
Sarà più semplice verificare il fabbisogno termico estivo per gli edifici ad energia quasi zero rispetto al fabbisogno di riscaldamento, contrariamente a quanto accade oggi nella progettazione.
Le prestazioni degli impianti di climatizzazione invernale e di acqua calda sanitaria, invece, non cambiano in modo così radicale tra edificio reale e NZEB.
Un altro aspetto da considerare nell’edificio a energia quasi zero è la quota di energia prodotta da fonti rinnovabili, che deve essere almeno del 50%. Ma bisogna stare attenti a non esagerare ad esempio spingendo troppo sul fotovoltaico che in estate produce elettricità in eccesso rispetto ai fabbisogni complessivi.