Auto elettrica, la seconda vita delle batterie sarà nell’energy storage

Le batterie usate dei veicoli a zero emissioni potrebbero essere riutilizzate nelle applicazioni di accumulo elettrochimico, grazie a processi di rigenerazione/riuso. BNEF esplora le diverse possibilità, mentre alcune case automobilistiche hanno già iniziato a testare questo mercato.

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Che fine faranno le batterie dei veicoli elettrici, quando sarà il momento di sostituirle? A porsi questa domanda è stata Claire Curry, analista di Bloomberg New Energy Finance (BNEF) nel settore dei trasporti avanzati.

Un suo recente studio, disponibile sul sito BNEF solo per i clienti, esplora la possibilità di dare una “seconda vita” a queste batterie, riutilizzandole nei sistemi di accumulo elettrochimico.

Alcune case automobilistiche, tra cui Nissan e BMW, hanno già annunciato l’uscita di sistemi domestici di energy storage, basati sul riciclo/riuso di pacchi batteria provenienti dalle vetture a zero emissioni.

L’obiettivo è lo stesso di Tesla e altri produttori: offrire ai clienti un modello di mobilità elettrica “dalla spina alla ruota”, che va dall’impianto fotovoltaico installato sul tetto di casa alla guida dell’auto, passando per la sua ricarica, grazie all’energia prodotta dai pannelli e stoccata nel dispositivo di accumulo (vedi QualEnergia sull’ultimo masterplan di Tesla).

Batterie usate e storage di rete

Lo studio di Bloomberg va oltre, cercando di capire se le batterie usate e rigenerate potranno avere un futuro nelle applicazioni di storage di rete, come i servizi di bilanciamento e regolazione di frequenza, sempre più importanti con l’aumentare dell’energia generata dalle fonti rinnovabili intermittenti (vedi QualEnergia.it sul primo bando in Gran Bretagna per questo tipo di servizi).

Secondo i calcoli di Claire Curry (vedi grafico sotto), nel 2025 avremo a disposizione batterie usate delle auto elettriche per un totale di circa 95 GWh. Il dato si riferisce ai valori nominali originari dei dispositivi, così come usciti dalle fabbriche: considerando le perdite di capacità, dovute all’utilizzo per la vita media di dieci anni, l’analista ritiene che ci saranno 26 GWh netti sfruttabili per le applicazioni di energy storage.

Le variabili in gioco

La previsione ha incluso solo le batterie delle vetture elettriche al 100% e di quelle ibride plug-in, tralasciando le auto ibride non collegabili alle prese di ricarica. Le variabili, però, sono molte: veicoli a zero emissioni effettivamente venduti, chilometri percorsi in media, eventuali incidenti o guasti, miglioramenti di efficienza e durata delle stesse batterie, eccetera.

Diversi elementi, secondo Curry, sono essenziali per consentire il riutilizzo di una batteria usata, ad esempio: almeno cinque anni di vita utile rimasta, nessun danno particolare e una capacità residua abbastanza elevata, la presenza di una garanzia che copra la “seconda vita” fuori del veicolo originario, un design pensato già all’inizio per facilitare la rigenerazione e il reimpiego del dispositivo.

Rigenerato vs nuovo: i costi

Un capitolo importante dello studio riguarda i costi. Le batterie usate saranno più convenienti di quelle nuove nell’ambito dello storage? Secondo le simulazioni di BNEF, rigenerare una batteria di un veicolo elettrico per destinarla a nuovi utilizzi potrebbe costare una cinquantina di $/kWh nel 2018, circa metà del valore odierno, per poi scendere intorno a 26 $/kWh nel 2025, grazie soprattutto alle economie di scala e al miglioramento dei processi produttivi.

Quindi, nel 2018, il costo complessivo per testare e rigenerare una batteria usata da 24 kWh si aggirerà sui 980 dollari. A questa cifra bisognerà aggiungere circa 400 $/kWh per inserire il dispositivo in sistemi di energy storage. Il problema è capire quanto caleranno esattamente i prezzi delle batterie nuove.

Intorno al 2020, secondo BNEF, il costo al kWh di un apparecchio usato/rigenerato sarà ancora inferiore rispetto a quello di un apparecchio appena uscito dalla fabbrica, ma dopo il 2025 la situazione potrebbe cambiare.

Anche i costi delle batterie nuove, infatti, sono in continua e rapida discesa, sempre grazie alle economie di scala (vedi anche QualEnergia.it) e, quindi, ai crescenti volumi di produzione. Tutto dipenderà da come si evolverà l’industria del settore, senza dimenticare che il prezzo delle materie prime, in particolare il litio e il cobalto, sarà un fattore determinante.

Se questi materiali diventeranno più cari, a causa magari di un rallentamento delle attività estrattive a livello mondiale, allora il mercato delle batterie usate sarà sicuramente più remunerativo di quanto possiamo immaginare oggi.

In definitiva, ci sono due visioni contrapposte sull’argomento: una è quella esposta da BNEF e fatta propria da alcuni costruttori automobilistici, tra cui anche Mercedes-Benz, che in Germania sta pensando come impiegare le sue batterie usate di veicoli elettrici in applicazioni di storage. L’altra è quella di Tesla, in particolare, che pensa che la soluzione migliore sia semplicemente riciclare le batterie vecchie, impiegando alcuni componenti in dispositivi nuovi.

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