Lo sviluppo delle smart cities, la sostenibilità ambientale, i trasporti, la logistica ma anche la produzione di beni rilevanti, la valorizzazione digitale dei beni culturali, l’efficientamento energetico e la lotta ai cambiamenti climatici. In base a quanto reso noto dall’Autorità Nazionale Anti-Corruzione (ANAC), tutti questi sono ambiti in cui le amministrazioni pubbliche possono utilizzare gli appalti pre-commerciali.
Gli appalti pre-commerciali comprendono solo i contratti di appalto di servizi di Ricerca&Sviluppo, vale a dire quei servizi che permettono un progresso tecnico-scientifico nella ricerca di base, nella ricerca applicata, nello sviluppo sperimentale e nella fasi precedenti la commercializzazione dei prodotti.
Gli appalti pre-commerciali non devono sottostare al Codice Appalti e si riferiscono allo sviluppo di soluzioni innovative non ancora presenti sul mercato e per le quali è prevista una produzione limitata di prodotti nell’ambito di servizi sperimentali.
Con gli appalti pre-commerciali la ricerca è mirata a un progetto in cui l’innovazione è l’elemento caratterizzante; i rischi e i benefici devono essere suddivisi tra l’acquirente pubblico e le imprese, con un cofinanziamento delle imprese aggiudicatarie.
Il ricorso agli appalti pre-commerciali non è consentito se:
- l’appalto è finalizzato in prevalenza all’acquisto di forniture o lavori ricerca e sviluppo e non di servizi di R&S;
- il valore dei prodotti oggetto delle attività di ricerca è superiore al 50% del valore dell’appalto del servizio di ricerca e sviluppo;
- quando anche solo uno degli elementi qualificanti i servizi di R&S oggetto di gara non sia verificato.
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