A quasi 5 anni dall’avvio dell’ETS europeo, che impone dei limiti sulle emissioni alle industrie europee più energivore – assegnando una quota di permessi ad emettere gratuiti e obbligandole ad acquistare sul mercato le eccedenze – il report effettua un’analisi qualitativa degli effetti su competitività e occupazione in nove grandi società europee coinvolte sia direttamente che indirettamente nello schema.
La conclusione generale è che i limiti alle emissioni hanno pesato poco sui costi delle aziende esaminate: “trascurabili gli effetti della misura se paragonati ad altri fattori come l’aumento del costo dell’energia, prima e la crisi economico-finanziaria, poi”. Nessuna delle società prese in considerazione ha delocalizzato attività o ridotto la forza lavoro impiegata in conseguenza dell’ETS; tra le aziende considerate solo il produttore di alluminio ha segnalato un aumento significativo dei costi.
Qualche preoccupazione nelle interviste fatte da The Climate Group ai manager delle nove aziende emerge invece per la prossima fase dello schema, quella che inizierà nel 2013 e vedrà una significativa riduzione dei permessi assegnati gratuitamente. Specialmente le industrie dei settori più energivori infatti temono che, a meno che anche nel resto del mondo si adotti una misura simile, la loro competitività venga compromessa, con l’effetto di far diminuire le emissioni nei paesi coperti dal cap and trade, ma di farle aumentare in quelli che ne restano fuori.
Da sottolineare però il fatto che proprio grazie all’introduzione anticipata di limiti alle emissioni, le industrie europee avrebbero un vantaggio in un mercato mondiale in cui la CO2 ha un prezzo. Monitorare e contenere le emissioni in questi anni ha prodotto nelle aziende un miglioramento generale dell’efficienza energetica. In quelle esaminate, le considerazioni su energia e costo della CO2 – spiega il report – hanno assunto un ruolo fondamentale in tutte le decisioni strategiche, in primis quelle sui processi produttivi.
In definitiva, l’ETS europeo finora sembra essere costato relativamente poco per le industrie e aver portato anche qualche vantaggio. Una conclusione, quella del report di The Climate Group, che parla dell’Europa, ma si rivolge chiaramente agli Stati Uniti.
GM
21 settembre 2009