Assicurazioni e global warming

  • 3 Agosto 2009

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Il settore delle assicurazioni sarà uno tra i più colpiti dagli effetti del riscaldamento globale. Già ora, rivela il report di una compagnia inglese, la maggiore frequenza e intensità degli eventi meteoreologici estremi sta facendo schizzare le richieste di indennizzo per danni alle case.

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C’è un gruppo di interesse, quasi insospettabile fino a solo pochi anni fa, tra quelli che mettono in guardia contro il riscaldamento globale: sono le compagnie di assicurazione. Una lobby che fa strano vedere a fianco di ambientalisti e produttori di energia pulita a denunciare i rischi della febbre del pianeta. Da quando si è iniziato prevedere le possibili conseguenze dei cambiamenti climatici, infatti, gli assicuratori hanno iniziato a preoccuparsi non poco dell’impatto che la quasi certa aumentata frequenza di eventi metereologici estremi avrà sul loro business.

Alluvioni, tempeste e trombe d’aria, aumentate in frequenza e intensità, incidono infatti molto su quello che le compagnie assicurative devono sborsare. E per accorgesene non occorre andare nelle zone in cui fenomeni colpiscono da sempre con mano pesante, come i Caraibi: gli eventi metereologici estremi infatti stanno facendo più danni anche in paesi relativamente sicuri da questo punto di vista, come la Gran Bretagna.

L’ultima prova viene dall’AA British Insurance Premium Index, il rapporto annuale su premi e tariffe di una grande compagnia inglese: le richieste di indennizzo per i danni alle case stanno crescendo da 8 trimestri di fila, e nell’ultimo hanno registrato un aumento del 15%. Un aumento che gli assicuratori hanno prontamente scaricato sui consumatori, con un + 10% nelle tariffe, e sul quale – a differenza di quello che si potrebbe pensare – incide poco l’incremento dei casi di truffa legati all’attuale periodo di crisi: per altri tipi di polizze, altrettanto soggette a frodi, come quelle sugli interni delle case, l’aumento delle richieste di indennizzo infatti non c’è stato. La causa principale insomma è proprio l’aumentata frequenza e intensità dei fenomeni estremi: alluvioni e grandinate bibliche come quella che ha danneggiato i tetti di un intero villaggio, Carbrooke, nel Norfolk.

Come dichiara  il direttore di AA Insurance, Simon Douglas, “il settore si sta preparando a un aumento dei costi e della frequenza delle richieste di indennizzo per allagamenti, cedimenti e danni da tempeste”. A determinare i costi maggiori di indennizzo che si stanno registrando, spiega, anche il fatto che le ristrutturazioni conseguenti vengono fatte con standard più alti rispetto all’edilizia tradizionale.

Già nel 2005 l’Association of British Insurers aveva commissionato uno studio per valutare l’impatto dei cambiamenti climatici sul settore. A marzo di quest’anno, in un update, ha dichiarato che i rischi previsti allora, alla luce di quanto stanno scoprendo i climatologi sulla progressione del global warming, risultano sottostimati: secondo Andrew Dlugo-lecki, ricercatore della University of East Anglia’s Climatic Research Unit, gli indennizzi per eventi metereologici estremi raddoppieranno.

Intanto, anche dall’altra parte dell’oceano gli assicuratori si confrontano con un clima in cambiamento:  negli Usa la National Association of Insurance Commissioners, ente regolatore per le assicurazioni, ha infatti disposto che a partire dal 2010 tutte le compagnie assicurative debbano presentare annualmente un report sui rischi finanziari cui sono esposte a causa del global warming e su come intendono affrontarli.

GM

3 agosto 2009

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