La rivoluzione energetica gallese

  • 25 Maggio 2009

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Tagliare dell'80-90% l'uso delle fonti fossili e in 20 anni produrre tutta l'elettricità dalle rinnovabili. Il Galles presenta il suo piano per la sostenibilità ambientale. Fonti rinnovabili, efficenza energetica e rifuti zero, per rispondere alla crisi ambientale, ma anche a quella economica.

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Rifuti zero entro il 2050, ridurre dell’80-90% l’uso delle fonti fossili e, entro 20 anni, arrivare a produrre dalle rinnovabili più elettricità di quanta se ne consumi. Per fare in modo che un pianeta solo basti a reggere i consumi dell’umanità. Il Galles venerdì scorso ha presentato il suo piano per la sostenibilità, dal titolo significativo di “One Wales: One Planet”, ossia un Galles – un pianeta. Un documento che contiene traguardi ambiziosi e che fa del paese uno dei più determinati in quanto a politiche ambientali; un impegno che soprattutto è legalmente vincolante per il governo della piccola nazione britannica.

Efficienza energetica, ciclo dei rifiuti e incremento della produzione di energia da fonti rinnovabili sono i cardini del piano, ma vi si parla anche di trasporti e promozione della filiera corta in campo alimentare. Il riciclaggio dovrà passare dall’attuale 36% a più del 70% entro il 2025 e, a quella data, solo il 5% dei rifiuti andrà in discarica (inoltre, le borse di plastica saranno bandite). Entro 20 anni poi il Galles dovrà produrre dalle fonti rinnovabili più elettricità di quanta ne consumi: per farlo si pensa alla costruzione di nuove centrali che sfruttino l’energia marina, a nuovi impianti a biomassa e ad altro eolico. Nel documento si fa inoltre esplicito riferimento alla necessità di privilegiare la generazione distribuita e la cosiddetta “community based energy”, energia prodotta in maniera decentrata in modo che ogni comunità cerchi di essere il più autosufficiente possibile.

Le emissioni, secondo il Climate Change Bill britannico, che logicamente vale anche per il Galles, dovranno essere ridotte entro il 2050 dell’80% rispetto ai livelli del 1990: il piano gallese punta a ridurre per quella data dell’80-90% anche l’energia da fonti fossili consumata, mentre a breve termine si pone l’obiettivo di tagliare i gas serra del 3% ogni anno a partire dal 2011. Per farlo si punterà molto sull’efficienza, specie nell’edilizia. Già a inizio mese il Galles ha introdotto gli standard più severi della Gran Bretagna in quanto a edilizia efficiente; c’è poi un programma per 40mila case popolari coibentate e con impianti integrati alimentati da rinnovabili e, infine, è stato annunciato un finanziamento di 623 milioni di sterline per migliorare le prestazioni degli edifici esistenti.

L’impronta ecologica del Galles – ha spiegato il Ministro dell’ambiente gallese Jane Davidson nel presentare il piano – attualmente è di 5.16 ettari a persona, mentre la disponibilità mondiale è di 1,88 ettaro procapite. Nella nostra piccola nazione, quindi, stiamo usando risorse di 2,7 pianeti per portare avanti il nostro stile di vita. Se non vi poniamo un freno l’impronta ecologica da qui al 2020 potrebbe crescere di un altro 20%, portandoci a consumare l’equivalente di 3,3 pianeti di risorse. Vogliamo che il Galles usi solo la quota di cui ha diritto. Ci siamo dunque posti l’obiettivo di ridurre l’impronta ecologica a 1,88 ettari a persona”.

Una strategia quella del Galles che però non è mossa solo dalla motivazione etica generale di garantire un futuro al pianeta e di non appropriarsi di risorse che spetterebbero ad altri. Lo sviluppo sostenibile, si spiega nel documento, è anche la via da seguire per mitigare gli effetti dell’attuale crisi e per prevenirne altre in futuro: “C’è un chiaro parallelo dei problemi di sostenibilità ambientale con le difficili circostanze economiche che stiamo vivendo, derivate dal vivere al di sopra delle possibilità economiche e materiali sostenibili. Lo sviluppo sostenibile ci fornisce una strada da seguire per costruire un’economia forte ed ecologica che operi dentro precisi limiti ambientali e finanziari, che soddisfi i bisogni dei cittadini ora e anche in futuro e che sia in grado di assorbire i cambiamenti futuri. Proseguire con uno sviluppo insostenibile, a livello globale e locale, avrà un profondo impatto negativo sul nostro benessere economico, sociale e ambientale (…). Divenire una nazione sostenibile è dunque una questione tanto di giustizia sociale, che di previdenza economica, quanto di rispetto dei limiti ambientali.”

GM

25 Maggio 2009

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