Già nell’estate del 2008, per iniziativa cinese, sarebbero iniziati dei colloqui segreti, inizialmente per cercare una collaborazione nello sviluppo della cattura della CO2. Poi, negli ultimi due mesi dell’amministrazione Bush, una delegazione composta da repubblicani e democratici si sarebbe recata per due volte in segreto in Cina per parlare di lotta al cambiamento climatico. L’iniziativa – portata avanti tra gli altri da John Holdren, ora consulente scientifico della Casa Bianca e da altri che sono poi andati a coprire cariche importanti con Obama – avrebbe prodotto una bozza d’accordo già a marzo, solo due mesi dopo l’inizio del mandato del primo presidente Usa disponibile a sottoscrivere un accordo internazionale sul global warming. La bozza non è ancora stata firmata, ma secondo i diplomatici coinvolti nelle trattative segrete – scrive il quotidiano inglese – potrebbe essere la base per un accordo Cina-Usa sul clima.
Lo sforzo internazionale di Obama per il clima sarebbe quindi iniziato ancora prima del suo insediamento alla Casa Bianca e l’obiettivo prioritario posto è stato da subito di coinvolgere l’altro colosso delle emissioni mondiali. Anche nella diplomazia alla luce del sole gli Usa hanno sempre cercato di migliorare la relazione con la Cina; si pensi alle molte dichiarazioni in questo senso o alla visita cinese del Segretario di Stato Hillary Clinton. Con i “canali segreti” però i negoziati avrebbero fatto notevoli progressi, arrivando già a parlare di riduzioni delle emissioni. Nella bozza di accordo di marzo – rivelano i diplomatici americani – c’erano impegni precisi di tagli alla CO2, collaborazione su tecnologie come la CCS e le motorizzazioni efficienti delle auto e il consenso delle due nazioni a collaborare per l’accordo di Copenhagen. La bozza avrebbe dovuto essere approvata già a marzo, con la visita del Ministro cinese per lo sviluppo Xie Zhenhua, ma ciò non è avvenuto. Troppo prematuro per i due paesi impegnarsi formalmente, dicono le fonti del Guardian.
La Cina ha sempre negato la possibilità di attuare riduzioni dei gas serra imposte dal’esterno, con l’argomentazione che avrebbero frenato lo sviluppo economico e, di conseguenza, minato il diritto alla ricerca del benessere della popolazione. Obiettivi ambientali ed energetici la Cina li ha già, ma non si si è mai parlato di riduzione netta delle emissioni, tantomeno concordata con altri paesi: nel piano quinquennale 2006-2010 c’è l’impegno (che il paese starebbe mantenendo) a far scendere l’intensità energetica (il rapporto tra Pil ed energia consumata) del 20% e a ridurre del 10% l’inquinamento.
GM
20 maggio 2009