Solar cooling, grandi impianti e futuro del solare termico

  • 10 Febbraio 2009

Un'intervista a Mario Motta del Politecnico di Milano, esperto di solar cooling, sulla competitività del raffrescamento solare e ilsuo ruolo per gli obiettivi 2020. Serve una rapida riduzione dei costi e la soluzione sta nel concentrarsi sui grandi impianti. Ma l'approccio si deve estendere al solare termico in generale.

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Il solare termico in Italia ha avuto una crescita importante dal 2007, quando aumentò del 77% rispetto al 2006 con una superficie di collettori solari pari a 330mila metri quadrati (231 MWt). Per il 2008 si stimano nuovi 400mila metri quadrati (280 MWt) che porterebbero il nostro paese al quinto posto tra i mercati d’Europa, anche se il dato per abitante è ancora molto basso e rivela l’esistenza di un enorme potenziale ancora da sfruttare.
Oggi il totale installato è valutato in 1.100.000 m2 (1 GWt) e il giro d’affari annuale è di circa 400 milioni di euro (per circa 10.000 i posti di lavoro).
Alla luce di questo trend e degli obiettivi vincolanti del 2020, quale potrà essere il ruolo del solare termico? Ne parliamo con l’ingegner Mario Motta del Politecnico di Milano ai margini del Congresso dell’Industria Solare svoltosi a Roma tra il 5 e 6 febbraio.

A Mario Motta, tra i maggiori esperti di solar cooling a livello nazionale, iniziamo col chiedere se questa applicazione potrà far parte del novero delle tecnologie capaci di far raggiungere all’Italia il target del 17% da rinnovabili al 2020 e se, in generale, l’attuale andamento del solare termico sia in sintonia con le prospettive di medio e lungo termine del settore.
Mario Motta: Secondo la mia personale visione per il settore esiste in assoluto una forte necessità di riduzione dei costi, altrimenti il mercato non decollerà mai a livello di massa. L’analisi che faccio tiene conto anche del fatto che le condizioni a contorno non sono solo relative al mercato del solare termico. Questo, come sappiamo, si muove in contesto in cui l’utente può scegliere soluzioni tecnologiche diverse. Ad esempio, per gli impianti di solar cooling di piccola taglia (fino a 25 kWf) abbiamo un costo unitario di 3.500-4.000 euro per kilowatt frigorifero (kWf), ancora troppo elevato. Nonostante l’intensificarsi della ricerca e dell’innovazione stiamo ancora fuori range. Per questi impianti ci si trova di fronte ad un’alternativa: o si punta ad una forte riduzione dei costi molto rapida oppure le soluzioni tecnologiche che gli utenti sceglieranno potranno essere altre. Almeno in teoria si può anche ipotizzare che tra qualche anno, quando il fotovoltaico raggiungerà la grid parity, i piccoli impianti di condizionamento estivo potrebbero essere alimentati con il FV.

Nel corso di uno dei convegni del Congresso dell’Industria Solare si è detto che il 93% del mercato solare termico italiano è costituito da impianti con superfici di collettori inferiori ai 50 metri quadrati. Per cambiare passo bisognerà allora puntare sui grandi impianti?
E così. Bisogna cercare di concentrarsi sui grandi impianti. Non sto solo parlando di solar cooling, ma anche di altre applicazione del solare termico. Se guardiamo agli studi internazionali finora realizzati ci rendiamo conto che in questo ambito il potenziale è molto più grande. Parliamo di fattore 10 o anche di 15. Quindi parliamo di applicazioni per l’industria, cioè per quel terzo di fabbisogno di energia primaria tipico delle società industrializzate.

Ma chi deve spingere verso questa soluzione?
Le aziende oggi sono molto soddisfatte dalla situazione di mercato, perché hanno fatturati che qualche anno fa non erano neanche pensabili. Ma invece dico: cominciate ad attrezzarvi per un settore completamente diverso. Non più un mercato del solare che prevede la vendita porta a porta di piccoli sistemi solari, ma per uno che richieda la figura del progettista, dove oltre all’approccio tecnico anche quello di marketing sarà diverso. Questa è la strada. Le aziende che oggi stanno capitalizzando devono focalizzare la loro attenzione sullo sfruttamento di questo spazio, quello che nel medio-lungo periodo darà più prospettive. Non è certamente il kit per lo scaldacqua solare quello che potrà dare uno concreto slancio al settore. Non si può sempre essere costretti ad appellarsi al 55% di detrazioni fiscali o agli incentivi in conto capitale, perché non si creerebbero le condizioni per programmi di più ampio respiro.
Questo approccio vale sia per il solare termico in generale che per il solar cooling. Va detto che già oggi con impianti da 400 kWf moltissimi progetti di raffrescamento solare possano stare in piedi economicamente.

In questa fase storica che tipo di sostegno dovrebbe avere il solare cooling?
Un esempio di meccanismo intelligente per consolidare e migliorare il know how è quello realizzato in Germania con Solarthermie. Cioè mettere in piedi programmi che uniscano lo sforzo dell’industria con quello degli enti di ricerca. Realizzare quindi un programma pluriennale di progetti e il loro relativo monitoraggio per capire cosa non va bene e per avere strumenti ed informazioni per ottimizzarli. Servono azioni concrete con una logica capace di dare un ritorno all’industria che può così imparare anche come funzionano sul campo le sue tecnologie e formare conoscenze tecniche per coloro che devono progettare. Questo è il mercato del futuro. Qui le economie di scala sono enormi ed enormi sono le conseguenti riduzioni dei costi, oggi ancora molto elevati.

Intervista di Leonardo Berlen

Nota: Su questo tema vedi anche:

Non solo acqua calda per il futuro del solare termico
Un documento della European Solar Thermal Technology Platform delinea gli sforzi di ricerca e sviluppo tecnologico necessari al solare termico. Obiettivo è soddisfare il 50% della domanda di energia termica nel lungo periodo.

10 febbraio 2009

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