Auto, incentivi verde pallido

  • 9 Febbraio 2009

CATEGORIE:

Il bonus rottamazione disposto dal governo non mette l'ambiente al primo posto, perdendo anche un'occasione per aiutare la Fiat. Ne parliamo con le associazioni che lottano per auto meno inquinanti, dando uno sguardo a quello che hanno fatto altri paesi.

ADV
image_pdfimage_print
Il soccorso all’industria dell’auto è arrivato anche in Italia, sotto forma di altri bonus-rottamazione. Incentivi che dovrebbero rimettere in moto il settore rendendo nel contempo meno inquinante il parco auto del paese. Tanto che su alcuni giornali si è parlato di “rottamazione verde” e si sono lette le dichiarazioni entusiaste del Ministro dell’Ambiente, Stefania Prestigiacomo. Ma come si pone la misura italiana se confrontata alle iniziative analoghe che sono state prese all’estero? E cosa ne pensano le associazioni in prima linea nella lotta per ridurre le emissioni delle auto?

Con il decreto firmato venerdì, già oggi chi va dal concessionario ha diritto a un contributo di 1.500 euro per la rottamazione di vetture Euro 0, Euro 1 ed Euro 2, se acquista un Euro 4, o Euro 5. La condizione “ecologica” è che la vettura acquistata abbia emissioni sotto ai 140g/km se a benzina e sotto ai 130 se diesel. Nessun limite alla CO2 invece per i veicoli commerciali leggeri (2.500 euro di bonus), mentre per le moto (incentivo di 500 euro) occorre acquistare un Euro 3. Si ripropongono, rafforzati, i contributi per le motorizzazioni meno inquinanti, cumulabili a quello per la rottamazione: incentivi sull’acquisto (1.500 euro, cumulabili) e anche per convertire auto già immatricolate. Nessuna penalizzazione invece per i mezzi più inquinanti né eccezioni per le auto più costose.

Il decreto – che vale circa due miliardi di euro e secondo alcuni studi dovrebbe salvare 40mila posti di lavoro – dà insomma qualche incentivo alle motorizzazioni meno impattanti, ma l’impianto resta quello già visto e le misure adottate non possono far parlare di una rivoluzione ecologista del settore.

“Gli incentivi all’acquisto in generale non sono la soluzione al problema delle emissioni – ci spiega Andrea Lepore, responsabile della campagna auto di Greenpeace – si anticipano semplicemente le scelte dei consumatori, facendo loro sostituire il mezzo prima del tempo e con vetture solo relativamente meno inquinanti, quando invece avrebbero magari potuto rimpiazzare il veicolo con una molto meno inquinante tra qualche anno. L’altro problema, poi, è che il decreto mette come condizione per l’incentivo un limite assolutamente inadeguato: 140g/km. La media delle emissioni del parco auto italiano era di 146 g/km già 3 anni fa: ora si propone un limite di 140, fin troppo alto. Per far diminuire la media, bisognerebbe stare almeno sotto ai 120.”

E i 140g/km proposti dal decreto non sono troppi solamente rispetto agli auspici di Greenpeace: si tratta infatti di un valore ben superiore all’obiettivo che l’Europa si è fissata di raggiungere come media dei nuovi veicoli tra soli 3 anni: 120g/km al 2012 (130 se non si considerano i 10 g/km che è permesso ottenere con soluzioni altre dalla motorizzazione, vedi articolo di Qualenergia.it). Altri paesi, al contrario dell’Italia e della Germania (che ha stanziato incentivi senza porre limiti di emissioni), hanno approfittato delle misure in sostegno dell’industria automobilistica per avvicinarsi agli obiettivi europei.

Il Belgio, ad esempio, dove tra le altre cose le auto aziendali vengono tassate in proporzione alle emissioni che hanno, si incentiva solo l’acquisto di veicoli che emettono meno di 115g/km: si va da un bonus sul prezzo d’acquisto  del 3%  per la soglia massima dei 115 fino a uno del 15% se il  nuovo mezzo non supera i 105 g/km. La Spagna invece ha esentato dalla tassa di immatricolazione tutte le vetture sotto i 120 g/km e il massimo degli incentivi si ottiene acquistando auto con emissioni inferiori a quella soglia  che costino meno di 30mila euro. In Francia l’incentivo è dato solo sotto i 130 g/km, mentre l’acquirente è colpito con una tassa aggiuntiva se compera un veicolo che emette più di 160 g/km; ancora più elevata se l’auto in questione supera i 240 g/km. Nel Regno Unito invece, dei 375 milioni di euro destinati ad aiutare l’industria dell’auto, 265 sono stati riservati allo sviluppo e alla diffusione di veicoli meno inquinanti. Grandi aspettative ci sono infine per quello che farà il neopresidente Usa, che ha promesso un rilancio del settore nel nome di vetture più ecologiche e che dopo aver previsto un sostanzioso aiuto ai grandi dell’auto si è mosso  per una più severa regolamentazione delle emissioni.

L’Italia, dunque, non rientra affatto tra i paesi con gli incentivi auto più verdi. Peccato, perché misure che privilegino l’efficienza dei veicoli venduti sarebbero molto più utili anche per l’economia nazionale, ci spiega Andrea Molocchi, responsabile trasporti di Amici della Terra. “Il governo italiano, oltre che inserire nel decreto un limite massimo di 130g/km, avrebbe dovuto essere il primo a battersi affinché in tutta Europa come condizione per erogare gli incentivi si stabilissero limiti di emissioni molto bassi.

Fiat, assieme a Pegeut, è infatti il leader indiscusso per quanto riguarda la vendita di auto con emissioni meno emissioni, visto che produce molti esemplari di auto piccole. Incentivi legati a buone prestazioni in fatto di emissioni e consumi avrebbero sicuramente favorito l’industria nazionale. Anche questa volta non si è riusciti a vedere il vantaggio economico nascosto in un tema ambientale”.

GM

9 febbraio 2009
Potrebbero interessarti
ADV
×