Splende il sole sull’industria del fotovoltaico

  • 17 Maggio 2008

Alla Solarexpo di Verona si parla delle prospettive per l'industria del fotovoltaico nel nostro paese. Un settore vivace tra ricerca e investimenti indirizzati ad una forte riduzione dei costi di produzione. Il resconto del convegno "L'industria italiana del fotovoltaico".

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Ricerca, produzione, investimenti, cosa succede nel mondo del fotovoltaico italiano? Se ne è parlato durante il convegno “L’industria italiana del fotovoltaico“, al Solarexpo di Verona. Molti gli interventi, da quello di Gianni Silvestrini e di Pasquale Pistorio, che dirige il più importante progetto (Industrai 2015) per promuovere la ricerca in materia, fino alle testimonianze di diversi industriali italiani del settore e a quelle di chi invece gestisce fondi di investimento che puntano sul fotovoltaico.

Una parola tra tutte è la più ricorrente: “grid parity”, ossia quello che rimane l’obiettivo principale del fotovoltaico, arrivare a un costo per unità di energia almeno pari a quello delle altre fonti convenzionali. Un obiettivo ancora lontano, ma al quale l’industria del fotovoltaico si avvicina sempre di più. “I costi di produzione – spiega Silvestrini – negli ultimi anni dopo essere scesi, avevano ricominciato a salire a causa di quello che viene definito “il collo di bottiglia del silicio”, cioè la scarsità di silicio pronto per essere usato per i moduli. Ma il collo di bottiglia è stato superato l’anno scorso e ora si prevede una flessione graduale dei prezzi fino al 2010, data dopo la quale i prezzi dovrebbero scendere con più decisione. “Il futuro del solare, dunque, appare promettente con un aumento sia di domanda che di offerta e girano stime molto ottimistiche – sottolinea il direttore scientifico del Kyoto Club – come quella del giornale internazionale del fotovoltaico, Photon, che al 2010 prevede 23 GW annui di fotovoltaico installato nel mondo.

Tra gli esempi di sviluppo, Silvestrini porta quella della Germania, che l’anno scorso ha installato 1000 MW, ha esportato pannelli per 2 miliardi di euro e dove, nella parte est del paese, il fotovoltaico è divenuto il settore con più occupati. L’Italia – continua Silvestrini – è ancora lontana dai numeri di Germania e Spagna, ma ha le carte in regola per “far parte della troika solare europea”. Il solare è sempre più integrato nell’architettura e l’Italia può recuperare il ritardo con soluzioni ad hoc: punto di forza del fotovoltaico nel nostro paese deve essere l’ “Italian solar design” .

Ma la strada verso la grid parity non può che passare per l’innovazione tecnologica, e un elemento positivo del nostro apese in questo momento è la grande disponibilità di fondi pubblici stanziati per la ricerca sul fotovoltaico; oltre ai fondi della comunità europea e dei vari piani operativi regionali c’è “PPI Efficienza Energetica – Industria 2015” il progetto del Ministero dello Sviluppo Economico per incentivare la ricerca, i cui fondi sono destinati per un quarto a progetti per l’elettricità dal sole. A parlarne è Pasquale Pastorio, ex industriale di successo che ora guida Industria 2015 e che dopo aver definito il petrolio “il più grande nemico dell’umanità” per i suoi effetti ambientali, ma anche socioeconomici, dice che grazie alle nuove tecnologie “si arriverà entro il 2015 al traguardo di 1 euro per Watt installato”. Un progetto, quello di Industrai 2015, spiega Antonio Bartolini dell’IPI, l’agenzia del Ministero che vi collabora, finalizzato ad avere ricadute pratiche: da qui la scelta di finanziare idee proposte da consorzi che coinvolgano assieme istituti di ricerca e industrie e che sfocino sempre nella costruzione di un prototipo.

Che l’industria del fotovoltaico sia in movimento lo dimostrano poi gli interventi dei vari imprenditori del settore: chi sta mettendo in atto innovazioni di processo per aumentare l’efficienza, come Helios Technology di Carmignano sul Brenta che con un “trattamento integrato a scarico zero” delle acque di processo ha ridotto i costi da 600 mila euro all’anno a 250 mila. Interessante poi l’esperienza di chi,  inizia a produrre quei pannelli che più promettono di ridurre il costo del kilowatt fotovoltaico: chi cioè sta investendo sulla tecnologia dei film sottili, pellicole fotovoltaiche molto più economiche dei normali cristalli di silicio confezionati in “wafer” e poi in moduli. I vantaggi di questa soluzione – spiega Cristian Cavazzuti del gruppo Pramac già impegnato nella produzione di gruppi elettrogeni e che ora aprirà uno stabilimento per film fotovoltaico di tipo micromorph in Svizzera – sono diversi: innanzitutto non si dipende dai produttori di silicio perché il silicio dei film viene ricavato da alcuni gas ampiamente disponibili sul mercato, poi la pellicola è molto versatile nell’utilizzo in architettura, ha prestazioni di resistenza al calore migliori dei cristalli e soprattutto è meno costosa, garantendo tempi minori di pay back per chi la installa e un migliore coefficiente nel rapporto energia investita nella produzione/energia ottenuta.

Altro segmento il cui sviluppo è stato testimoniato al convegno è quello della produzione di silicio. L’industria del fotovoltaico italiano sta infatti cercando l’integrazione verticale a monte, producendo cioè anche il silicio purificato da cui ricavare panetti, wafer e poi i moduli fotovoltaici. Sono tre le aziende che hanno illustrato i progetti in corso per iniziare la produzione di polisylicon già dal prossimo anno, e due di queste la XGroup e la Silfab (emanazione di Helios Technology) producono anche celle. “L’obiettivo di un euro a Watt si può raggiungere solo con il presidio di processo, l’integrazione verticale” spiega Carlo Cotogni di XGroup, che aprirà uno stabilimento per la produzione all’estero. Silfab e Estelux, invece, stanno realizzando uno stabilimento ciascuno in Italia, a Borgofranco di Ivrea la Silfab e a Ferrara la Estelux. Entrambi gli impianti saranno pienamente operativi nel 2010 e adottano soluzioni per minimizzare l’impatto ambientale degli stabilimenti, come ad esempio l’utilizzo del trasporto su rotaia o via acqua (a Ferrara) e ridistribuire il calore prodotto nei processi a impianti di teleriscaldamento.

A smorzare gli entusiasmi del settore solo gli interventi dei gestori dei fondi di investimento attivi nelle rinnovabili, che invitano alla cautela. Altre realtà nel mondo, che spesso hanno costi di produzione dimezzati rispetto all’Italia, stanno crescendo tantissimo nel fotovoltaico – avverte Luca D’Agnese di Greenergy Capital, fondo da 51 milioni di euro che investe sulla tecnologia verde – “produrre solo commodity può essere rischioso sul medio termine, occorre integrare la filiera a valle, offrendo prodotti ma anche servizi”. Anche Nino Tronchetti Provera del fondo Ambiente s.g.r., 150 milioni di euro, invita alla cautela: non crede alle previsioni ottimistiche come quella di Photon citata da Silvestrini e mette in guardia dal rischio di sovraccapacità, di produrre cioè in eccesso rispetto alla domanda. Altro timore del gestore del fondo è quello che eventuali nuove tecnologie, magari figlie delle cifre enormi che i venture capital statunitensi stanno investendo nel settore, mettano fuori gioco quelle attuali su cui si sta investendo in Italia.

GM

16 Maggio 2008

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