Conferenza Clima: parla la politica

  • 17 Settembre 2007

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Quali strade deve percorrere la politica e il Governo per fornire una risposta chiara e concreta ai cambiamenti climatici. Alcune posizioni, in scarsa sintonia tra loro, emergono dalla tavola rotonda organizzata alla Conferenza sul Clima

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Seconda giornata della Conferenza Nazionale sui Cambiamenti Climatici: è di scena la politica che è stata chiamata a dare risposte agli allarmi emersi nella giornata precedente.
“Il rischio sui cambianti climatici è quello che si diventi pieni di buona volontà, ma che si adottino misure di scarsa efficacia”, ha affermato il direttore del Tg1 Gianni Riotta, introducendo la tavola rotonda alla quale hanno partecipato il Ministro dell’Ambiente, dello Sviluppo Economico, della Ricerca e il Presidente del Senato, Franco Marini. “Si rischia, in tema di clima, l’assuefazione e la colpevolizzazione del singolo cittadino, cosa da evitare affinché le tematiche climatiche non siano rapidamente dimenticate”, ha detto Riotta che ha anche puntato il dito sul fatto che in tema di effetto serra non ci sono soluzioni che non possiedano rischi e pericoli, ma bisogna interrogarsi piuttosto su ciò che si può fare sia per difendere il clima sia il diritto allo sviluppo economico dei Paesi del sud del Mondo.
Segnaliamo qualche passo significativo della tavola rotonda di oggi, che ha fornito l’idea di come anche a livello di compagine governativa vi siano su molti punti chiave posizioni, se non divergenti, sicuramente non in sintonia con una politica e un’azione concorde che dovrebbe contemplare la questione climatica in ogni iniziativa e scelta del paese.

Pecoraro Scanio, ministro dell’ambiente: “È necessario avere un approccio innovatore rispetto alle questioni ambientali che possa accompagnare le industrie a non subire la tutela ambientale solo ed esclusivamente come un ostacolo”. “Bisogna aiutare i nostri imprenditori a svilupparsi nei settori crescenti ed eco-compatibili come il fotovoltaico nel quale, per esempio, non è possibile che il nostro Paese sia solamente un ‘consumatore’ di tecnologie rinnovabili”.

Fabio Mussi, ministro della ricerca scientifica: “Quando si va a vedere che cosa significa protezione ambientale ci si accorge che le questioni sono molto più spinose di quelle che ci si aspetta”. “Prova di ciò risiede nel fatto che alcuni dei più grandi governi del mondo hanno negato l’effetto antropico dell’effetto serra, ma ora le cose stanno cambiando. Firmeremo domani un accordo con il Ministero della Ricerca Scientifica cinese nel quale al primo posto ci sono le questioni ambientali.
Sul problema delle risorse: “se l’economia si scontra frontalmente con la seconda legge della termodinamica, perde sicuramente. Il capitalismo nella sua forma attuale è incompatibile con il pianeta Terra. Non voglio innescare con queste parole una sorta di rivoluzione, ma voglio affermare che è necessaria una profonda revisione del sistema economico, più importante e grande della nascita dello stato sociale nel secolo scorso. Serve un piano Marshall per l’ambiente di cui l’Italia dovrebbe farsi promotrice”.
Mussi infine chiama il governo a destinare già da oggi più soldi per l’ambiente e la ricerca. Sembra anche indicare il capitolo dal quale prelevare risorse: quello delle spese per armamenti. “Siamo in un boom mai visto di spese militari, mai visto. E’ come se il mondo si stesse preparando alla terza guerra mondiale. Se una parte crescente del surplus va in armamenti, di investimenti in ricerca e tecnologia ambientale non ce ne saranno. Saranno solo chiacchiere”.

Pierluigi Bersani, ministro dello sviluppo economico: “La questione del clima non è una questione di cultura ambientale, ma di cultura e basta. Bisogna diffidare dei falsi profeti che hanno delle soluzioni rapide in materia di sviluppo sostenibile. Bisogna inserire un vincolo di razionalità alle questioni ambientali. Quando vediamo la Germania abbiamo le lenti bifocali: vediamo le loro rinnovabili, ma ci dimentichiamo del fatto che quella nazione utilizza il carbone in maniera massiccia per la generazione elettrica”. “Sul fronte delle rinnovabili non si devono inserire troppi elementi che falsino il mercato”. Altra questione affrontata da Bersani quella del mix energetico necessario per assicurare la continuità della fornitura energetica, all’interno del quale si possono fare le scelte per diminuire le emissioni.
“Con questa generazione di nucleare non vogliamo ragionare e che dobbiamo puntare su efficienza energetica e rinnovabili, ma anche sul gas. E per questo dobbiamo garantire l’infrastrutturazione. “Diamoci una mano a mettere elementi di razionalità per superare il contrasto tra ambiente ed economia”. “Guai a mettere in contraddizione i temi del cambiamento climatico con i principi della sicurezza energetica, perché i temi del clima non reggerebbero”.

Guglielmo Epifani, segretario della Cgil: “E’ mancato finora un governo dei processi complessi, non sappiamo più governare, come Paese, i processi a reti, quelli su più territori, su più interessi, in cui non basta la capacità individuale, ma serve una logica di governo coordinato”. Epifani accusa il mondo politico e anche quello economico di non essere più capaci, come in passato “di fornire un governo generale delle questioni su temi come i gas serra, la diversificazione delle fonti, la tutela del territorio. Non si può lasciare al singolo la soluzione di tutti i problemi”.

Leonardo Berlen
Sergio Ferraris

13 settembre 2007

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