Il tentativo dell’atomo

  • 31 Maggio 2007

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Si parla di "rilancio del nucleare in Italia" come soluzione agli obblighi previsti dal Protocollo di Kyoto. I fatti sono tutti a sfavore di un ritorno dell'atomo nel nostro Paese

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Dalle pagine dei giornali quasi ogni settimana siamo abituati a immaginare prossimo il “rilancio del nucleare” in Italia. Chi rimette in campo questo dibattito però non è sempre ben informato sui fatti che, a guardarli bene, sono tutti a sfavore di un ritorno dell’atomo nel nostro paese.
E’ di ieri la notizia, apparsa sui grandi quotidiani nazionali (vedi La Repubblica), che Umberto Veronesi aveva appena spedito al Presidente Napoletano una lettera dell’associazione Galileo 2001 in cui l’oncologo, insieme ad una parte della comunità scientifica italiana, si dichiarava preoccupato per la decisione da parte del nostro paese di ratificare il protocollo di Kyoto, assumendosi così impegni che non potranno essere onorati e che costeranno sanzioni per oltre 40 miliardi di euro. La soluzione proposta? Il governo faccia costruire 10 centrali nucleari e il problema sarà risolto.

Alle parole di Bersani che taglia corto e afferma che il nucleare “non possiamo permettercelo perché porterebbe un costo enorme sulle bollette delle imprese e dei cittadini”, noi di Qualenergia.it vogliamo ancora una volta ribadire (e sappiamo che non sarà l’ultima) che l’energia nucleare è impraticabile sia dal punto di vista economico sia da quello ambientale.
E’ una tecnologia che non è in grado di reggersi se non ampiamente sussidiata dallo Stato. Lo dimostra il fatto che non si costruiscono centrali dove ha preso piede la liberalizzazione del mercato elettrico e dove i governi non intervengono con incentivi sostanziosi. Ma spesso anche questo non basta. Nessuna azienda energetica si può accollare un onere così elevato e per tutto il ciclo di vita dell’impianto, che comprende anche il costoso “decomissioning”. Inoltre, ad oggi non stati risolti i problemi relativi alla sicurezza dei reattori e, soprattutto, della gestione delle scorie radioattive. Infine, l’uranio è una risorsa limitata in natura che, al ritmo di utilizzo attuale, potrebbe essere sufficiente ancora per pochissimi decenni.
Vale la pena di distogliere risorse limitate a favore di una tecnologia che oggi è in declino ovunque e copre, dopo oltre mezzo secolo di vita, solo una percentuale minima del fabbisogno elettrico mondiale?

Per avere un quadro di cosa significa oggi un impegno sul nucleare vi rinviamo ad alcuni dei nostri più recenti articoli sull’argomento:

Nucleare insostenibile
Il rapporto di Greenpeace, “The economics of nuclear power”, afferma che l’energia nucleare è un’opzione anti-economica e non può essere un’alternativa nella lotta contro i cambiamenti climatici

L’atomo non è amico del clima
Se la risposta all’aumento delle temperature del Pianeta fosse il nucleare non si farebbe altro che sostituire a un rischio un altro rischio ancora più elevato. Da un rapporto dell’Oxford Research Group.

Nucleare ad alto prezzo
Per smantellare le centrali nucleari italiane e gestire i rifiuti radioattivi, l’Italia dovrà spendere oltre quattro miliardi di euro

LB

31 maggio 2007

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