La 500 Miglia di Indianapolis (Indianapolis 500) è la più famosa gara automobilistica degli Stati Uniti d’America riservata a grandi cilindrate che percorrono l’autodromo ad una media di 300 km/h. Nata nel 1911, si svolge nel fine settimana del Memorial Day sul circuito ovale dell’Indianapolis Motor Speedway (quest’anno domenica 27 maggio). Il patron della corsa, Tony Gorge, è stato appena premiato dalla National Farmers Union (l’unione degli agricoltori statunitense) proprio perché quest’anno le automobili in gara faranno il pieno al 100% con bioetanolo ottenuto dalle colture americane del Midwest.
Secondo Coldiretti “da queste coltivazioni è possibile produrre energia rinnovabile in grado di generare un circolo virtuoso che concilia il rispetto delle risorse ambientali (un uso corretto e non intensivo) con l’esigenza di ridurre l’inquinamento atmosferico”.
Come è stato valutato in un recente rapporto della EIA (vedi articolo su qualenergia.it) sullo sviluppo dei biocarburanti negli Stati Uniti, lo scenario futuro del bioetanolo potrà essere il seguente: dai 4 miliardi di galloni del 2005 si passerà a 14,6 miliardi di galloni entro 2030 (circa l’8% del consumo della benzina). Di questi, solo 300 milioni di galloni saranno ottenuti da fonti celluloiche della biomassa, mentre la gran parte sarà ottenuta dal cereale. Notizia più recente è che a fine 2007 negli Stati Uniti circa 140 stabilimenti in tutto il paese produrranno quasi 7 miliardi di galloni di etanolo. Attualmente l’etanolo viene venduto agli automobilisti miscelato al 46% con la benzina.
Per quanto riguarda l’Italia, dove finora nei normali distributori italiani non viene venduto carburante ottenuto da coltivazioni agricole, a differenza di quanto accade in altri paesi europei, Coldiretti ritiene ormai necessario recuperare il ritardo accumulato. Le condizioni esistono – dice l’associazione – perché non mancano terreni, professionalità e tecnologie adeguate anche per evitare di ricorrere alle importazioni che, come nel caso dell’olio di palma proveniente dall’Asia, stanno provocando il disboscamento di intere foreste vergini in Indonesia, Malesia e Cina mettendo a rischio ambiente e biodiversità.
LB
6 marzo 2007