Stati Uniti: la corte suprema discute di clima

  • 30 Giugno 2006

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La giustizia statunitense fissa un'importante punto in fatto di clima. Si tratta dell'ennesima incrinatura del fronte anti Kyoto negli Usa che fà ben sperare in un'inversione di rotta.  di Gianni Silvestrini

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La macchina della giustizia americana potrebbe rimettere in carreggiata gli Usa nella battaglia sul clima. La Corte Suprema ha infatti dichiarato ammissibile il ricorso di 12 Stati, fra cui California e Illinois, di tre città, New York, Baltimora e Washington, e di molte associazioni ambientaliste nei confronti dell’Epa (l’agenzia di protezione dell’ambiente). Oggetto del contenzioso, il rifiuto dell’Agenzia federale di adottare standard sulle emissioni di anidride carbonica delle automobili.

Il caso che verrà discusso questo autunno è seguito con particolare interesse dalla California, la cui decisione di porre limiti rigorosi alle emissioni climalteranti a partire dal 2009 incontra una fiera resistenza da parte delle case automobilistiche. Ma la valenza della sentenza avrà effetti ben più ampi in quanto la condanna dell’Epa aprirebbe una crepa nella politica di Bush sull’effetto serra riaprendo la discussione sul dopo Kyoto. C’è chi prevede infatti che dopo le auto verrebbero regolamentate anche le emissioni delle centrali elettriche e a questo punto gli Usa potrebbero riallinearsi alle posizioni sul clima degli altri Paesi industrializzati.

La vicenda ha origine nel 1999 con la richiesta ambientalista all’Epa di porre dei limiti alle emissioni di CO2 degli autoveicoli sulla base del “Clean Air Act”, la legge quadro sulla qualità dell’aria approvata dal Parlamento nel 1970. La risposta dell’Agenzia arrivò solo dopo quattro anni e fu negativa. L’Epa non riteneva di dover intervenire con la motivazione che l’anidride carbonica non poteva essere considerata in senso stretto un inquinante. Si trattava di una scelta politica allineata con le posizioni anti-Kyoto di Bush, considerando che quando il Clean Air Act era stato approvato la questione del riscaldamento del Pianeta non era ancora entrata nell’agenda politica.

Insomma, il giudizio della Corte Suprema sulla legittimità della posizione dell’Epa rappresenta un ulteriore scricchiolio della sempre più indifendibile posizione di chiusura degli Usa nei confronti dell’impegno sul clima.

 
Gianni Silvestrini

30 giugno 2006

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