Verso dazi Ue alle auto elettriche cinesi: i ritocchi della Commissione

Bruxelles pubblica una bozza di decisione per i dazi compensativi antidumping sull'import da Pechino dei veicoli a batteria: aliquote riviste al ribasso, mentre Tesla godrà di un trattamento specifico.

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Entra sempre più nel vivo la battaglia dell’Unione europea alle auto elettriche cinesi.

Il 20 agosto nell’ambito dell’indagine anti-sovvenzioni iniziata nel settembre 2023 e tutt’ora in corso, la Commissione europea ha divulgato alle parti interessate la bozza di decisione (link in basso) per imporre dazi compensativi definitivi sulle importazioni di veicoli a batteria prodotti dal gigante asiatico.

Una decisione basata sulle crescenti preoccupazioni circa il recente e rapido aumento delle esportazioni a basso prezzo di veicoli elettrici provenienti dalla Cina che penalizzano i produttori europei.

Questa bozza – riferisce l’esecutivo comunitario in una nota – riflette i commenti ricevuti dalle parti interessate sui dazi compensativi provvisori pubblicati il ​​4 luglio 2024, nonché la conclusione di una serie di fasi investigative che non erano state completate nella fase provvisoria.

L’Ue ha divulgato il documento per dare alle parti interessate l’opportunità di commentarlo, come è stato fatto anche nella fase provvisoria. Una volta che la Commissione avrà analizzato tutti i commenti e che gli Stati membri avranno espresso il loro parere, la decisione finale sarà pubblicata nella Gazzetta ufficiale dell’Unione europea.

Tra le novità introdotte rispetto alla versione dello scorso 4 luglio la principale è la modifica delle aliquote dei dazi per alcune aziende specifiche:

  • Saic passa dal 37,6% al 36,3%
  • Geely passa dal 19,9% al 19,3%
  • Byd passa dal 17,4% al 17%.

Le altre e-car cinesi venivano poi divise tra quelle prodotte da case automobilistiche che hanno collaborato con l’indagine della Commissione e quelle che non lo hanno fatto. Le prime avranno un dazio medio del 21,3% (era il 20,8% a luglio), le seconde del 36,3% (dal 37,6% iniziale).

Ricordiamo che a metà maggio anche gli Stati Uniti hanno attuato misure protezioniste in questo senso, aumentando l’aliquota sulle auto a batteria provenienti da Pechino dal 25% al 100%.

Per quanto riguarda Tesla, si è deciso di concedere un’aliquota doganale specifica, fissata al 9%. L’azienda aveva presentato una “richiesta motivata” per un esame individuale.

“Eventuali differenze nei livelli dei dazi riflettono i diversi livelli di sovvenzione tra i diversi regimi”, ha spiegato la Commissione europea in un Q&A sull’argomento.

Non è prevista la riscossione retroattiva di questi dazi: “I risultati dell’indagine – si legge – come delineato nel progetto di misure definitive divulgato, indicano che i requisiti legali per la riscossione retroattiva dei dazi non sono soddisfatti”.

Uno dei principali dubbi sollevati sull’introduzione dei dazi proveniva dalla Germania. L’associazione automotive tedesca Vda afferma che questa soluzione danneggerebbe “sia i consumatori sia le aziende europee”, perché “sarebbero colpiti non solo i produttori cinesi ma anche le joint venture con le aziende Ue”.

Marchi come BMW, Volkswagen e Mercedes-Benz potrebbero essere interessati dalla misura, perché hanno allestito enormi stabilimenti di produzione in Cina e beneficiano di sussidi e sovvenzioni locali.

La bozza pubblicata dalla Commissione introduce la possibilità in questi casi di beneficiare dell’aliquota di dazio più bassa prevista per le società collegate che hanno collaborato con l’indagine.

Le parti interessate hanno la possibilità di richiedere audizioni con i servizi della Commissione e di presentare osservazioni entro 10 giorni. Dopodiché l’esecutivo comunitario presenterà la determinazione finale al Comitato degli strumenti di difesa commerciale, composto dai rappresentanti degli Stati membri, che si esprimerà con un voto vincolante.

Entro e non oltre il 30 ottobre 2024 sarà pubblicato nella Gazzetta ufficiale un regolamento di esecuzione della Commissione contenente le conclusioni definitive dell’inchiesta.

Tutte le misure previste saranno in vigore per 5 anni, prorogabili su richiesta motivata e successiva revisione.

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