Un progetto italiano per riscaldare Helsinki con le fonti rinnovabili

Con dieci isole galleggianti di fronte Helsinki, la capitale finlandese potrebbe passare dal carbone alle rinnovabili per scaldarsi, e accumulare energia. in appena 8 anni.

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La prima vittima del ricatto russo del gas è stata la Finlandia, paese che, a differenza delle grandi compagnie fossili, in ginocchio davanti a Gazprom, si è rifiutato di pagare in rubli quello che per contratto doveva essere pagato in euro.

Così il Cremlino ha deciso di chiudere i rubinetti. Ma ciò non farà poi troppo male ai finlandesi, visto che la quota di energia che deriva dal metano è appena il 5% del totale.

In particolare, il paese scandinavo non usa quella combustibile per scaldare le case, a differenza nostra, affidando invece questo compito a sistemi di teleriscaldamento alimentati a legname, carbone o rifiuti.

Ma la Finlandia vuole andare oltre: nei prossimi anni intende affidare il riscaldamento delle sue città alle fonti rinnovabili, e senza bruciare più nulla, cominciando proprio da Helsinki, città di 650mila abitanti, che oggi riceve il suo calore per il 92% da centrali alimentate a carbone.

Nel 2021 la capitale finlandese ha lanciato il concorso “Helsinki Energy Challenge“, a cui hanno partecipato decine di studi professionali di tutto il mondo.

Fra questi ha vinto il torinese Carlo Ratti e associati, con una proposta decisamente originale. Si chiama Hot Heart, ed è la costruzione di 10 isole galleggianti nel mare di fronte alla capitale, che in realtà saranno dei grandi serbatoi, destinati ad essere riempiti d’acqua calda ottenuta tramite energia rinnovabile.

“Le isole saranno anche utilizzabili in altro modo: coprendole con cupole trasparenti e facendo rilasciare un po’ del calore accumulato dall’acqua attraverso la loro copertura; si trasformeranno in grandi serre galleggianti, anche con foreste tropicali, da destinare a luoghi di svago per gli abitanti di Helsinki e i turisti, o per altri usi”, ci ha detto l’architetto Carlo Ratti.

Ma per scaldare un’intera città nell’interminabile inverno finlandese, avrete bisogno di accumulare una enorme quantità di energia termica.

“Infatti ogni isola avrà un diametro di 225 metri, per una profondità di una decina, con uno spesso strato di isolante termico lungo tutta la superficie esterna, per ostacolare la perdita di calore verso il mare”.

E come scalderete quell’enorme quantità di acqua?

“Con pompe di calore che estrarranno il calore dal mare, portando quella nei serbatoi fino a 80 °C alla fine dell’estate. Dopo di che, con l’immissione dell’acqua nel sistema di teleriscaldamento cittadino, prevediamo che la temperatura scenderà gradualmente, fino ad arrivare ai 5 gradi all’inizio dell’estate successiva. L’energia per scaldare l’acqua arriverà tutto l’anno da centrali solari e, soprattutto, eoliche, distribuite lungo la costa o offshore, che utilizzeranno per l’accumulo termico soprattutto gli eccessi di produzione: le isole, insomma, saranno gigantesche ‘batterie di calore’ usate anche per regolarizzare la produzione elettrica intermittente da rinnovabili” (qui sotto uno schema del sistema).

Ma non era più semplice realizzare grandi depositi termici a terra, per esempio con tubi immersi in letti di roccia, come è stato fatto in altri paesi?

“Il nostro sistema ha vinto il concorso anche perché si è dimostrato più economico e semplice da integrare con le attuali reti di teleriscaldamento rispetto alle altre proposte: le isole costano meno delle perforazioni, oltre ad avere il secondo uso detto prima”.

L’idea sembra ottima, ma, vista la scala su cui verrà applicata e il fatto che è del tutto innovativa, non è anche molto costosa?

“No, in realtà non lo è: tutto il sistema dovrebbe venire a costare circa un miliardo di euro. Può sembrare tanto, ma alla fine per recuperare l’investimento e mantenere il sistema, il kWh termico fornito agli abitanti di Helsinki costerà circa un 10% in meno. Buona parte dell’economicità si deve al fatto che l’energia solare ed eolica oggi costano molto meno di gas, petrolio, nucleare o carbone, e da loro non ci saranno le brutte sorprese su prezzi e disponibilità che stiamo vedendo in questi mesi con i combustibili fossili. Inoltre, le nostre isole-batterie termiche accumuleranno quell’energia proprio nei momenti della giornata in cui avrà il prezzo più basso”.

Come pensate di procedere adesso?

“Con la realizzazione di un primo prototipo di isola: circa tre settimane fa abbiamo avuto un incontro molto positivo con il sindaco di Helsinki. Questo primo modello sarà più piccolo, circa 10-100 metri di diametro, e sarà collocato poco al largo della costa di Helsinki. Servirà a testare le performance del sistema, prima di passare alla realizzazione su scala urbana. Se tutto funzionerà come pensiamo, dovrebbe essere completato entro il 2030”.

Sarà un progetto una tantum o pensate che possa essere replicato altrove?

“Il progetto è nato dal contesto urbano di Helsinki, ma è del tutto replicabile in qualunque città dotata di un affaccio su mare, laghi o altri bacini idrici. Per esempio, le città di Amsterdam e Stoccolma si sono interessate a questo modello e abbiamo avviato un dialogo con loro”.

E in Italia?

“Da noi non mancano di certo i centri urbani vicini a grandi superfici d’acqua. Trattandosi di batterie termiche, il loro funzionamento non è solo applicabile per portare calore in città fredde, ma può essere invertito per consentire il raffrescamento in città calde. Al di là del nostro Paese, possiamo immaginare un sistema analogo, ma basato sull’immagazzinamento di frigorie, invece che di calorie, cosa che risponde bene ai bisogni di città del bacino del Mediterraneo o del Medio Oriente”.

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