Troppo lenta e troppo fossile è la transizione energetica post-Covid

È necessario accelerare gli investimenti in fonti rinnovabili e la riduzione delle emissioni. Lo studio McKinsey.

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Gli effetti sul clima della crisi economica da Covid-19 saranno modesti se non ci sarà un’accelerazione delle politiche globali per la transizione energetica.

È il messaggio-chiave del nuovo studio di McKinsey, Global Energy Perspective 2021 (link in basso), dove gli analisti hanno individuato cinque elementi principali nell’ambito del loro “Reference Case”, vale a dire, lo scenario di riferimento basato sulla continuazione delle tendenze esistenti.

In sostanza, affermano gli analisti, la domanda energetica è destinata a risalire ai livelli ante-Covid nel giro di 1-4 anni con l’eccezione del carbone, che non tornerà più sui numeri registrati nel 2019.

Per McKinsey la domanda complessiva di combustibili fossili raggiungerà il picco nel 2027 come conseguenza di una crescente elettrificazione dei consumi energetici finali (ad esempio nei trasporti e negli edifici) grazie anche allo sviluppo dell’idrogeno verde prodotto con elettrolisi dell’acqua, partendo da elettricità 100% rinnovabile.

Più in dettaglio, secondo McKinsey, nel 2035-2036, il 50% della fornitura globale di energia elettrica sarà coperto dalle fonti rinnovabili. E mentre il carbone, si legge nello studio, ha già raggiunto il suo picco nel 2014, per petrolio e gas bisognerà aspettare rispettivamente il 2029 e 2037.

Tuttavia, le risorse fossili nel Reference Case continueranno a giocare un ruolo di primo piano nel mix energetico al 2050, si veda il grafico sotto.

Con il risultato che le emissioni di CO2 correlate agli usi energetici rimarranno piatte fino quasi al 2030 per poi diminuire gradualmente del 25% circa entro metà secolo.

Troppo poco, insomma, per stare in linea con l’obiettivo di limitare il surriscaldamento globale a 1,5 gradi centigradi come previsto dall’accordo di Parigi.

Il prossimo decennio sarà cruciale, scrive McKinsey, perché le emissioni globali dovranno scendere del 50% entro il 2030, per seguire la traiettoria indicata a Parigi (1.5°C Pathway nel grafico sopra), con “rapidi e sostanziali cambiamenti” del modo in cui le nostre società alimentano le rispettive economie.

Al contrario, nello scenario di riferimento, petrolio e gas assorbiranno ancora metà degli investimenti nel settore energetico al 2035.

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