Treni a idrogeno e produzione, Trenord pensa a “una Hydrogen Valley” in Lombardia

Sei convogli saranno operativi dal 2023 e si studiano gli impianti per ottenere l'idrogeno. Il discutibile progetto H2iseO nel Sebino e in Valcamonica.

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Acquisto di nuovi treni alimentati a idrogeno – che serviranno dal 2023 la linea non elettrificata Brescia-Iseo-Edolo in sostituzione degli attuali mezzi diesel – e realizzazione di centrali per la produzione dello stesso idrogeno.

Questo il cuore del progetto denominato H2iseO, tramite il quale Trenord e la controllata Fnm vogliono promuovere nel Sebino e in Valcamonica quella che chiamano la prima “Hydrogen Valley” italiana.

Per ora il Cda di Fnm ha deliberato l’acquisto di 6 elettrotreni a idrogeno, con l’opzione per la fornitura di altri 8, investimento che è stato preliminarmente stimato in oltre 160 milioni, spiega una nota dell’azienda.

I primi di questi convogli, prodotti da Alstom, saranno consegnati entro il 2023 e andranno in locazione a Trenord, per sostituire i vecchi convogli diesel in servizio dai primi anni ’90 (gli Aln 668).

“In Europa Alstom ha già dato prova dell’affidabilità dei suoi sistemi di trazione a emissioni zeri. In Germania il treno iLint, il primo treno a idrogeno al mondo, da settembre 2018 ha percorso ~250.000 km in servizio passeggeri su una tratta in Bassa Sassonia (si veda qui, ndr). I nuovi treni alimentati ad idrogeno che FNM ha deciso di acquistare sono sviluppati sulla base della piattaforma Alstom Coradia Stream e sono in larga misura identici ai treni Donizetti già in uso a Trenord. Ciò consente di ridurre i tempi di consegna e conseguire possibili sinergie in ambito manutentivo”, si legge nel comunicato di Fnm.

Secondo step del progetto, si spiega è un’analisi di fattibilità preliminare degli impianti di produzione dell’idrogeno necessari per attivare il servizio. Il primo impianto sarà realizzato da Fnma Iseo tra il 2021 e il 2023: sorgerà nell’area del Deposito di Trenord d e prevede il ricorso iniziale alla tecnologia Steam Methane Reforming (SMR), da metano/biometano, con cattura e stoccaggio della CO2 prodotta, per la produzione di “idrogeno blu”.

Entro il 2025 saranno inoltre realizzati uno o due ulteriori impianti di produzione e distribuzione di idrogeno da elettrolisi (cosiddetto idrogeno verde) lungo il tracciato della ferrovia, in partnership “con operatori energetici di primario standing con cui Fnm sta definendo un’intesa”.

Si prevede infine, sempre entro il 2025, di estendere la soluzione idrogeno al trasporto pubblico locale, a partire dai circa 40 mezzi gestiti in Valcamonica da FnmAutoservizi (società al 100% di FNM), con la possibilità di aprire all’utilizzo da parte della logistica merci e/o privata.

Anche FS Italiane, ricordiamo si sta muovendo in questa direzione: nelle settimane scorse ha firmato un memorandum of undertanding con Snam “per valutare la fattibilità tecnico-economica e nuovi modelli di business legati allo sviluppo e la diffusione dei trasporti ferroviari a idrogeno in Italia.”

La stessa Snam, a giugno, ha siglato un accordo quinquennale con Astom per realizzare in Italia, “già ad inizio del 2021”, progetti di mobilità ferroviaria comprensivi sia dei treni alimentati a idrogeno sia dell’infrastruttura tecnologica necessaria all’approvvigionamento, oltre che dei servizi di gestione e manutenzione dei mezzi.

Riteniamo che alimentare i treni ad idrogeno non sia una soluzione di ampia portata, perché qui l’elettrificazione delle linee è e sarà la soluzione più concreta e competitiva.

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