Sul gas in Sardegna la palla torna al Mase

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La Regione ha da poco inviato al ministero le osservazioni sulla bozza di Dpcm per la metanizzazione. Critiche le associazioni Fer e ambientaliste, che rilanciano il modello 100% rinnovabili.

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L’intera questione energetica sarda si può osservare fotografando tutto ciò che è avvenuto negli ultimi giorni.

In primis la Giunta regionale, che ha da poco inviato al Mase le proprie osservazioni sulla bozza di Dpcm per la metanizzazione dell’isola, come confermato direttamente a QualEnergia.it dall’assessorato all’Industria.

Atto che dovrebbe abrogare e sostituire l’attuale Dpcm Sardegna, cioè quello emanato dal Governo Draghi tre anni fa per il phase out dal carbone in questo territorio.

Sul testo del 2022, però, è intervenuto il Consiglio di Stato con sentenza pubblicata il 16 maggio scorso, respingendo il ricorso presentato dalla precedente Giunta sarda guidata da Christian Solinas.

Una pronuncia che si sarebbe potuta evitare se l’attuale Giunta e il Mase fossero arrivati a un accordo, come chiarisce lo stesso Tribunale quando spiega di esserci ritrovato “in assenza di elementi o documenti depositati che inducano a ritenere che l’ulteriore concessione di un rinvio possa agevolare la bonaria definizione della controversia”.

Intanto c’è chi dice no, come nel caso di Wwf, Legambiente, Greenpeace e Kyoto Club, che criticano aspramente l’ipotesi della metanizzazione spinta in Sardegna, al pari di quanto fatto dalle associazioni delle Fer che oggi, 19 maggio, sono a Cagliari per un convegno di approfondimento sullo studio “Sardegna 100% rinnovabili” (si veda Sardegna con 100% di rinnovabili elettriche. Si può fare?).

Le divisioni vengono fuori anche tra gli stakeholder territoriali. Basti pensare ai sindacati, da un lato, che si schierano in favore dell’infrastrutturazione gas, e al Consorzio industriale provinciale oristanese, dall’altro, che critica il mancato coinvolgimento degli attori locali e avverte sui problemi che può generare la realizzazione di navi rigassificatrici.

Le infrastrutture gas nella bozza di Dpcm

Secondo le bozze circolate nelle ultime settimane, Mase e Regione si stanno confrontando sulla possibilità di realizzare una prima nave rigassificatrice (Fsru, dall’acronimo inglese) nel porto di Oristano e, in caso di conversione a gas della centrale a carbone di Fiume Santo, una seconda nave di questo tipo a Porto Torres.

Il trasporto nell’isola verso consumatori industriali e domestici avverrà attraverso la costruzione di nuove reti, la conversione delle condotte che attualmente vettorizzano Gpl o altri gas e l’uso della distribuzione su gomma per il Gnl.

A ciò si aggiunge un meccanismo di perequazione dei costi gas al livello medio del sud Italia.

Non mancano prescrizioni in campo elettrico, come nel caso dei collegamenti Tyrrhenian Link, Sacoi e Hypergrid Hvdc, oltre alla generica realizzazione di nuova capacità a fonte rinnovabile, ma nessun passo avanti sullo storage, visto che ci si limita a puntare sui 550 MW di batterie già contrattualizzate dal capacity market.

La posizione della Regione e il favore dei sindacati

La posizione della Giunta regionale sulla questione energetica sarda è stata rilanciata in due occasioni nell’ultima settimana. Venerdì 16 maggio, durante il Forum Verso Sud a Sorrento, la presidente Alessandra Todde ha ribadito il suo concetto di “transizione energetica, con una politica basata sulla combinazione idroelettrico, fonti rinnovabili” e “con il gas utilizzato per la produzione industriale al posto del carbone. Puntando sulla programmazione e non sulle autorizzazioni a macchia di leopardo e senza regole, con un investimento da 700 milioni per rendere i centri urbani e rurali protagonisti attraverso l’autoproduzione e le Comunità energetiche”.

Lo stesso giorno l’assessore all’Energia Emanuele Cani ha incontrato le sigle sindacali, spiegano come sia “unanime la convinzione che il gas rappresenti una soluzione ad alcuni dei problemi energetici delle aree industriali sarde. È stata pertanto rimarcata l’esigenza di giungere al più presto all’approvazione del dpcm“.

Fausto Durante, segretario Cgil Sardegna, ha giudicato “positivamente le modifiche proposte dalla Regione alla bozza di Dpcm Mase”, dando seguito “al nuovo sistema energetico dell’isola”. La conversione a gas della centrale di Fiume Santo, in particolare, è “fondamentale per la stabilità del sistema elettrico regionale”.

Le associazioni che dicono no al metano

Netta la bocciatura della bozza di Dpcm Sardegna che arriva invece da Wwf, Legambiente, Greenpeace e Kyoto Club, che in una nota sottolineano come già “il progetto di metanizzazione proposto nel 2015 sia fallito perché era antistorico. Infatti, per gestire il periodo transitorio tra la chiusura delle centrali a carbone e il sistema delle rinnovabili sono eventualmente sufficienti pochi, piccoli depositi costieri”.

Oggi, “con il programma di opere tracciato, in pratica si rinuncia alla possibilità del salto tecnologico, cioè sfruttare il fatto che gran parte della Sardegna non sia metanizzata per favorire l’elettrificazione e una transizione diretta alle Fer”.

Tutto ciò “senza considerare l’impatto ambientale di questa inutile strategia; altro che impatto delle rinnovabili”.

Sulla stessa linea la nuova associazione Sardi per le rinnovabili (Saper), che aggiunge: “Ci appare inutile e sicuramante non al passo con i tempi” la strada del metano, “ma sembra che la Regione Sardegna abbia già deciso non solo per la riconversione, ma anche per la realizzazione di una semi dorsale del gas alimentata con due rigassificatori”.

A mettersi di traverso, come accennato in precedenza, è anche il Consorzio industriale provinciale oristanese, per il quale la sua area di competenza “sarà pesantemente interessata” dall’installazione del rigassificatore e dei suoi collegamenti.

“Analoghe infrastrutture posizionate in altri porti nazionali ed esteri hanno introdotto delle pesanti limitazioni alle attività (lavorazioni o movimentazioni di navi) che possono essere svolte in prossimità della Fsru, con ulteriori limitazioni durante le fasi di periodico riempimento delle cisterne della stessa. Questo comporta che durante la fase di rifornimento della Fsru potrebbe essere impedito il passaggio delle navi nel canale portuale con pesanti ripercussioni e danni economici per aggravio noli nave e ritardi nelle consegne in capo agli operatori economici, nonché potrebbe impedire lo sviluppo futuro dei traffici crocieristici che, pur lentamente, stanno prendendo piede nel porto”.

Infine, secondo il consorzio, “l’eventualità di limitare o rendere più onerose le attività e le movimentazioni navali in capo agli operatori economici del porto di Oristano deve essere assolutamente evitata perché, in alternativa, andrebbero definite opportune forme di compensazione”.

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