Politiche, strategie e relative proteste sulle rinnovabili in Sardegna hanno perso l’attenzione delle cronache nazionali, salvo qualche ritorno di fiamma quando a scontrarsi sono direttamente Regione e Governo (si veda Le ragioni di Sardegna e Mase su aree idonee e autorizzazioni).
Nell’isola, invece, la vicenda è tutt’altro che sopita e il dibattito non è monopolizzato solo da coloro che si oppongono alla realizzazione degli impianti.
“Sardi per le rinnovabili” (Saper), ad esempio, è un’associazione nata a gennaio che più di recente è entrata nel vivo della sua missione.
“Per il momento siamo quasi cento iscritti tra cittadini, tecnici, ingegneri, agricoltori e agronomi; persone interessate al tema sia per questioni lavorative sia per motivi personali”, come spiega a QualEnergia.it Maurizio Pitzolu, tra i fondatori di Saper e membro del comitato esecutivo.
“Questa nuova realtà è nata perché si è percepito il bisogno di avere un interlocutore regionale fatto da persone del posto. Ora stiamo lavorando su tre fronti. Prima di tutto, informare le persone sulla reale situazione delle rinnovabili attraverso una comunicazione vera, tecnicamente valida e supportata dalla scienza. Inoltre intendiamo fare formazione e organizzare dibattiti pubblici per far comprendere a tutti il significato reale della transizione ecologica e di quella energetica”.
Infine, “stiamo provando a sostenere il finanziamento degli impianti da parte dei cittadini con il crowdfunding”.
L’idea della neo associazione è di sfruttare le piattaforme già esistenti, ponendo l’associazione come una sorta di garante che faccia lo screening delle iniziative più interessanti.
In questo modo si potrà rispondere a una delle critiche principali mosse in Sardegna contro le fonti rinnovabili: l’idea che siano solo un business degli imprenditori venuti dal Continente da cui è escluso ogni vantaggio per i territori.
“La riduzione del costo dell’energia che si ottiene con le rinnovabili è un beneficio per tutti i cittadini”, rimarca Pitzolu, che aggiunge: “Queste stesse persone potranno aderire al crowdfunding ottenendo un interesse sul capitale impiegato come finanziamento oppure diverranno titolari di una quota dell’impianto, ricevendo un ritorno dalla vendita dell’energia generata”.
Il coordinamento tra Saper, Italia Solare e Fimser
Maurizio Pitzolu, oltre a essere uno dei fondatori di “Sardi per le rinnovabili”, è anche referente nell’isola di Italia Solare. Al momento le due associazioni “collaborano molto e hanno previsto delle conferenze a giugno, dove sarà presente, tra gli altri, Legambiente”.
Per l’occasione sarà approfondito il documento “Analisi di possibili traiettorie per la transizione energetica in Sardegna” realizzato dal Politecnico di Milano.
Il coordinamento regionale di soggetti e movimenti favorevoli alle rinnovabili si allarga a Fimser, cioè la Federazione italiana mediatori sociali energie rinnovabili, partita proprio dalla Sardegna quest’anno con intenti analoghi a quelli di Saper. “L’ambizione è di scalare a livello nazionale”, spiega Pizzolo, che fa parte di Fimser e si fa carico del coordinamento tra le diverse realtà.
La Federazione ha nella sua mission la difesa “degli interessi dei lavoratori delle Fer che oggi non ricadono in un sindacato specifico. Tema toccante quello dell’occupazione, perché molte persone, dai liberi professionisti ai piccoli imprenditori, vedono messa a rischio la loro attività” a causa della lotta contro le le fonti sostenibili.
Troppi no alle rinnovabili portano al gas
Qual è, dunque, la fotografia che si può scattare oggi in Sardegna in tema di fotovoltaico ed eolico? “A livello politico si continua a fare demagogia parlando di difesa dalla speculazione. Poi ci sono le sentenze dei tribunali che mettono in difficoltà la politica, che però continua a portare avanti le sue posizioni” (si veda anche Autorizzazioni Fer, la Consulta boccia la moratoria della Sardegna).
Negli ultimi mesi “c’è stato un rafforzamento di queste posizioni tra i cittadini che portano avanti le stesse idee”.
Gli operatori del settore, dal canto loro, “si contrappongono a questa visione, pur essendo in un numero minore, ma cominciando a essere più organizzati”.
Per Pitzolu, in conclusione, “c’è stata una piccola riscossa che sta dando i suoi frutti, anche se pesano ancora le fake news e un certo tipo di comunicazione”.
Una riscossa che si auspica possa mettere in guardia i cittadini sardi da tutto ciò che comporta, a livello energetico, una strategia scarsamente orientata alle rinnovabili: “Si stanno portando avanti i progetti legati al metano, ai rigassificatori alla conversione a gas delle ex centrali a carbone, invece di fare direttamente una transizione basata sulle rinnovabili”.
Il rischio è di un amaro risveglio, perché tendenzialmente i cittadini dell’isola non sanno come funziona il sistema energetico, non sono particolarmente favorevoli alla metanizzazione e non hanno precisa contezza di quanto stia accadendo.
Una combinazione rischiosa che ostacola la presa di coscienza: “I comitati che si espongono contro le rinnovabili non si espongono contro il gas! Forse non hanno una posizione o semplicemente non gli interessa”.