La Sardegna punta a un accordo “in tempi stretti” sul Dpcm per l’energia

Proseguono le trattative della Regione con il Mase. Intanto la Cgil si schiera a favore della dorsale gas, mentre la presidente Todde apre alle rinnovabili "per le comunità" e senza speculazioni.

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Realizzare subito la dorsale per metanizzare la Sardegna, evitare lo sviluppo “eccessivo” delle fonti rinnovabili che farebbe colonizzare l’Isola da pale eoliche e pannelli fotovoltaici.

Questa, in sintesi, la via da seguire per la transizione energetica sarda, tracciata nel documento diffuso il 5 agosto dalla Cgil, in seguito all’incontro avuto il 1° agosto dalla stessa Cgil con l’assessore all’Industria della Regione, Emanuele Cani.

Quest’ultimo, si legge nel documento, “ha confermato la volontà della Giunta di procedere con il piano di metanizzazione per il quale è in corso una trattativa con il governo nazionale, al fine di arrivare in tempi stretti all’accordo definitivo su un nuovo Dpcm Sardegna”.

Ricordiamo che il Dpcm varato dal governo Draghi, con le misure per le nuove infrastrutture energetiche dell’Isola, è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale a maggio 2022.

La precedente giunta Solinas aveva presentato ricorso prima al Tar e poi al Consiglio di Stato contro il provvedimento, che prevede, in particolare, la realizzazione del cavo elettrico sottomarino Tyrrhenian Link da 1.000 MW e il collegamento “virtuale” con navi spola e rigassificatori per portare sull’Isola il gas naturale liquefatto (Gnl).

C’era poi stata un’altra bozza di Dpcm, diffusa a gennaio, che prevedeva la dorsale, ma naufragata con il cambio di giunta. Le trattative Regione-Mase sul nuovo Dpcm ora sono in pieno svolgimento (il CdS non si è ancora pronunciato nel merito) ed entro settembre, è emerso dall’incontro dei sindacati con l’assessore Cani, la giunta della Sardegna dovrebbe inviare al Mase le sue proposte.

Todde: più rinnovabili per le comunità sarde

Tuttavia, la posizione della Sardegna sulla dorsale del gas sembra più sfumata di come emerge dal documento della Cgil, con maggiore apertura alle rinnovabili.

A fine luglio, infatti, la governatrice Alessandra Todde, parlando a margine di un evento della Cisl a Cagliari, ha affermato che “la Sardegna deve produrre energia per sé stessa ed essere grossista sul mercato, per fare in modo di poter dare l’energia elettrica a poco prezzo alle nostre comunità e alle imprese”.

La stessa Todde ha precisato che “questo è un momento storico: noi possiamo produrre energia elettrica, la possiamo produrre per le nostre comunità, mentre il gas lo importiamo a caro prezzo e non possiamo incidere in alcun modo su questo, quindi noi dobbiamo affrontare questo tipo di transizione per quello che è più conveniente per noi”.

Queste dichiarazioni sembrano un po’ in contrasto con il progetto di metanizzare l’Isola e vanno invece nella direzione delle energie pulite.

Il tutto mentre si consuma un’accesa campagna stampa dell’Unione Sarda contro le rinnovabili e a difesa di metano e carbone. Nel frattempo, ricordiamo, la Sardegna ha approvato una moratoria di 18 mesi contro nuovi impianti Fer in attesa di definire con chiarezza le aree idonee.

“Ci siamo presi la responsabilità di governare e sappiamo bene cosa dobbiamo fare per fermare la speculazione senza interrompere la transizione ecologica”, ha ribadito la presidente intervistata da Fanpage.it il 4 agosto.

La Sardegna, ha concluso la Todde nella stessa intervista, “per insolazione, ventosità e scarsa densità di popolazione in un territorio particolarmente vasto, è una terra che si presta più di tante altre alla produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili, dobbiamo fare in modo che questo rappresenti per tutti noi un’opportunità e non una minaccia”.

La posizione “pro gas” della Cgil

Tornando infine al documento della Cgil, con toni che ricordano quelli dell’Unione Sarda, vi si legge che “la Sardegna paga lo scotto della mancata metanizzazione e nel frattempo, altri progetti – pensiamo al T-Link – hanno preso corpo per impulso esterno all’Isola, relegando ai margini le reali necessità e urgenze dei suoi territori. Il punto è che non ci rassegniamo a essere una colonia di produzione di energia da fonti energetiche rinnovabili finalizzata alla ricerca di un profitto i cui frutti non ricadono nella nostra regione”.

Secondo l’organizzazione dei lavoratori, “la chiave di volta è la realizzazione della dorsale per il trasporto del metano oggi e dei biogas e dell’idrogeno domani”, perché “le batterie elettrochimiche, i parchi eolici e fotovoltaici non sono la soluzione: il giusto mix energetico è la soluzione, non solo per la produzione di energia elettrica ma anche per tenere la rete in equilibrio in costanza di fornitura e per decarbonizzare le produzioni delle aziende industriali, manifatturiere e dell’agroindustria”.

In particolare, secondo la Cgil il decreto nazionale sulle aree idonee assegna una quantità “eccessiva” alla Sardegna di produzione da rinnovabili, mentre l’attuale giunta Todde “si appresta a tracciare i limiti perché il decreto di giugno venga attuato senza distruggere l’ambiente, il paesaggio, le biodiversità, gli ecosistemi”.

“Ci auguriamo – evidenzia la nota – che questo processo possa contemplare la revisione della quantità di 6,2 GW di energia da fonti rinnovabili assegnato alla Sardegna”.

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