Smog, Legambiente boccia Palermo: PM 10 alle stelle e una bici ogni 92 auto

Il "Treno Verde" di Legambiente riparte dal capoluogo siciliano e rileva valori allarmanti sulla qualità dell'aria, mentre circolano in media oltre 122 automobili al minuto.

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Destano preoccupazione i picchi di smog registrati in alcune aree della città di Palermo e in particolare al porto. Questi dati sono principalmente legati al traffico, ingorghi, soste selvagge, orari da bollino rosso, che rappresentano purtroppo ancora le condizioni in cui ogni giorno i cittadini si muovono in città.

Anche se, in media, i valori di polveri sottili restano per lo più contenuti nei limiti stabiliti dalla normativa, occorre attivare al più presto politiche di mobilità urbana per disincentivare l’uso delle auto private e tutelare così la salute dei cittadini.

Questi gli elementi principali della fotografia scattata da “Treno Verde, la campagna di Legambiente e del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente e Tutela del Territorio e del Mare, che da Palermo ha ripreso il suo tour sui binari d’Italia per disegnare un futuro con mobilità a zero emissioni.

Al centro del viaggio – racconta una nota dell’associazione ambientalista – c’è come sempre l’attività di monitoraggio della qualità dell’aria, realizzata grazie al progetto di Citizen Science di Legambiente Volontari per Natura, con l’obiettivo di valutare l’esposizione all’inquinamento atmosferico, spesso inconsapevole, a cui i cittadini sono sottoposti quotidianamente.

Il monitoraggio – spiega la nota – è stato realizzato nelle giornate del 15 e 16 gennaio scorso in otto punti “critici” della città di Palermo, dove sono state portate avanti misurazioni hot spot di un’ora delle polveri sottili (Pm10), con particolare attenzione ai picchi di inquinanti registrati.

La situazione più critica è quella registrata all’entrata del porto su via Francesco Crispi, dove i valori di polveri sottili (Pm10) registrati sono stati di 59,4µg/mc. Qui si sono registrati anche i picchi più elevati: per qualche minuto si sono raggiunti i 143µg/mc e in altri momenti i valori sono arrivati anche intorno ai 120 µg/mc.

Su via Maqueda, invece, la media oraria è stata di 17,1µg/mc (siamo in un’area pedonale); nell’area di Cala di fronte al porticciolo la media è stata di 21,3µg/mc; al Ponte Giafar di 29,5µg/mc.

All’Istituto magistrale Finocchiaro la media oraria è stata di 39,1µg/mc, con un picco che ha raggiunto i 60µg/mc tra le 8:00 e le 8:05, cioè in corrispondenza dell’entrata a scuola degli studenti. Nella zona del Tribunale in piazza Vittorio Emanuale Orlando invece la media è stata di 26,4µg/mc, con un picco di 51µg/mc in almeno quattro occasioni durante l’ora serale di campionamento (tra le 19:00 e le 20:00). Infine in piazza Indipendenza è stata registrata una media di 11,7µg/mc e di fronte la Stazione Centrale di 9,9µg/mc.

“L’Inquinamento atmosferico continua ad essere un’emergenza costante nel nostro Paese, ma viene ancora affrontata in maniera disomogenea ed estemporanea, mentre occorre costruire concretamente l’uscita dalla mobilità inquinante, per contrastare i cambiamenti climatici, ridurre lo smog e rendere più vivibili le nostre città – dichiara Katiuscia Eroe, portavoce del Treno Verde”.

“Anche i nostri monitoraggi a Palermo, seppur con risultati sicuramente non allarmanti – prosegue la portavoce – sottolineano però come nell’arco della giornata siano i cittadini a pagare inconsapevolmente il prezzo più alto in termini di qualità dell’aria che respirano, con disagi e rischi per la salute. Anche sul fronte dell’informazione ai cittadini occorre fare di più, consentendo a tutti di avere accesso agevolmente alle informazioni sulla qualità dell’aria nella propria città. Se per la città di Palermo i dati sono facilmente consultabili online non è così per le altre città siciliane, dove spesso questi risultati non vengono pubblicati o sono di difficile reperimento».

I trasporti stradali, ricorda Legambiente, costituiscono una delle principali fonti di emissioni di inquinanti atmosferici nelle aree urbane. E che a Palermo l’automobile privata sia ancora incontrastata padrona dello spazio urbano lo dimostrano anche i dati del monitoraggio svolto dai volontari di Legambiente in tre zone della città (corso Amedeo, via Amari, piazza Indipendenza).

La rilevazione – della durata di due ore in ogni punto di osservazione – ha permesso di contare in media il passaggio di una bici ogni 92 automobili (con punte in corso Alberto Amedeo di una bici ogni 157 automobili) e di un autobus ogni 175 auto (si arriva ad un autobus ogni 570 automobili in via Emerico Amari). Nel complesso dei tre punti monitorati, in un minuto, sono state conteggiate, in media, oltre 122 automobili, poco più di una bici (1,3) e meno di un autobus (0,7).

Navi che inquinano

Nelle città portuali come Palermo, inoltre, le navi, specie quelle da crociera, contribuiscono in maniera rilevante all’inquinamento atmosferico a causa di motori alimentati da olio combustibile pesante (HFO) – carburante ad alto contenuto di zolfo residuato dalla raffinazione del petrolio – che emettono anidride solforosa in misura fino a 3.500 volte superiore a quella dei motori delle automobili e producono emissioni pari a quelle prodotte da migliaia di auto ferme al semaforo con motore acceso per 10-12 ore.

Il recente rapporto della European Environment Agency (EEA) stima che nelle regioni portuali, circa il 55-77% delle emissioni totali di inquinanti atmosferici proviene dalle navi. È quindi necessario che vengano applicate con rigore le norme previste in particolare per quanto riguarda il tenore di zolfo dei combustibili per uso marino.

Lo stesso recente Piano Regionale di Tutela della qualità dell’aria in Sicilia ha previsto l’elettrificazione delle banchine dei porti di Palermo, Catania ed Augusta sollecitando rapidi tempi di attuazione proprio per ridurre l’inquinamento prodotto dalle navi nei porti siciliani.

“Da quanto ci risulta – dichiara Gianfranco Zanna, presidente di Legambiente Sicilia – le navi non hanno introdotto dei metodi di riduzione delle emissioni climalteranti e cancerogene prodotte dai loro motori e per questo abbiamo chiesto alle Autorità portuali e alle Capitanerie di Porto siciliane di vigilare ed effettuare approfonditi controlli su questi combustibili nonché di procedere in tempi brevi l’elettrificazione degli ormeggi”.

“Contestualmente – continua il presidente Zanna – chiederemo all’Arpa e ai sindaci delle città portuali siciliane di installare centraline di monitoraggio fisse e mobili per rilevare in particolare il biossido di zolfo”.

“A Palermo, dove comunque molti passi avanti sono stati fatti, serve un vero cambio di passo sul fronte della lotta all’inquinamento atmosferico e in materia di mobilità urbana. È fondamentale che il Comune arrivi al più presto a definire un coraggioso Piano della mobilità sostenibile, attualmente in redazione, per promuovere soprattutto una mobilità, sia pubblica che privata, attiva (piedi e bici) e con mezzi a zero emissioni (dalla micromobilità all’autobus e l’elettrico) che ci permetterebbe di ridurre drasticamente il numero totale di veicoli in circolazione e di liberare vaste aree di città da restituire alla collettività. Per promuovere l’intermodalità e offrire servizi sempre più accessibili ai cittadini è fondamentale attivare al più presto anche biglietti unici per l’offerta metro e tram, nonché formule di abbonamento integrato per usufruire di servizi sharing e mezzi pubblici”, conclude Zanna.

I vantaggi di una mobilità sostenibile

Una mobilità sostenibile – secondo Legambiente – consentirebbe di limitare le emissioni in aria dal trasporto stradale garantendo il soddisfacimento della domanda di mobilità dei cittadini. Oggi, però, la mobilità davvero sostenibile, a “zero emissioni” locali (cioè solo gli spostamenti elettrici, in bici e a piedi) a Palermo è pari ad appena il 14% sul totale degli spostamenti.

Una percentuale sicuramente maggiore rispetto alle pochissime auto e scooter elettrici che risultano immatricolati in città all’autunno 2018 (neanche l’1 per mille). L’auto elettrica parte dal piccolo servizio di car sharing, ben il 19% delle auto in flotta.

Solo grazie alle 4 linee tranviarie (10% dei passeggeri TPL) e alla residua mobilità ciclopedonale la mobilità a “zero emissioni” non parte da zero. Appena ripristinata, con grandi speranze, la ferrovia urbana che collega, attraversando la città, la stazione centrale e l’aeroporto di Punta Raisi, che da sola rappresenta un incremento del 7% dell’offerta (vetture/km) di servizio pubblico.

Insieme alla nuova linea di tram (o metropolitana) potrà cominciare a fare la differenza nei prossimi anni. Perché purtroppo, l’accessibilità urbana con servizi di mobilità non privata, non proprietaria, è assai modesta: appena il 10% dei cittadini si sposta con il trasporto pubblico locale, sharing e bici. Il restante 90% va a piedi o con mezzi privati, per lo più auto (il mezzo più costoso).

La città, non a caso, presenta un tasso di motorizzazione tra i più alti d’Italia, con 58 autoveicoli ogni 100 abitanti (sono circa 389mila le automobili registrate) e 18 motoveicoli ogni 100 abitanti (123mila quelli registrati).

Secondo i dati del rapporto Ecosistema Urbano di Legambiente nel capoluogo siciliano sono ancora troppo pochi i metri equivalenti di piste ciclabili ogni 100 abitanti (1,67) per 48,2 chilometri totali di piste ciclabili. La stessa estensione della superficie stradale pedonalizzata si ferma a 0,50 mq/abitante. Elementi che portano Palermo a ricevere un voto di sole due stelle su cinque nella “pagella delle città a zero emissioni” che Legambiente compilerà in tutte le città in cui farà tappa il Treno Verde.

Il 15 febbraio scorso Legambiente ha promosso inoltre un “crash test” sull’intermodalità proprio per sperimentare la possibilità per un cittadino palermitano di spostarsi in città, periferia-centro, utilizzando più mezzi pubblici.

Tre i percorsi effettuati con destinazione finale la stazione Centrale: il primo con partenza dal Parco Uditore utilizzando tram, bus e metro; il secondo con bus e metro dallo studio delle Palme e, infine, da piazza Santa Cristina con tram e bike sharing.

Quest’ultimo tragitto ha messo nuovamente in evidenza la necessità di ampliare l’offerta di piste ciclabili: tranne per un breve tratto di via Maqueda, infatti, il “pendolare” scelto da Legambiente ha dovuto destreggiarsi nel traffico tra auto e altri mezzi, con evidenti rischi di sicurezza. Altra difficoltà riscontrata è stata la mancanza di un servizio di abbonamento o biglietto unico per l’utilizzo di mezzi pubblici classici (tram/bus) e servizi di sharing (bike e car).

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